LA PROMESSA DELLA COSTITUZIONE

Giu 23, 2017 | Dalla Confeuro

Sulle tematiche del lavoro, da anni un po’ tutti si cimentano e suggeriscono spesso “soluzioni pindariche”, che danno per scontato che, ove si applicassero, il lavoro da problema diventerebbe soluzione.
Se la profezia degli ultimi indovini dovesse avverarsi, si dà per definitivamente risolto il tema Lavoro, in quanto la parabola tende verso il segno più – c’è tanto lavoro – ma non si trovano i lavoratori.
Sul lavoro è impostato il sistema di sussistenza dei partiti e movimenti, controbilanciato dai sindacati che sono così numerosi che, più di qualcuno, confonde e tratta superficialmente la “questione lavoro”, visto solo dal lato del distacco sindacale, utile non per i lavoratori, ma trampolino di lancio per una lunga carriera in politica.
Forse i tanti che si esercitano a coniugare, il verbo Lavorare lo fanno solo per non essere demode’ e per rafforzare il principio che, negli ultimi lustri, è a base del gruppo dirigente della rappresentanza sindacale storica e moderna “il lavoro nel cuore e la mente altrove”.
Forse non tutti si adeguano allo slogan, visto che di recente, Papa Francesco, nel visitare un’industria, ha espresso parole forti e chiare sul tema del lavoro. Ha detto che “quando non si lavora, o si lavora male, si lavora poco o si lavora troppo, è la democrazia che entra in crisi e tutto il patto sociale su cui si fonda la nostra Repubblica”. Non solo, ha detto che bisogna “guardare senza paura, ma con responsabilità, alle trasformazioni tecnologiche dell’economia e della vita e non rassegnarsi all’ideologia che sta prendendo piede ovunque, che immagina un mondo dove solo metà delle persone, o forse poco più, lavoreranno e gli altri saranno mantenuti da un assegno sociale”. In pratica se cosi fosse, cadrebbe ogni certezza di raggiungere l’obiettivo “lavoro per tutti” e non “reddito sicuro per tutti”.
Scenari da non immaginare, piuttosto dobbiamo impegnarci per individuare cosa possiamo fare oggi per il lavoro! Non rientra nei nostri propositi l’idea di una Repubblica, che si fonda sui sussidi o sugli ammortizzatori sociali. Senza nulla togliere alla lotta contro la povertà e alle battaglie finalizzate all’inclusione sociale.
Il lavoro per tutti è la terra promessa della Costituzione, molto più esigente del reddito per tutti. Una promessa-profezia che oggi assume un significato ancora più importante di allora, perché c’è una ideologia globale crescente che nega la possibilità di lavoro per tutti, nel tempo della robotica e dell’informatica.
Liberarsi nel lavoro e non Liberarsi del lavoro. Questo concetto deve farsi strada ovunque. Ovunque bisogna privilegiare il lavoro per tutti e non accontentarsi che a lavorare siano solo il 40 o 50% delle persone. Ove si assecondassero le pratiche che mirano al reddito per tutti, emergerebbe una società dello scarto, camuffata per spirito di solidarietà, ma mantenuta da “reddito di cittadinanza”. Questa prospettiva è da rigettare, anche perché la terra del lavoro parziale non può essere la terra promessa.