“ASINI INTELLIGENTI” – CHI HA IN MANO IL NOSTRO DEBITO PUBBLICO? – (A.M.I.Co.)

Giu 20, 2019 | Dalla Confeuro

Come non applaudire i nostri statisti, che pur viaggiando su binari diversi, sono sempre intonati quando in coro cantano e soffrono con l’apostrofo che bisogna “abbassare le Tasse”. Alla domanda chi detiene il nostro debito pubblico? Più di uno parla a vanvera e dichiara guerra all’Europa. Ormai recitano tutti la stessa cantilena “abbassare le tasse” e se chiedi come? – d’improvviso rappresentano cupi scenari. Basterebbe leggere il rapporto Prometeia che scompone il debito pubblico di alcuni paesi dell’Eurozona, ovvero Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia.

Il nostro debito in maggioranza è in mano ai mercati: questo “implica una maggiore dipendenza dagli investitori e, quindi, un maggior rischio di rifinanziamento”. Rischio che invece risulta attenuato nel caso in cui questo debito sia maggiormente in mano al settore istituzionale europeo.

Lo studio ha evidenziato la parte di debito detenuta da un lato dalle banche centrali e dal settore istituzionale europeo e sovranazionale (istituzioni come BCE, FMI e ESM, European Stability Mechanism) e dall’altro lato dagli operatori privati, nazionali ed esteri.

“Solo una minima parte del nostro debito è in mano alle costituzioni Europee, la maggior parte dei titoli pubblici è infatti detenuta dal mercato”. In termini di PIL, stiamo parlando dell’80% circa (60% in termini di debito complessivo), suddiviso tra il 53% in mano a operatori italiani e il 27% in mano a operatori esteri. Se ne deduce che il settore privato potrebbe decidere sulle sorti dell’Italia.

C’è da aggiungere che i titoli di debito pubblico, funzionano come le azioni nel senso che generano rendimenti. Le previsioni della Commissione Europea del rapporto debito/pil vedono in fondo la Grecia con il 181,1%, l’Italia con il 132,3%, il Portogallo 121,5% la Spagna con 97,1%, l’Irlanda a meno di 65%. Per ridurre il rapporto ci sono due strade: o agire sul numeratore, cioè ridurre la quantità di debito attraverso dei tagli alla spesa o l’aumento delle imposte, oppure incrementare il prodotto interno lordo che è al denominatore puntando al fattore crescita.

I nostri eroi di Palazzo Chigi nulla stanno facendo. Se non si aggiustano i conti, irresponsabilmente
tutto cambierà, ma in peggio. Mentre gli altri Paesi si sono mossi, i nostri pionieri stanno facendo di tutto per spianare la strada alla procedura d’Infrazione.

Con una crescita economica praticamente ferma, la relazione tra il debito e il pil italiano aumenterà secondo le stime della Commissione a causa della lievitazione del debito che in termini assoluti oggi è vicino a 2.350 miliardi e continua a crescere .

Il debito pubblico dei 28 stati della Unione Europea ammonta a 12.814 miliardi, il nostro supera il 20% del Totale.

Se poi il paragone viene fatto con gli altri cinque Paesi che hanno vissuto una crisi del debito la situazione delicata dell’Italia è particolarmente evidente. Il nostro debito pubblico è quasi sette volte più grande di quello della Grecia, considerata il malato d’Europa, undici volte di quello dell’Irlanda, nove del Portogallo e quasi il doppio della Spagna. Tuttavia, non è la quantità totale del debito a costituire di per sé il problema quanto, come si è spiegato, la sua entità in rapporto al pil.

Quello che preoccupa i mercati è l’efficienza e quindi l’effettiva capacità di un paese di ripagare gli investitori. Per questo, paesi come la Germania, che in assoluto ha un debito pubblico che supera i 2000 miliardi, non preoccupano perché, nello specifico, la Germania ha un rapporto debito-pil pari al 55.6%.

Di tutto questo nulla si comunica, meglio prenderci in giro, tanto se oggi ognuno di noi ha un debito, senza averlo mai contratto, di 40 mila euro, cosa vuoi che sia se le generazioni future si ritroveranno col doppio e con gli interessi?.

Il nostro è l’unico Paese che ha un bilancio per competenza e non per cassa come amministrano tutti i partner europei.

In parole semplici per cassa si spende quando ci sono i “soldi”. Per competenza si spendono i soldi di quelli che verranno, loro firmano solo “cambiali”.

Vivere nel Paese dei fiori, del sole e della carta bollata è un privilegio che si possono permettere solo quelli che prendono il Reddito di Cittadinanza e fanno il saluto romano alzando il braccio destro!

Tutti gli altri, “asini” intelligenti!

A.M.I.Co.