COL SENNO DI POI….EVITABILI 80 MILA MORTI… (Iniziativa Comune)

Dic 21, 2018 | Dalla Confeuro

Sono 19 le città italiane dove sono stati registrati valori oltre la norma giornalieri di pm10 (polveri sottili con diametro uguale o inferiore a 10 micrometri) al 10 dicembre 2018, una in più dell’anno scorso. Ad aggiudicarsi la maglia nera è Brescia, con ben 87 sforamenti, seguita da Torino mentre Viterbo, che non ha mai oltrepassato il limite, si attesta come campione di qualità dell’aria tra le aree urbane. A rivelarlo è l’edizione 2018 del rapporto Ispra-snpa sulla qualità dell’ambiente urbano, prende in esame 120 città e 14 aree metropolitane.
Dati preoccupanti se si considera che L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che in Italia, nel 2014, 50.550 morti premature potevano essere attribuibili all’esposizione a lungo termine al PM2,5, 17.290 all’NO2 e 2.900 all’ozono.
Altra notizia preoccupante che arriva dal rapporto è che i comuni consumano terreno. Si verificano fenomeni di sprofondamento in particolare a Roma dove negli ultimi 10 mesi del 2018 si registrano ben 136 voragini. Non solo: “Il comune di Roma, tra il 2016 e il 2017, ha visto sfumare tra i 25 e i 30 milioni di euro in termini di perdita dei principali servizi ecosistemici”.
Complessivamente, dal 1960 ad agosto 2018, nei 120 Comuni presi in esame si contano 2.777 “sinkholes”, cioè voragini, di cui, oltre a quelli della capitale, 562 a Napoli, 150 a Cagliari, 72 casi a Palermo. Tendenzialmente sono le città del Centro sud quelle maggiormente interessate dal fenomeno che risulta contenuto, invece, nel nord Italia anche se si registra un aumento dei casi.
Il territorio italiano, inoltre, è anche ad alto rischio per quanto riguarda frane ed alluvioni. Il 3,6% delle città, dove risiedono quasi 190 mila abitanti, infatti, rientra nelle classi a maggiore pericolosità per frane. Dei 5.248 Interventi contro il dissesto distribuiti su tutto il territorio nazionale 460 riguardano i 120 comuni. In linea generale nei comuni capoluoghi di provincia, il rischio frana è meno rilevante rispetto a quello del territorio italiano: il 3,6% del territorio è classificato a pericolosità da frana elevata molto elevata a fronte di una media nazionale che raggiunge, nelle stesse classi di pericolosità, l’8,4%.
Complessivamente sono 24.311 le frane censite fino al 2017 nei 120 comuni analizzati. La superficie complessiva delle aree a pericolosità per frana ammonta a quasi 2.400 Km2 (11,4%), di cui 753km2 (3,6%), dove risiedono oltre 189 mila abitanti, classificate a pericolosità elevata e molto elevata.
Non mancano però, nel Rapporto Ispra, i segnali positivi. Il trend delle concentrazioni di pm10, pm 2,5 (polveri sottili con diametro inferiore o uguale a 2,5 micrometri, ndr) e No2 (biossido di azoto, ndr) è infatti in diminuzione e le emissioni di pm10 primario, prodotto da riscaldamento domestico e trasporti, ma anche da industrie e altri fenomeni naturali, diminuiscono del 19% in dieci anni, passando dalle 45.403 tonnellate (mg) nel 2005 alle 36.712 tonnellate (mg) del 2015.

Fonte: La Repubblica