L’indice globale della fame 2017, presentato a Bergamo alla presenza del ministro dell’agroalimentare Maurizio Martina e del Commissario europeo Phil Hogan, conferma l’incredibile peso delle diseguaglianze sociali nel causare la fame a circa un miliardo di persone.
I risultati, nonostante la diminuzione del numero globale degli indigenti, sono ancora ben lontani dall’obiettivo “fame zero” annunciato per il 2030. A soffrire di più sono le popolazioni del centro-Africa (Congo, Somali, Libia) e parte delle zone asiatiche. Nel leggere questi dati pesa in particolar modo il numero dei bambini e delle donne colpite dalla malnutrizione.
Come Confeuro rimaniamo convinti dell’esigenza di una maggiore eguaglianza come primo strumento per combattere la fame. E’ infatti essenziale che in ogni Paese si creino gli strumenti per produrre i beni di prima necessità, ma anche sostenere una buona redistribuzione interna delle ricchezze in modo da evitare il pesante contrasto tra le persone estremamente ricche e le persone estremamente povere.
Il nostro sincero auspicio è che il G7 dell’agricoltura divenga una vera arma da poter usare contro la piaga mondiale della fame e che si riescano finalmente ad attuare quelle misure necessarie per poter dire di vivere in un mondo civile.