IO SONO CITTADINO D’EUROPA…i cocci rotti pagateli voi… (Iniziativa Comune)

Nov 15, 2018 | Dalla Confeuro

Ci stiamo domando, dopo l’ultima lettera rispedita al mittente, perché dal braccio di ferro tra Italia e Unione Europea i cocci che stanno rompendo tocca a noi pagarli.
Il governo ha scelto. Ha preso una posizione. E alla fine ha deciso di sfidare l’Ue sulla Legge di bilancio. Lo stesso ministro dell’Economia ha fatto retromarcia: “il tasso di crescita non si negozia”. Altri parlano come al solito di ricorso alle privatizzazioni. Quindi il governo senza alcun confronto né consultazioni ha deciso di tirar’innanzi, importante che ci sono i cittadini che pagheranno al posto loro.
Tant’è che la procedura d’infrazione per l’Italia è dietro l’angolo. E qualcuno la considera scontata.
È la prima volta in venti anni che l’Unione europea rimanda indietro un piano governativo chiedendo di cambiarlo radicalmente. Il ritornello dei nostri “Andiamo avanti per la nostra strada”! Intanto vogliono incrementare la spesa pubblica con i soldi dei cittadini, pensando che in pochi anni rientreranno di tutto. In realtà si dubita che le uscite sono certe ma le entrate incerte. Con questi signori che sono al governo, francamente c’è da preoccuparsi.
Null’altro da aggiungere. Il 21 novembre il parere negativo sulla legge di bilancio, e dal 22 di gennaio 2019, l’Italia entrerà ufficialmente in una procedura d’infrazione e a quel punto dovrà sottostare ad un percorso di correttivi che i ministri Ecofin dovranno approvare. Intanto questo modo di agire comporterà subito il deposito dello 0,2% del Pil fino ad una multa pari allo 0,5% del Pil. (Circolano voci di un prelievo forzato del 20% dai c/c bancari e postali degli italiani).
Il fatto è che i sovranisti mettono in discussione una Ue che non esiste: la Ue come struttura superstatale. L’Unione Europea, con buona pace dei eurodetrattori, è solo uno spazio di circolazione libera garantito da standards tecnici e giuridici, co-prodotti da tutti gli Stati Membri, secondo il principio della pooling of authority. Vederlo come uno sorta di superstato è uno specchietto per le allodole che distoglie l’attenzione dal cuore del problema: coinvolgerci nella coproduzione degli standards che decidono del successo delle nostre imprese.
La Ue è anche uno spazio di confronto tra pari. Qui si tratta comparare le proprie prassi per trovare le migliori pratiche. Noi, anziché aprirci ci chiudiamo a riccio. Un grosso problema è la nostra contabilità pubblica che è sostanzialmente giuridica e non di cassa (se in tutto il mondo la contabilità pubblica è solo di cassa e non di competenza ci sarà forse qualche motivo) quindi poco attendibile. Come pure sono poco attendibili le nostre previsioni che alla base, fanno emergere il concetto di “costo standard”, evidenziando una filosofia di fondo impregnata di schemi di tipo sovietico, schemi che ripugnano sopra tutto ai vertici burocratici dei nuovi Stati Membri provenienti dall’incubo del Comunismo. Qui dovremmo attrezzarci e cambiare: queste sono le vere riforme che ci si attende da noi.
Possiamo far finta di niente e dire che il mondo ce l’abbia con l’Italia, ma noi cosa stiamo facendo, mentre ci balocchiamo con queste scuse? Se non avremo il coraggio e l’onestà intellettuale di porre questa domanda ad alta voce, saremo complici di una semplificazione tanto seducente, quanto pericolosa.
Per coerenza, dobbiamo prendere coscienza che viviamo in una società – quella Italiana in primis – in cui l’umore comune è passato nel giro di due decenni da un diffuso europeismo a un deciso antieuropeismo.
Solo una Europa che garantisca ai cittadini europei in quanto tali i loro diritti, tuteli le loro diversità, fornisca a ciascuno alcuni beni pubblici e sia retto sulla sovranità popolare esercitata a livello paneuropeo. Di Europa, di riforme della governance, di ribaltone e di illusioni e delusioni potremmo discutere in eterno.
Resta il fatto che tutti rompono, abusano e usano il potere a nome di un popolo che mai ha delegato
gli sfascisti a distruggere quello che non piace e non porta voti.
Noi suggeriamo che nella cassetta degli attrezzi dei depauperatori della storia e dei nostri sacrifici, ci siano gli strumenti per rimettere al posto i cocci rotti dal loro corporativismo è di pagare di tasca propria, quello che con i trucchi, le sceneggiate e le adunate dei fidelizzati stanno camuffando perché sanno che a pagare saranno i nostri figli.
Ma ciò che crea riluttanza e che predicano a nome della nuove generazioni usandole come alibi di un disegno indefinibile visto i cocci che stanno spiegando il Belpaese.
Nella nostra “cassetta degli attrezzi” concettuale dobbiamo avere sia gli strumenti per comunicare le ragioni della difesa della Ue, sia gli utensili per proporre con chiarezza una “Europa unita” come traguardo ideale.

Gruppo di Cooperazione e di Proposte