MA DI QUESTO POPOLO…PERDENTE E SCONFITTO… (Iniziativa Comune)

Nov 22, 2018 | Dalla Confeuro

Il popolo, si traduce in “scelta consapevole di vivere insieme”. Un’espressione molto efficace per renderci conto che non c’è esclusione, non c’è muro, ma che le cose più importanti sono “la consapevolezza” e la scelta di “vivere insieme” che viene compiuta. Una scelta che viene compiuta in un territorio da persone diverse che fanno insieme una storia, una scelta, un’esperienza, un cammino.
Dunque per connettersi al “popolo” non sembrano né utili né necessarie autoproclamatesi élite, o ali marcianti, ma l’acquisizione vera e profonda di un altro concetto, quello di “cittadinanza”. Essere cittadini non vuol dire avere antenati, ma sentirsi cittadini di un territorio ed essere riconosciuti come tali, non dei semplici abitanti.
Se facciamo mente al passato quando i popoli si sono separati dalla terra per cominciare a dominarla, emerge una continua accelerazione di quel processo di devastazione ecologica e sociale chiamata “civilizzazione”.
Con il III millennio ha preso definitivamente corpo una forma di inquinamento generale oltre ad ogni attesa; viviamo confinati in spazi chiusi, ci siamo diseducati ai rapporti umani, spesso ridotti all’essenziale; abbiamo più dimestichezza con le nuove tecnologie, mentre fare una carezza sembra come scalare il Monte Bianco. Se questa è la civiltà allora abbiamo perso.
Non tutti, per fortuna, prendono questa strada, più di uno intende lottare per cambiare realmente.
Nel tempo che scorre il vero fallimento dell’Europa è che siamo in Europa ma non ci sentiamo cittadini europei. Dobbiamo riprenderci quella parte di storia anche culturale, di un popolo che vive di fatti non di targhe o insegne.
Ma c’è un fenomeno che ormai primeggia nella comunicazione, sono i “social”. Alcuni esperti hanno constatato che astenersi dall’uso di piattaforme come Facebook e WhatsApp crea sintomi simili a quelli di astinenza da sostanze stupefacenti: ansia, noia, umore altalenante.
In una lectio magistralis tenuta all’università di Torino, nel giugno del 2015, Umberto Eco scatenò un ampio dibattito pubblico affermando: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività.”.
Molti ritennero si trattasse di un’arrogante manifestazione culturale, senza aver percepito che si trattava di una semplice costatazione che evidenziava il fatto che il cittadino del ventunesimo secolo somiglia sempre più a una fulminea lepre della tecnologia.
In ogni caso, simili scomposte e chiassose reazioni sono sintomatiche esse stesse d’imbecillità, intesa questa come condizione umana di cui si hanno continue manifestazioni. Questo è il Popolo??
“Se non si applica una politica consapevolmente, la si applica ciecamente”; “Dove la scopa non arriva, la polvere da sola non se ne va”. Tutte verità sacrosante! “Quali sono i nostri amici e quali i nostri nemici? Ecco un problema che nella guerra ha un’importanza capitale”. Questo è il governo del Popolo.