MA IL POPOLO DOVE LO METTI (Iniziativa Comune)

Gen 8, 2019 | Dalla Confeuro

Non era nelle nostre intenzioni approfondire i numeri della “manovra del popolo”. Ma lo abbiamo fatto, per rispondere ai Cittadini che hanno insistito. È doveroso precisare che questa legge di bilancio non è frutto di una discussione parlamentare, bensì è un prodotto esclusivo del governo!!
Il nostro è un governo – fatto singolare – decide a parole in nome dei cittadini anche di quelli che la pensano in modo diverso. Prima che il ferro si raffreddi proviamo a batterlo, solo per capire in quale direzione va il “cambiamento” del governo verde – giallo, che ha spergiurato che questa legge era lo spartiacque tra i buono e cattivo e che con essa aveva inizio una nuova stagione politica, le cui priorità erano le esigenze degli italiani. Insomma una nuova agenda e tanta spesa pubblica e zero revisione della stessa. Approfondendo viene fuori che nei prossimi tre anni, la spesa pubblica aumenterà di circa 51 miliardi. E meno male che il bi-ministro al Lavoro e Sviluppo nonché Vice Premier sosteneva di avere nel cassetto un – piano – per la revisione della spesa da circa 30 miliardi e che aveva contezza dove tagliare per il triennio 2019-2021. Pochi taglietti che sommati fanno in tutto 1,4 miliardi. Per i cambiamento mancano 28,6 miliardi di euro. Se un miliardo è pari a mille milioni di euro e, un euro è pari a 2000 delle vecchie lire, con i conti della serva in tre anni vanno in fumo 572mila miliardi di lire.
E di cambiamento ce n’è poco pure dentro quei 51 miliardi di spesa in più. Che, al solito, finiscono nelle tasche dei nostri creditori, che si intascheranno 8,5 miliardi di interessi in più sui titoli di Stato. Nel 2021, stando al documento del governo, la spesa per interessi raggiungerà – spread permettendo – gli 82,7 miliardi di euro (oggi sono 74,2). Una cifra molto simile a quella che spenderemo per pagare le pensioni, il cui costo cresce in tre anni di circa 4 miliardi, da 85 a 89 miliardi di euro, e per i sussidi sociali, che passano da 40 a 42 miliardi circa. Pensioni e assistenzialismo. O se preferite, Quota 100 e reddito di cittadinanza.
Ma indovinate dove tagliano i nuovi statisti.
Pubblica Istruzione 10% da 48 a 44 miliardi, ma chi ci lascia le penne è l’istruzione primaria – 2 + -1,5 per gli insegnanti di sostegno e poi ancora meno per competitività e sviluppo. Si va dai 24,7 miliardi del 2019 ai 19,6 miliardi del 2021, figli di un taglio di 2,3 miliardi agli incentivi fiscali legati al piano industria 4.0, quello che doveva rilanciare l’innovazione tecnologica e la produttività – zero crescita. Tanto per chiudere in bellezza anche per gli immigrati tagli a “go go” subito meno 0,4 miliardi. Non è proprio vero che chi ci governa non investe, dove li metti più 200milioni per gli universitari?
Le cronache televisive ci ricordano delle sofferenze dei disastrati scampati ai terremoti. Qualcuno infreddolito ci dice che dal 24 agosto 2016 sono già passati tre anni.

“Tre anni non sono nulla, fanno parte dell’ordinaria amministrazione, c’è addirittura Messina che si porta appresso dal 1908 la vergogna delle baracche dopo il sisma maledetto, un secolo e più di governi, regimi, monarchie, repubbliche per lasciare le cose come stavano e come debbono essere. Accade, invece, che su quella magica isola siciliana, rotoli la lava di figure rivoluzionarie e ribelli contro le istituzioni contemporanee, dopo aver convissuto, da complici, con gli attori del degrado sociale e morale.
È la cronaca miserabile di questi giorni, è il buio che non appartiene soltanto alle notti in mare o sotto una tenda al gelo, è la differenza di emozioni, è la serie A e la serie B dell’era moderna – dove tutti sono incollati ad uno schermo e sono convinti di dominare gli altri. La gente d’Abruzzo ha festeggiato il Natale, passando per Santo Stefano, fino a raggiungere la vetta del nuovo anno. Lo farà, come sempre e per sempre, dando fuoco, in piazza, ai torcioni, si sfamerà di granturco cotto, i cicerocchi e tante patate, e pur se i volti sono solcati dalle “dimenticanze altrui”: non chiederà elemosine governative o statali, ormai si sono convinti di non essere funzionali come raccattavoti.
Le ultime forze le hanno serbate, per ricevere da cattolici, visto che nei conti non sono rientrati, solo per sperare alla benedizione.
Intanto chissà perché la terra continua a tremare ma nessuno dice più niente.

Gruppo di cooperazione e di Proposte.