ONU AGRICOLTURA UCCIDE COME FUMO

Lug 18, 2018 | Dalla Confeuro

Finita la II Guerra Mondiale fu istituita l’ONU – Organizzazione delle Nazioni Unite con il compito primario di promuovere la Pace, la tolleranza e la collaborazione fra i popoli. Senza soffermarci a citare le sigle dei tanti organismi che agiscono nei diversi settori sempre sotto l’egida ONU, riteniamo utile rammentare gli otto obiettivi che si sono dati i 193 stati membri :
– sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo;
– rendere universale l’istruzione primaria;
– promuovere la parità dei sessi e l’autonomia delle donne;
– ridurre la mortalità infantile;
– ridurre la mortalità materna;
– combattere l’HIV/AIDS, la malaria e altre malattie;
– garantire la sostenibilità ambientale;
– sviluppare un partenariato mondiale per la crescita e annullare in parte il debito dei paesi poveri.
Tutti buoni propositi ed impegni concreti, tranne lo scivolone dell’Oms – Organizzazione Mondiale della Sanità, che si prepara a super tassare gli alimenti ricchi di sale, grassi e zuccheri, e per inserire sulle confezioni immagini shock. L’obiettivo è diminuire il consumo di questi cibi, ritenuti la causa di diabete, cancro e altre malattie letali non trasmissibili. Per andare al sodo eccellenze come: Il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma, ma anche la pizza, il vino e l’olio d’oliva, rischiano di fare la fine delle sigarette: tassati, e con tanto di immagini raccapriccianti sulle confezioni per ricordare che «nuocciono gravemente alla salute».
Ancora fuoco amico sui prodotti eccellenti del made in italy – rei di contenere qualche grammo di sale di troppo, per cui sono potenziali cancerogeni come il fumo.
Con buona pace dei principi della dieta mediterranea, riconosciuta come la più salutare anche da quella stessa Oms che ora la attacca.
Senza basi concrete, l’idea che le misure paventate possano ridurre l’impatto delle malattie non trasmissibili resta solo una semplice supposizione. Esistono ricerche recenti che dimostrano che il diabete e le malattie cardiovascolari non sono determinate da un solo fattore, ma hanno molte cause: genetiche, stile di vita, eccesso di alimentazione o mancanza di movimento. Tra cibo e determinate malattie, insomma, non esisterebbe una correlazione esclusiva.
Il tutto dovrebbe essere deciso il 27 settembre, quando a New York si terrà un incontro di un giorno intero dell’assemblea generale delle Nazioni Unite a livello di capi di stato e di governo per affrontare i temi relativi alle malattie non trasmissibili. È qui che andrà ai voti la proposta su cui l’Onu sta lavorando proprio in queste settimane, e che potrebbe prevedere nuove, pesanti tasse sui prodotti alimentari
Un’evenienza che suscita l’ira del ministro dell’Agricoltura, Gian Marco Centinaio: se così fosse “siamo alla pazzia pura. Ritengono che facciano bene alla salute prodotti come la Coca Cola o altri perché light e poi ci condannano il Parmigiano o altri prodotti dell’enogastronomia italiana. Su questo faremo una battaglia molto dura” ha detto Centinaio in una intervista.
Forse le cause che, da anni condizionano l’azione del ONU e dei 22 satelliti FAO – OMS – l’UNICEF, l’UNHCR (l’Alto commissariato per i rifugiati), il Programma per lo sviluppo economico, UNDP – vanno ricercate proprio nei farraginosi meccanismi interni e nella pletora di sotto comitati e commissioni nei quali si disperdono gli impegni assunti negli otto punti di cui sopra. Un pachiderma che ha sedi in tre continenti, negli Stati Uniti, al Palazzo di Vetro di New York (dove si riunisce l’Assemblea Generale e il Consiglio di Sicurezza), a Nairobi, in Kenya (quartier generale del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, e del Programma delle Nazioni Unite per gli Insediamenti Umani) e a Vienna in Austria, dove ha sede l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica.
Come consolazione il made in Italy non è l’unico preoccupato: un fronte comune si sta coagulando, tra i Paesi cosiddetti della dieta mediterranea, per proteggere i migliori prodotti della tradizione alimentare. Dai formaggi francesi alle olive greche, passando per il jamòn iberico. Uno studio dello Iea sostiene che se a tutte le bevande e a tutti i cibi contenenti zucchero, sale o grassi saturi venisse per esempio applicata una tassa del 20%, l’aggravio nel carrello della spesa di una famiglia media sarebbe di 546 euro all’anno in Italia, di 612 dollari negli Stati Uniti e di 458 sterline in Gran Bretagna. Nel complesso, i consumatori italiani avrebbero ogni anno 13,5 miliardi in meno da spendere.
Prima di fare danni incommensurabili, forse è opportuno che il ministro Centinaio, abbia il massimo sostegno dell’intero Governo, per evitare che le scarse conoscenze confondono l’energia atomica con l’energia della vita.