ORGOGLIO ITALIANO “UN GOVERNO UMANO DI BUONACREANZA”

Ago 21, 2019 | Dalla Confeuro

APPELLO

Rieccoci in una crisi di nervi, l’esecutivo del nuovo, degli illibati, fautori del “cambiamento” è caduto!

Non per caso, o per circostanza, ma verosimilmente per motivi identici ai predecessori.

Insulti, minacce, sfide al guanto, ricatti reciproci, poi giù le maschere e degli italiani “chi se ne frega”.

Si profila una guerra di nervi, molti non voglio scendere da un treno che non solo è al capolinea, ma è reo di aver trasportato vagoni di zeppi di inetti, neofiti e incapaci.

Attenzione, si tratta di gente che come unico scopo ha la conservazione del potere. Pluri decorati al valor “Servi di Patria”, salvo poi a
guardare meglio, custodi gelosi di un dominio, un tempo pubblico, ormai più che privato.

Nella sostanza nulla è cambiato rispetto alle crisi della Repubbliche seppellite dai nuovi statisti!

Piuttosto molte cose sono peggiorate, norme e leggine scombinate, lo stesso taglio dei parlamentari, non ha senso senza una nuova legge elettorale.

Insomma le riforme fatte a pezzetti e senza un disegno unico, sono il frutto delle politiche di pancia.

Una crisi, tra l’altro, che ci porta in un clima pre-troika al di là della crescita del Pil o della produzione industriale. Occorre al più presto mettere al riparo i conti, andando in Europa a ritrattare le regole come i parametri di deficit: ma farlo con la testa sulle spalle e avendo chiari gli orizzonti.

L’ultima funerea considerazione riguarda le intelligenze e la lungimiranza degli attuali politici. In breve ci salveranno quelli che ci hanno più volte affossati?
I media ci ripropongono volti e personaggi che stando alle loro recenti dichiarazioni, dovrebbero fare altri mestieri.

Dov’è finito l’orgoglio Italiano, basta poco per migliorare il Paese, non occorrono “riesumati e teatranti” e nemmeno”santoni” e “sepolchi tinti o imbiancati”, solo una briciola di “buonacreanza”.

In assenza di meccanismi decisionali adottati e funzionanti in altri paesi europei, da noi è fondamentale fare affidamento nella classe dirigente.

Quella attuale, a detta anche dei politologi – non brilla di luce propria – ci siamo accartocciati in una caotica e irrazionale deriva dialettica mischiando a piacimento “bene comune” e interessi di congreca.

I nuovi paradigmi concettuali, dal richiamo a una metodologia del disincanto al passaggio identitario dal territorio alla civilizzazione, possono apparire ostici, ma di fronte alle inedite sfide che la storia ci ha riservato, solo un “progetto umano di un governo di buonacreanza” può sopravvivere distante anni luce dalle scelte dettate dalle retoriche egemoni.

Invece bisogna snellire gli apparati, contenere gli incarichi pubblici, modellare le strutture in proporzione alle esigenze dei cittadini. Non occorrono leggi per ridurre all’essenziale, ministri, vice e sotto, basta solo un minimo d’intelligenza.

Anche la comunicazione ai cittadini dev’essere chiara, così come norme, regole e leggi vanno scritte e diffuse in modo che chi legge individua dove si vuole andare a parare. Mettere in chiaro, ciò che viene spacciato per pubblico, con atti trasparenti consultabili liberamente.

Fermo restando i diritti di ognuno, da riconoscere senza scioperi e astensioni, gli stessi corpi intermedi possono orientare gli iscritti ad utilizzare forme alternative alle piazze, senza creare disagi a chi lavora e nel rispetto dei diritti di tutti i cittadini.

Organizzare Eventi a porte aperte, per proporre o velocizzare la tempistica delle decisioni, ascoltare chi partecipa e come contribuente paga per avere un servizio pubblico efficiente. Coinvolgere i cittadini a partecipare alle scelte, atteso che la società civile ha smarrito l’essenza dei valori, al punto che i genitori si ritrovano figli inoccupati, ma esigenti, spinti dalla moda del consumismo per stare alla pari con gli altri.

Sulle disuguaglianze sociali devono intervenire gli apparati istituzionali per competenza ed in modo serio. Nel terzo millennio lo Stato non può dimenticare il disagio e le sofferenze di 2 milioni di famiglie, vanno creati spazi liberi dove si sviluppi il confronto tra giovani, ricercatori, medici, docenti, alimentaristi, cuochi, produttori di cibo, lavoratori, pensionati, promotor ed esperti in sceinze delle comunicazioni, per fare in modo che ognuno possa essere protagonista del proprio futuro.

Più che legiferare a convenienza occorre una piano di delegiferazione.

Basta con “cavilli e codicilli”, e normative indecifrabili. Bisogna produrre testi e atti chiari, concreti e leggibili per avviare un processo ragionato a tappe, che potrebbe sfociare nel tanto invocato rinnovamento.

Regole essenziali, piccole cose che non costano niente e portano benefici all’economia del Paese. Senza sermoni, comizi Talk show e sopratutto senza promesse.

Per migliorare il Paese, non occore dichiarare una guerra al giorno, né ricercare nemici o capro espiatori sui quali scaricare le proprie carenze.

Occhi lucidi, idee semplici e chiare, pochi centesimi, piccole cose e l’orgoglio italiano fanno grande il Paese.