AGLI ILLUSTRISSIMI

Ott 17, 2016 | NEWS

di Rocco Tiso.

Mi rivolgo alle SS.VV. Illustrissime,
per avere delucidazioni sul nuovo Ministero dell’agroalimentare.

Prima dell’estate abbiamo visto e ascoltato l’annuncio congiunto del Presidente Renzi e del Ministro  Martina sulla istituzione del Nuovo Ministero Agroalimentare  e se, nella riforma, noi agricoltori da generazioni rientriamo nei programmi del nuovo Dicastero.

Mi si perdoni l’insistenza, ma ho letto di recente su un settimanale agricolo al quale sono abbonato che, alle nostre questioni, ci pensano le grandi multinazionali del seme, dei concimi e degli antiparassitari. In particolare c’è  scritto che di noi si preoccupano i tedeschi che puntano a rinnovare le soluzioni dedicate alla difesa ma anche in campo digitale con il lancio di un sistema che decide per noi. Un responsabile istituzionale ha parlato di “dare una nuova forma all’agricoltura adattandola ai tempi che cambiano. La nostra offerta, le capacità produttive, la rapidità con cui agiamo e comprendiamo le esigenze degli agricoltori ci assicurano una posizione competitiva…………………..”

Poi aggiunge che sono le istituzioni che pensano intensamente agli agricoltori al punto che hanno lanciato “Maglis”, una piattaforma digitale SSD – Sistema  di Supporto alle Decisioni – che aiuta gli agricoltori a produrre meglio perché da noi c’è “un’agricoltura di qualità” e che per queste ragioni bisogna puntare sul “biologico”.

Questa lettera, non la sto scrivendo io, ma mio figlio. Fino a qualche mese fa ero riuscito a convincerlo a continuare a lavorare in campagna – grazie alla legge del prestito d’onore – e ai contributi della P.A.C. Ma da quando ha saputo che il ministero agricolo è stato chiuso e che a noi ci pensano i tedeschi ha gettato “spugna, acqua e asciugamano” per andarsene all’estero!

Naturalmente è ancora con me ma, non durerà molto. A volte non posso dargli torto perché spesso in campagna le cose stanno così: l’ agricoltore investe per produrre, arriva al raccolto, investe per raccogliere, poi questa roba va alla cooperativa e da questa va alla cooperativa del nord che la manda ai negozietti. I negozietti ricevano la lattuga, se la vendono lo stesso giorno e incassano subito, però pagano a 30 giorni, se non hanno difficoltà, sennò dilazionano.

Dai tempi del mio bisnonno, nei trattori che portano alla nostra zona ci stavano i cartelli dove i poderisti dell’ente riforma scrivevano. “L’agricoltura appartiene a tutti in quanto tutti dobbiamo mangiare prodotti della terra e rispettare la natura: l’acqua, il sole, il cielo e la terra.

Ormai i ladri hanno rubato quasi tutto, non solo gli attrezzi, ma anche i trattori, le raccoglitrici, il filo di rame, di ferro e forse per la disperazione si sono portati anche i cartelli. Sono andato al sindacato per chiedere se si poteva fare qualcosa. Non per i ladri, ma perché quest’anno c’è stata l’alluvione e il tendone è andato a terra. L’uva ormai è persa non la vogliono neanche per fare il vino.

Ma in che Paese viviamo? Di cosa parlate quando dite imprese 4.0? Quando la politica si gonfia il petto con annunci roboanti di incentivi, crescita e sviluppo, di misure di  semplificazione, di  lotta alla burocrazia? Parole al vento, aria frullata nel ventilatore delle buone intenzioni. E intanto il peso cade sempre sulle spalle di chi lavora. Al sindacato hanno detto a mio padre (ora parlo io) che per noi agricoltori non c’è proprio nemmeno il tempo per farci parlare.

Sono anni che lavoriamo al buio, che spesso diventa nero abissale. Siamo morti e volete truccarci e far credere che godiamo di ottima salute! Che insulto! Perché offrire questa realtà edulcorata e falsa che inganna chi non sa nulla di agricoltura e offende chi nella terra sta agonizzando? 

Mi aspetto uno scatto di orgoglio, da chi siede in Parlamento in nostra rappresentanza.

Perché al nostro dramma aggiungere l’insulto dell’indifferenza? Ho deciso che me ne vado e lo farò!
Confesso che sono un fiume di rabbia che non riesco a contenere, sono esausto, vivo quotidianamente la precarietà, ormai sono terrorizzato dai tuoni e lampi. Mi sento nella morsa di un sistema che sembra vada sempre più verso una deriva morale e ci spinge senza sapere dove ci trascinano le correnti.

Spesso mi sento dire che almeno la mia famiglia è riuscita a pagare tasse, consulenti e sindacato, anche perché altrimenti ci esproprierebbero il “podere” ! Insomma tutti intorno al fuoco a raccontare le storielle che si leggono sui quotidiani al soldo del comando assoluto.

L’agricoltura è senza volto, molto dipende dal credere e dalla convinzione determinata dalla capacità di interpretare e leggere la differenza tra uomini e pupazzi. Un titolo universitario del quale si fregiano i terrestri che sostengono che si coltiva e si produrrà anche su Marte. Qualcuno ci racconta che già lo fa e che esporta sulla terra.