AGRICOLTURA CREATIVA

Ott 3, 2017 | Dalla Confeuro

L’agricoltura è prima impresa culturale creativa e poi cibo e alimenti e lavoro. Si tratta di una delle colonne portanti della nostra architettura economica. Di cultura si può mangiare.
A dirlo sono le storie di successo delle micro imprese agricole, culturali e creative. Ma cos’è una impresa agricola, culturale e creativa? Per capirlo basta fare riferimento alle piccole e micro aziende che ritroviamo nelle aree periurbane di paesini, ma anche di grandi metropoli come Roma, Milano dove l’abbandono dei terreni ha prodotto sterpaglie e depositi di rifiuti che contribuiscono a peggiorare l’ambiente e l’aria è resa ormai irrespirabile dalle emissioni di gas di scarico, bruciatori e canne fumarie.
Una ricerca Evert riporta che un’impresa per essere definita creativa deve condividere tre fattori: l’utilizzo di saperi culturali nuovi in uno a quelli tradizionali, per produrre eccellenze; i prodotti devono avere, oltre ad alti livelli nutrizionali, anche un valore estetico; l’accezione “artigiana” della produzione, volta all’unicità del prodotto finale.
Da qui nascono una serie di esperienze imprenditoriali che sfruttano le notevoli conoscenze di uomini che producono derrate come artisti delle colture e delle modalità di intervenire durante la fase di crescita delle piante e di maturazione dei frutti.
Per noi produttori di cibo, il potere della fantasia non è costruire splenditi castelli in aria, anche se i sogni sono sempre presenti. Ma il contenuto dei nostri sogni sono angosce e preoccupazioni e svegliandoci, dobbiamo fare i conti con la realtà.
Per il ruolo che ci appartiene è proibito sognare perché dobbiamo considerare tutto ciò che riguarda il nostro benessere interiore unicamente con gli occhi della ragione e con il nostro senso critico, riflettendo in modo freddo e disincantato.
La fantasia non trova posto nel nostro essere, viene espulsa dalla ragione: essa infatti non può giudicare, ma si limita a porre davanti ai nostri occhi immagini che turbano l’animo senza necessità e spesso in modo assai penoso.
La nostra proposta è che le piccole e micro imprese abbiano un riconoscimento, non solo come guardiani della natura e produttori di alimenti sani e genuini, ma vadano premiati con un Kit ufficiale dalle Commissioni Cultura delle Camere, come portatori di una particolare creatività, fantasia e adattamento nel produrre beni di utilità collettiva anche in circostanze proibitive.
Il Kit dovrebbe tradursi come priorità in una totale defiscalizzazione, l’esenzione dell’Iva, l’eliminazione del pagamento dell’IMU e di altri tributi locali come la Tari. Infine, rendere più facile l’accesso ad ogni forma di credito agevolato, e ad ogni adempimento burocratico.