TANTO DI CAPPELLO !

Ott 2, 2017 | Dalla Confeuro

Lo dicevano i bisnonni, lo confermano i nonni, lo riaffermano i padri: “gli italiani non vanno governati, gli italiani si sentono forti spesso invincibili, solo se comandati. Per farli lavorare, combattere, reagire e “menare” ci vuole il “capo”
Un capo carismatico, fermo con lo sguardo minaccioso, che parla poco e da ordini con gli occhi. I richiami e i paragoni li leggiamo nella storia del secolo scorso, quella a cavallo dei due secoli e quella contemporanea. Troppo semplice il richiamo a Duce, ai ducetti, qualcuno azzarda “Andreotti, Craxi”. Tra i più recenti svetta il Cavaliere e per penultimo sono in tanti ad indicare “Matteo Renzi”.
Gli italiani sono un popolo curioso!
Una curiosità da soddisfare, ma come noi gli amici sono stati raggiunti dai video e dai giornali, che titolano “I sindacati devono cambiare radicalmente, o si autoriformano oppure quando saremo al governo lo faremo noi”. Il monito, viene dall’alto, da un Signore che rappresenta l’istituzione democratica più alta, nella veste di vice presidente della Camera dei Deputati, che siedono tra gli scranni in nostra rappresentanza. Il messaggio intimidatorio è stato lanciato al Festival del Lavoro in corso a Torino. L’On. Di Maio è portavoce di un movimento che ha costruito la sua forza elettorale intercettando consensi dai piccoli imprenditori, artigiani, precari delle università e ingenerale dagli inoccupati. che si ritrovano accomunati dalla mancanza di ogni forma di tutela. Troppo comodo fare del sindacato il capro espiatorio di responsabilità che la politica, di ogni stella e colore, avrebbe dovuto, in tempi non sospetti, risolvere con provvedimenti esaustivi prioritariamente per milioni di giovani, che per farsi una esistenza dignitosa sono costretti ad emigrare.
Intercettare il dissenso è più semplice e per certi versi conveniente.
Il tema è noto e se ne parla da tempo, i sindacati hanno le loro colpe, ma gli interessati farebbero bene ad organizzarsi democraticamente per difendersi, pretendendo trasparenza sugli atti di politici e amministrativi, pilotati e spesso attuati da soggetti senza scrupoli, che agiscono indisturbati proprio in nome del popolo.
Certo, tutto è facile se ci si limita agli annunci solo per qualche croce in più, piuttosto gli interessati hanno le loro colpe: potrebbero alzare la testa e farsi sentire, potrebbero comunque provare ad andare dai sindacati. A volte non conoscono neanche quei pochi diritti che hanno. Certo nei sindacati non tutti sono “stinchi di santo”, molti hanno goduto e godono di privilegi inimmaginabili e se ne sono andati con pensioni d’oro. È proprio qui che i sindacati hanno toppato. Bisognava prendere le distanze e non solo: intervenire per bloccare i festini consumati alle spalle dei lavoratori, era un obbligo che non è stato assolto, in questo modo il sindacato ha fatto “harakiri” al punto che chiunque si sente autorizzato a generalizzare sui sindacati facendo di ogni sigla un fascio per poi farne il tappeto sul quale chiunque pensa di scrollare la polvere delle scarpe.
On. Di Maio, lei può attaccare chiunque, dare addosso ai sindacati, forse mediaticamente le sue stelle avranno maggiore risonanza, del resto le critiche sono il pezzo forte del suo Movimento
Alle parole, però, seguano i fatti: se i 5 Stelle andranno al potere, dovranno intervenire in favore dei giovani e dei meno giovani, creando lavoro e non reddito assistenziale. E, nel rispetto della Costituzione possono scrivere regole chiare, che mettano ordine nella giungla dei corpi intermedi, che afferiscono al sistema delle associazioni di categoria e del variegato mondo dei sindacati. Senza mai dimenticare il diritto di associarsi e il pluralismo.
Non sarà un compito facile, perché i soldi sono pochi e la platea di persone che hanno bisogno di tutele amplissima. Il tema è lungo e lo spazio è finito. Comunque, di sicuro, c’è bisogno di una seria riforma pensionistica che stabilisca un sistema equo e per tutti.
Insomma il Paese deve uscire dalla precarietà economica, il Lavoro è un diritto di tutti, e poi sanità, assistenza, burocrazia e debito pubblico.
L’Europa non è un mostro, necessità di una reimpostazione istituzionale, con regole semplici e meccanismi fluidi.
Se tutto questo sarà concretizzato, forse, le associazioni, i sindacati, e le Confederali modificheranno i loro statuti, per diventare associazioni di utilità sociale. Se poi chi governa mettesse ordine anche negli enti socio assistenziali (INPS – INAIL) verrebbe meno anche il ruolo dei Patronati in quanto i cittadini si vedranno riconosciuti automatica mente i loro diritti.
Sarebbe una grande vittoria per l’Italia e nel contempo le forze sociali, incrocerebbero la strada per la crescita, lo sviluppo e il benessere per tutti.