CAPORALI MODERNI

Nov 20, 2017 | Dalla Confeuro

Siamo atterrati, dopo un volo pindarico, sulla pista dalla quale sta decollando la banda ultra larga, che ci porterà, a breve, nell’era del Digitale Terrestre. È una conquista di progresso civile e moderno. Abbandoneremo definitivamente l’analogico e voleremo nell’era “digitale”. L’algoritmo è semplice “Lavorare di più̀, ma in pochi”.
Tutto l’inverso degli altri Paesi europei dove si tende ad avere stipendi orari minori per poter favorire l’assunzione di nuovi dipendenti. Ma come la mettiamo con i giovani?
All’ora “x” la solita voce dalla radio, è in corso un dibattito tra esperti del mondo del lavoro e un rappresentante di Palazzo Chigi. Uno degli ospiti contesta l’impostazione del sistema lavoro: «In Italia – diversamente dal nord Europa non è mai stato accettato che, pur di occupare il maggior numero di persone, si potesse anche guadagnare di meno “spalmando” il monte salari su più lavoratori. I modi sono molteplici: aprire un maggior ricorso al part time, lavorare meno ore, acconsentire aumenti meno ricchi per i già occupati a favore di nuove assunzioni.
Questo concetto si riscontra in larga parte nei Paesi scandinavi, Paesi Bassi, Svizzera, e Germania, dove la disoccupazione rispetto alla nostra è insignificante. Questa disuguaglianza si amplifica se si rapporta alle nuove generazioni.
Per farla breve, siamo il terzo Paese con il maggior divario tra lo stipendio di un ultra 60enne e un under 30. Ben il 42,2% contro il 25,9% della Germania.
Dall’etere: sarà proprio l’avvento della digitalizzazione a riequilibrare queste differenze, che gli esperti addebitano a distrazioni sindacali.
A rintuzzare le considerazioni dei professionisti, ci pensa il rappresentante del governo, che si rifà alla strategia per la banda ultralarga, precisando che è solo il primo tassello di un progetto più ampio che ingloba gli obiettivi dell’Agenda digitale europea. È il punto di appoggio di una nuova visione dell’Italia che investe in infrastrutture a prova di futuro e grazie allo sviluppo dei servizi si trasforma in una società digitalizzata pienamente inclusiva.
Richiamandosi al sito ufficiale dell’esecutivo, continua:
«Gli strumenti della strategia sono: Semplificazioni amministrative e riduzioni oneri. Creazione di strumenti di defiscalizzazione…. Stimoli e agevolazione per l’accesso alle risorse economiche, istituzione di un fondo di garanzia e credito a tassi agevolati. Creazione del catasto del sopra e sottosuolo.
Le fonti di finanziamento:
– 5 Miliardi di euro di fondi pubblici nazionali;
– 3,5 miliardi provenienti dal Fondo sviluppo e coesione (FSC 2014-2020), di cui 2,2 miliardi già assegnati nel 2015 dal CIPE per aree bianche a fallimento di mercato;
– 1,8 miliardi di euro da programmi operativi (Regionali e Nazionali). Provvisoriamente siamo oltre i 10 miliardi.
La Banda non toccherà le “case sparse” – che sono 2 milioni di case di campagna – dove arriverà qualcos’altro».
A coronamento dell’annuncio precisa che “essendo un impegno gravoso è coordinato dalla Presidenza del Consiglio (PCM) tramite il Comitato per la diffusione della banda ultralarga (COBUL), composto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Infratel e Agenzia per l’Italia Digitale che ha definito il progetto, ne monitorerà la corretta attuazione, in uno al COBUL del Ministero dell’Agricoltura che partecipa con il Fondo Agricolo per lo sviluppo rurale. Anche le regioni hanno definito il programma che è stato concordato con il MISE l’11 febbraio 2016.
Questo governo, parla e fa di tutto, ma del lavoro collegato al digitale nessuno parla. Come fossimo ancora “reduci” dei conflitti mondiali, quando ai “diritti” si rispondeva con la tessera del pane, la differenza si chiama “app”! Un po’ di barlume ci arriva dall’inchiesta della giornalista Brunella Giovara, pubblicata dal quotidiano Repubblica. L’elenco delle aziende, solo alcune, che si avvalgono del lavoro digitale per abbattere i costi della manodopera e fornire servizi sempre più immediati al cliente si apre con Amazon la società della Silicon Valley californiana che si occupa di consegne a domicilio di ogni tipo di oggetto, e arriva fino ai fornitori di alimenti come Foodora, Deliveroo e Justeat.
Nel 21° secolo si lavora solo “a cottimo”, paghe e versamenti previdenziali sempre più basse e insufficienti (o inesistenti). La nuova era del lavoro passa per il “Caporalato digitale”.
L’esempio più fulgido e “di successo” di azienda digitale che utilizza i servizi web per passare direttamente dal produttore al consumatore (come si diceva una volta) è proprio Amazon, la più grande società di commercio elettronico al mondo, si legge sulla stampa di un dipendente Amazon, pagato 8,81 euro l’ora (di cui 7 netti), il quale nel volgere di quell’ora, porterà a termine circa una ventina di consegne, riuscendo così a guadagnare la bellezza di 35 centesimi per ogni oggetto portato a destinazione. C’è da aggiungere che i lavoratori non sono assunti dall’azienda, bensì dipendenti soci di una cooperativa.
Passando al campo della ristorazione 2.0, sono noti da tempo i casi Foodora, Deliveroo, Justeat e Glovo. Queste aziende utilizzano fattorini, chiamati con il nome moderno di riders, muniti a spese proprie di bicicletta. Ogni consegna vale circa 3,60 euro netti. Quindi, chi riesce a pedalare più veloce, rischiando la vita nelle giungle cittadine, può portarsi a casa, sempre a cottimo si intende, la bellezza di 8,8 euro lordi l’ora, considerando una media di 2,2 consegne ogni 60 minuti.
Il Digitale velocizza, accorcia le distanze, ci invoglia a fare debiti con le banche e per i pochi fortunati è la befana del futuro.
Per chi non regge i repentini cambiamenti, è l’annuncio del banditore del Paese che li danno per dispersi e che c’è una app che lo sta cercando.