Vada per il metallo prezioso, per le zanne l’elegante, per le corna di rinoceronte, ma l’asino cosa c’entra? Tutta colpa dei cinesi, che dalla pelle del povero asino, ricavano “eijao” una sveltina usata come medicinale.
Nelle fattorie cinesi, denuncia un video di Pera Asia, gli asini sono bastonati fino alla morte. Tutto irregolare, mercato nero, ma molto florido, riportato alla luce da un’inchiesta dell’Economist che mostra come la grande richiesta dell’elisir tonificante – realizzato unendo la pelle degli asini ad alcol e acqua calda – abbia portato i musi gialli a cacciare la specie anche in Africa, importando pelli d’asino in quantità.
Mentre in Italia sono in atto politiche tese a salvaguardare all’estinzione gli asini, compreso la razza bianca, in Cina negli ultimi anni gli asini sono dimezzatI da 11 a 5 milioni, anche se l’asino è la spina dorsale dell’economia di molti villaggi dei Paesi in via di sviluppo, utilizzati ad esempio per il traino di carri, l’aratura e il trasporto, ma la loro diminuzione nelle aree rurali potrebbe presto causarne la scomparsa.
La mattanza non avviene solo in Cina, ma sono coinvolti diversi stati come il Kenya, la Colombia, Botswana, Lesotho e naturalmente quasi tutta l’Africa.
A poco sono serviti i divieti e gli interventi di associazioni animaliste, nonché la possibilità di acquistare i prodotti liberamente in rete. Resta, poi, la mancanza di controlli sui sistemi di macellazione illegale di asini in aree remote, nonostante in molti Paesi il consumo di questa carne sia considerato “haram” (vietato) dall’Islam.
Nei tempi che furono l’eijao era un prodotto destinato agli antichi imperatori, oggi con la globalizzazione è diventato un bene di lusso, promosso, venduto e consegnato su scala globale. Tra quattro e dieci milioni di asini «potrebbero morire ogni anno per soddisfare una domanda insostenibile, che causa simultaneamente sofferenze di massa agli asini e mette a rischio i mezzi di sostentamento di milioni di persone che dipendono da loro», conclude la “The Donkey Sanctuary”, chiedendo di fermare il commercio e invitando i Paesi interessati da questo mercato a seguire l’esempio del Burkina Faso e del Niger e bandire la macellazione e l’esportazione di asini per le loro pelli.
Un mercato incontrollato genera pratiche incontrollate, tanto che sarebbe stato documentato che gli animali destinati al macello, per facilitare lo scuoiamento, vengano lasciati a digiuno per diverse settimane. Peta Asia, invece, un’organizzazione per i diritti degli animali, riferisce di un video realizzato all’interno di fattorie cinesi, dove gli asini vengono uccisi a bastonate. La mancanza di controlli sui sistemi di macellazione, poi, favorisce una pratica illegale e dalle dubbie norme igieniche e sanitarie.
Una campagna di sensibilizzazione su scala mondiale ha portato il problema all’attenzione di molti Governi e qualcosa sta cambiando. Ma se il mercato non si ferma, dove arriveremo?