DUEMILATRENTA: ANNO DELLA VERITÀ

Ott 24, 2018 | Dalla Confeuro

Nell’anno 2015, dopo discussioni, imprecazioni e posizioni rigide, il 25 settembre i 193 paesi ONU hanno sottoscritto l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile e i relativi 17 Obiettivi di sviluppo mirato articolati in 169 Target da raggiungere entro il 2030.
Con Agenda 2030, viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo.
Finalmente ha prevalso il buon senso, anche con il coinvolgimento dei singoli paesi. Infatti ogni Paese deve impegnarsi a definire una propria strategia di sviluppo sostenibile che raggiunga i nuovi parametri di cui al Rapporto presentato il 4 0tt0bre al Parlamento.
Dopo il 3° Anno dalla firma, dei -193 – dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, si riparla nell’abito di una delle Assemblee generali ONU con il più alto numero di Capi di Stato e di Governo, purtroppo destano preoccupazione le assenze di alcuni “grandi” della Terra, come Cina e Russia.
Commentando l’evento Repubblica riporta che in questi giorni si incontrano le “Nazioni disunite”, riferendosi al modo con cui gli Stati Uniti e altri criticano il multilateralismo su cui si basa la cooperazione internazionale, È palese che a seguito di un forte cambiamento di indirizzo politico in molti Paesi, gli Accordi di Parigi e l’Agenda 2030 sulla lotta al cambiamento climatico, rappresentano un ciclo politico che volge a termine e che era basato sul multilateralismo e sulla ricerca di soluzioni globali ai problemi globali.
Se è indubbio che alcuni grandi Paesi hanno preferito approcci culturali e politici più orientati alla ricerca di accordi bilaterali e che, per ragioni analoghe, anche l’Europa sta affrontando serie difficoltà nel funzionamento delle sue istituzioni, con il rischio che quel ciclo si è esaurito.
Sarebbe un grave errore perché il quadro politico internazionale è in continuo movimento e continua no ad essere raggiunti accordi globali su tante mate rie, ma anche perché la realtà continua a richiedere soluzioni complesse su tematiche comuni, come quelle delle migrazioni. D’altra parte, la firma su Agenda 2030 ha stimolato un attivismo senza precedenti nella società e nelle imprese per trovare soluzioni innovative, ridurre l’impronta ecologica delle attività umane, sviluppare nuove forme di cooperazione, migliorare la qualità della vita delle persone, dare un futuro migliore alle nuove generazioni.
Purtroppo si registrano a 36 mesi dalla firma preoccupanti evidenze di deterioramento in campo socia le e ambientale, puntualmente evidenziati dai rapporti delle organizzazioni internazionali e dei centri di ricerca. I rischi di instabilità economica crescono, al punto che molti suggeriscono di prepararsi a una nuova recessione. Gli effetti devastanti dei cambia menti climatici sono sotto gli occhi di tutti, così co me gli ingenti costi che essi comportano. Le migra zioni aumentano, sia per motivi politici, che economici, che ambientali. Le disuguaglianze crescono, anche laddove la crescita economica è robusta.
Insomma, il tempo scorre ma i problemi restano! Tre dei quindici anni previsti dall’Agenda 2030 per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile e i 169 Target sono già passati. E, nel mentre alcuni paesi hanno preso seriamente l’impegno sottoscritto in Francia nel 2015, altri, tra cui l’Italia, stentano a cambiare passo o sono ancora “al palo”.
Nel Rapporto dell’Italia è ben evidenziato che, tra il 2010 e il 2016 l’Italia è migliorata in alcune aree: – alimentazione e agricoltura sostenibile, salute e benessere, parità di genere, produzione. consumi e cooperazione internazionale.
La nota dolente evidenzia che in ulteriori cinque ambiti, invece, la situazione è peggiorata sensibil
mente : sconfiggere la povertà, crescita economica inclusiva e sostenibile, le diseguaglianze, città e comunità sostenibili, vita sulla Terra. Restano al palo : acqua e servizi igienico-sanitari, energia pulita e accessibile, vita sott’acqua e pace, giustizia e istituzioni solide.
Dato lo stato dell’arte, in ordine alle proposte per interventi “di sistema”, si ravvisa l’urgenza di: introdurre lo sviluppo sostenibile tra i principi fondamentali della nostra Costituzione; dare attuazione alla Direttiva firmata il 16 marzo scorso dal Presidente del Consiglio e costituire presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la “Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile”; introdurre nella Legge di Bilancio 2019 l’obbligo di stilare e presentare al Parlamento ogni sei mesi un rapporto sull’impatto degli indicatori di cui sopra, trasformare il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) in “Comitato Interministeriale per lo Sviluppo Sostenibile”; istituire, presso la Presidenza del Consiglio, un organismo permanente per la concertazione con la società civile delle politiche a favore della parità di genere; predisporre “linee guida” per le amministrazioni pubbliche affinché esse applichino standard ambientali. È altresì fondamentale adottare una visione moderna e integrata dello sviluppo sostenibile, secondo diverse direttive: cambiamento climatico ed energia; povertà e disuguaglianze; economia circolare, innovazione e lavoro; capitale umano, salute ed educazione; capitale naturale e qualità dell’ambiente; città, infrastrutture e capitale sociale; cooperazione internazionale. Si tratta di proposte concrete, alcune delle quali (consumo di suolo, diritto all’acqua, tutela degli ecosistemi, ecc.) sono volte a recuperare il lavoro svolto dal precedente Parlamento, e quindi sono realizzabili in tempi brevi. È ineludibile un piano di sensibilizzazione di poli pubblici e privati, la pubblica opinione e i singoli cittadini sull’Agenda per lo sviluppo sostenibile, favorendo anche una conoscenza diffusa delle tendenze in atto attraverso l’impiego di tutti i mezzi di comunicazione; promuovere un programma di educazione allo sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alle giovani generazioni; stimolare la ricerca e l’innovazione per lo sviluppo sostenibile, promuovendo la diffusione di buone pratiche sviluppate all’estero e in Italia e di proposte innovative che vengono dal sistema della ricerca per favorire la sperimentazione su scala locale e nazionale;
Oltre ad una accurata opera di sensibilizzazione, è necessario che l’insieme della società civile, le parti sociali e le autorità pubbliche trovino forme efficaci di collaborazione, superando i particolarismi.
L’Italia per ottenere risultati deve coinvolgere scienziati, ricercatori, innovatori (tecnologici e sociali), autorità pubbliche, opinion leader e società civile, così da rendere evidenti i vantaggi di scelte lungimiranti per il bene della collettività.
Una fra tutte, insegnare il rispetto della natura fin dalle scuole elementari. Vivere e crescere consapevole, potrebbe risultare per il Belpaese la mossa vincente.