ECONOMIA DELLA CIAMBELLA

Mar 13, 2019 | Dalla Confeuro

Sia che vi consideriate un economista veterano o principiante, è ora di rivelare i graffiti economici che stazionano nelle nostre menti e, se quello che scoprirete non vi piacerà, grattatelo via o, meglio ancora, ridipingete tutto con nuove immagini molto più utili alle nostre necessità e ai nostri tempi. Il resto di questo libro presenta sette modi per pensare come un economista del XXI secolo, rivelando per ognuno dei sette modi l’immagine scorretta che ha occupato le nostre menti, come è diventata così potente, e quale danno ha arrecato.
-Ma è finito il tempo della semplice critica, ragion per cui qui ci si concentra sulla creazione di nuove immagini che catturino i principi essenziali che ci devono guidare ora. I diagrammi in questo libro mirano a riassumere il salto dal vecchio al nuovo pensiero economico. Presi insieme essi delineano – abbastanza letteralmente – una nuova immagine generale per gli economisti del XXI secolo. Quindi questo è un viaggio nel vortice di idee al cuore dell’Economia della Ciambella.
Primo, cambiare l’obiettivo. L’economia è rimasta fissa per oltre settant’anni sul Pil, o Prodotto interno lordo, come principale misura del suo progresso. Questa fissazione è stata usata per giustificare estreme diseguaglianze nel reddito e nella ricchezza, accoppiate a un degrado del mondo vivente mai visto prima. Per il XXI secolo è necessario un obiettivo ben più grande: rispettare i diritti umani di ognuno nei limiti del pianeta che ci dà la vita. E questo obiettivo è sintetizzato nell’immagine della Ciambella. La sfida ora consiste nel creare economie – dal livello locale a quello globale – che contribuiscano a portare tutta l’umanità nello spazio sicuro ed equo della Ciambella. Invece di perseguire la crescita infinita del Pil, è ora di scoprire come prosperare in equilibrio.
Secondo, vedere l’immagine complessiva. L’economia mainstream raffigura tutta l’economia in un solo diagramma, il flusso circolare del reddito. Le sue limitazioni, inoltre, sono state usate per rafforzare la narrativa neoliberista sull’efficienza del mercato, l’incompetenza dello stato, la vita domestica familiare, e la tragedia dei beni comuni. Dobbiamo ridisegnare l’economia da capo, integrandola nella società e nella natura, e fare che sia alimentata dal Sole. Una nuova raffigurazione stimola nuove narrative – riguardo al potere del mercato, alla partecipazione dello stato, al ruolo centrale del nucleo famigliare, e alla creatività dei beni comuni.
Terzo, coltivare la natura umana. Al centro dell’economia del XX secolo c’è il ritratto dell’uomo economico razionale: ci ha raccontato che siamo egoisti, isolati, calcolatori, con dei gusti stabili, e che dominiamo la natura – e il suo ritratto ha modellato quello siamo diventati. Ma la natura umana è molto più ricca di così, come rivelano i primi abbozzi del nostro nuovo autoritratto: siamo sociali, interdipendenti, vicini, fluidi nei valori e dipendenti dal mondo vivente. In più, è effettivamente possibile coltivare la natura umana in modi che ci daranno una possibilità molto più grande di entrare nello spazio sicuro ed equo della Ciambella.
Quarto, acquisire comprensione dei sistemi. L’emblematico andirivieni dei rifornimenti del mercato e delle curve della domanda è il primo diagramma che ogni studente di economia incontra, ma esso è radicato in metafore fuorvianti, risalenti al XIX secolo, sull’equilibrio meccanico. Un punto di partenza molto più intelligente per comprendere la dinamicità dell’economia è il pensiero sistemico, riassunto in un paio di cicli di feedback. Porre questa dinamicità al centro dell’economia apre le porte a molte nuove intuizioni, dai cicli di espansione e contrazione dei mercati finanziari alla natura auto rinforzante della diseguaglianza economica e ai punti di non ritorno dei cambiamenti climatici. È ora di smettere di cercare le inafferrabili leve di comando dell’economia e di cominciare a gestirla come un sistema complesso in continua evoluzione.
Quinto, progettare per distribuire. Nel XX secolo, una semplice curva – la curva di Kuznets – diffonde un potente messaggio sulla diseguaglianza: deve andare peggio prima di poter andare meglio, e la crescita (alla fine) migliorerà la situazione. Ma la diseguaglianza, si scopre, non è una necessità economica: è un errore di progettazione. Gli economisti del XXI secolo riconosceranno che ci sono molti modi di progettare le economie per fare che siano molto più distributive riguardo al valore che generano – un’idea meglio rappresentata come una rete di flussi. Questo significa andare oltre la ridistribuzione del reddito fino alla ridistribuzione della ricchezza, in particolare la ricchezza che giace nel possesso di terreni, imprese, tecnologie e conoscenze e nel potere di creare denaro.
Sesto, creare per rigenerare. La teoria economica ha per lungo tempo considerato un ambiente “pulito” un bene di lusso, che solo i benestanti possono permettersi. Questa visione è stata rafforzata dalla Curva ambientale di Kuznets, che suggeriva ancora una volta che l’inquinamento deve peggiorare prima di migliorare, e che la crescita (alla fine) avrebbe portato un miglioramento. Ma non c’è nessuna legge del genere: il degrado ecologico è semplicemente il risultato di una progettazione industriale degenerativa. Questo secolo ha bisogno di un pensiero economico che scateni la progettazione rigenerativa per creare un’economia circolare – non lineare – per restituire agli esseri umani il ruolo di partecipanti a pieno titolo ai processi ciclici della vita sulla Terra.
Settimo, essere agnostici riguardo alla crescita. C’è un diagramma della teoria economica così pericoloso da non essere mai realmente tracciato: l’andamento a lungo termine della crescita del Pil. L’economia mainstream vede la crescita infinita dell’economia come un obbligo, ma niente in natura cresce per sempre e il tentativo di opporsi a questa tendenza sta sollevando questioni serie nei paesi ad alto reddito ma a bassa crescita. Potrebbe non essere difficile abbandonare la crescita del Pil come obiettivo economico, ma sarà molto più difficile superare la nostra dipendenza da essa. Oggi abbiamo economie che hanno bisogno di crescere, che ci facciano prosperare o meno: quello di cui abbiamo bisogno sono economie che ci facciano prosperare, che crescano o meno. Questo ribaltamento del punto di vista ci spinge a essere agnostici riguardo alla crescita e a capire come le economie che oggi dipendono finanziariamente, politicamente e socialmente dalla crescita possano esistere con o senza di essa.
Questi sette modi di pensare non delineano specifiche prescrizioni o correzioni istituzionali alle politiche. Non promettono risposte immediate sul cosa fare dopo, e non rappresentano sicuramente la risposta completa. Ma sono convinta che siano di importanza fondamentale per il modo radicalmente diverso di pensare all’economia che serve nel XXI secolo. I loro principi e schemi costituiranno l’equipaggiamento dei nuovi pensatori economici – e dell’economista che è in ciascuno di noi – con il quale cominciare a creare un’economia che dia a tutti la possibilità di prosperare. Data la velocità, ampiezza e incertezza del cambiamento che abbiamo di fronte nei prossimi anni, sarebbe avventato tentare di prescrivere ora tutte le politiche e le istituzioni che saranno adatte al futuro: la prossima generazione di pensatori e attori sarà ben posizionata per sperimentare e scoprire cosa funziona a mano a mano che il contesto continua a cambiare. Quello che possiamo fare ora – e dobbiamo farlo bene – è mettere insieme il meglio delle idee emergenti, e creare così un approccio mentale economico che non sia mai fisso ma in continua evoluzione. Il compito del pensiero economico nei decenni a venire sarà quello di mettere insieme concettualmente e praticamente questi sette modi di pensare – e di aggiungerne molti altri. Abbiamo solo iniziato a reinventare l’economia del XXI secolo.
Unitevi a questo viaggio.

Stralcio da: L’Economia della Ciambella di Kate Roworth