F A N T A G R I C O L T U R A …IL DESERTO VERDE…

Nov 21, 2018 | Dalla Confeuro

Quando si decide di coltivare anche il deserto, in gergo tecnico “aridocoltura” bisogna iniziare un lungo percorso di conoscenza e approfondimenti scientifici e solo i fatti ti daranno la palma di pioniere dell’agricoltura naturale. È fondamentale che l’agricoltura sia a misura d’uomo, pulita e che gli uomini siano anche “seminatori nel deserto”.
Del resto di recente nell’ambito della esposizione internazionale delle macchine agricole, EIMA è stato realizzato un focus sulle caratteristiche evolutive dei giovani nell’agricoltura italiana.
Pochi ma buoni. I nostri giovani con 35 anni impegnati in campagna sono circa 55 mila, meno del 10% delle aziende agricole italiane che nel complesso fanno circa 550 – 600 mila. Poi fioccano numeri, misure, partite economiche, per chiudere: “se per essere competitivi nelle attività produttive “tradizionali” occorrono alti investimenti (terra e macchine) tant’è vero che molti di questi lavorano prevalentemente terra in affitto e non di proprietà, meglio cogliere altre opportunità (…).
Terre aride, sempre più aride, macchine e mezzi costosi, la vegetazione nelle pianure senza alberi in Europa è già scarsa. Nei paesi asiatici dove si pratica il taglio raso, però, la situazione è ancora peggiore e a malapena si riesce ormai a vedere il verde profondo. Le montagne sono quasi nude, con tutta la vegetazione strappata e solo alcuni alberelli lasciati qua e là. Cresce la preoccupazione è che nell’ecosistema vegetale stiano avvenendo dei cambiamenti senza precedenti come risultato dell’uso scriteriato dei fertilizzanti e delle sostanze chimiche di sintesi, veleni e antibiotici. I casi in cui varietà di piante appositamente migliorate per i prati da pascolo si sono trasformate in infestanti dannose…
Insomma con gli agricoltori sta per finire anche l’humus e gli indicatori portano alla desertificazione e con essa sale alto il timore che potrebbero mancare gli Alimenti primari per scongiurare la fame.
Le conoscenze agronomiche e tecnologiche attuali permetterebbero di perseguire un rapido e consistente risparmio idrico in agricoltura garantendo al contempo maggiore produzione agricola per unità di precipitazione piovosa nel rispetto della sostenibilità ambientale.
In tali condizioni, dunque, le possibilità per l’esercizio dell’agricoltura sono riposte in tutta quella serie di interventi rivolti alla tesaurizzazione delle scarse piogge, alla scelta delle colture idonee, all’applicazione di tecniche particolari rivolte all’ottimizzazione del rapporto acqua-pianta.
La disponibilità di acqua dolce per gli usi umani e per le altre attività produttive è estremamente ridotta e si stima che l’agricoltura ne impieghi oltre il 70%: in futuro è prevedibile un aumento della competizione tra i vari usi a motivo dei cambiamenti climatici, dell’aumento della popolazione mondiale e delle maggiori richieste di alimenti. Il risparmio idrico in agricoltura è dunque un tema prioritario da perseguirsi aumentando l’efficienza della rete distributiva dell’acqua e delle tecniche di irrigazione. In una parola ARIDOCOLTURA.
Solitamente le strategie di produzione nell’aridocoltura sono:
aumentare la diponibilità idrica per le colture mediante apposite lavorazioni e sistemazioni del suolo (immagazzinare la pioggia); ridurre le perdite di acqua dal terreno per scorrimento superficiale ed evaporazione; ottimizzare l’utilizzazione delle risorse idriche impiegando specie e varietà arido-resistenti e opportune agrotecniche. Un obiettivo futuro prioritario per l’agricoltura consiste pertanto nel ridurre i consumi idrici agricoli, mantenendo o incrementando le rese unitarie nel rispetto dell’ambiente.
Anche le temperature sono determinanti e vanno monitorate per tutto l’anno in quanto incidono nella maturazione dei frutti. Non solo il sole, ma anche i venti incidono in quanto regolano l’evaporazione dell’acqua presente nei terreni porosi e, in presenza di sabbia vanno piantate barriere frangivento.
Con l’aumento demografico l’agricoltura dovrà affrontare la competizione industriale e domestica per l’uso dell’acqua. Inoltre, i cambiamenti climatici, specialmente nelle zone aride, contribuiranno a esasperare il problema dell’approvvigionamento idrico, del degrado del suolo (desertificazione), della sicurezza alimentare e delle condizioni socio-economiche: si calcola che entro il 2030 un quinto dei paesi in via di sviluppo dovrà affrontare il problema della scarsità di acqua.
Già agli inizi degli anni ’80 si parlò di “Permacoltura” una agricoltura permanente che consiste in un insieme di ricerche volte a permettere la coltivazione del terreno in qualsiasi condizione climatica.
Uno dei progetti nati in tale ambito ha creato una sabbia impermeabile idrofoba che si può stendere direttamente sotto forma di fogli al di sotto della sabbia del deserto. Essa permette la crescita delle piante anche nei climi più aridi. Nelle regioni meridionali dell’Israele, dove le quantità di pioggia sono molto basse e la temperatura media ad agosto è di 50°C, un esperimento di “permacultura” ha già dimostrato che si può far crescere alberi da frutto nel deserto .
In Libia è già operativo il “Great Man- Made River Project”: un fiume artificiale consistente in una rete di tubi sotterranei, che portano in superficie enormi quantità di acqua fresca sotterranea, aumentando notevolmente le superfici arabili del paese. Di aridocoltura si legge nel libro “Deserto Verde”, nel quale si ipotizza di creare un’oasi nel deserto creando delle “vasche” con teli impermeabili che poi vengono riempite con un misto di sabbia locale e terra trasportata dall’Italia. L’irrigazione verrebbe invece assicurata con l’allagamento di parte dello Chott el Jerid (il lago sotto il livello del mare che si trova nella parte meridionale della Tunisia, asciutto nella maggior parte dell’anno) e dei dissalatori di acqua di mare.
La narrazione potrebbe andare avanti quasi all’infinito, ciò che si propone è una sorta di “regolamentazione” che già oggi cristallizzi una chiara normativa per dare risposte in tutta quella serie di interventi rivolti alla tesaurizzazione delle scarse piogge, alla scelta delle colture idonee, all’applicazione di tecniche particolari rivolte all’ottimizzazione del rapporto acqua-pianta.
La disponibilità di acqua dolce per gli usi umani e per le altre attività produttive è estremamente ridotta e, si stima che l’agricoltura ne impieghi oltre il 70%: in futuro è prevedibile un aumento della competizione tra i vari usi a motivo dei cambiamenti climatici, dell’aumento della popolazione mondiale e delle maggiori richieste di alimenti. Il risparmio idrico in agricoltura è dunque un tema prioritario da perseguirsi con l’aumento dell’efficienza della rete distributiva dell’acqua e delle tecniche di irrigazione.