GIALLO CITRINO

Feb 2, 2018 | Dalla Confeuro

Le origini del vino affondano nella leggenda. Alcune di esse fanno risalire all’origine sino ad Adamo e Eva e che il frutto proibito del Paradiso terrestre fosse uno stupendo grappolo di uva e non una Mela anonima. Altre parlano di “mezza luna fertile” un area intorno al fiume Tigri ed Eufrate.
La vite è una pianta
Alcune peculiarità delle Vite parlano di ramificazione originata da tre tipi di gemme:
– gemme dormienti: si sviluppano i germogli nella primavera successiva;
– gemme pronte: si sviluppano nello stesso anno germogli di secondo ordine, comunemente detti femminelle;
– gemme latenti: che restano in quiescenza per un numero indefinito di anni, poi si sviluppano rami giovani che allo stato erbaceo sono detti germogli o pampini, una volta lignificati sono detti tralci.
I fiori sono riuniti in infiorescenze a pannocchia, dapprima erette, poi pendule (grappolo composto). L’insieme degli organi fiorali conferisce una colorazione variabile ma prevale giallo-citrino.
Tutta questa armonia della natura ha un lieto fine, donandoci il “vino”.
Perché ci ostiniamo a chiamarli “briaconi”, quando invece è gente che beve ogni tanto uno o più bicchieri, lo fa più per degustazione che per “bere”. Ci sono altre tecniche per parlare di vino e soprattutto di discernere di annate e vitigni. I riflettori sono i migliori ambasciatori di vini, anche se poi si lasciano andare in apprezzamenti, che fanno intravedere che questi signori sono pagati per fare la parte.
Anche in mezzo a noi, oltre me che produco vino da sempre in piccole quantità, ci sono agricoltori esperti che fanno anche 50mila bottiglie, attrezzandosi con imbottigliatrici di nuova generazione.
Noi siamo gente che lavora e cura personalmente la vigna e conosciamo il vino, che è il frutto della passione e amore per la nostra terra. Ma nel nostro mondo i fiori sono rari, a prevalere sono le sofferenze e spesso molti vitivinicoltori non riescono a vendere il loro nero o il bianco d’annata.
Ci indigna profondamente, il festival dell’ovvio e della demagogia, che comunica ai consumatori, notizie e fatti dati per scontato, mentre la realtà di chi produce è ben diversa dalle scenografie di cartone.
Per chi lavora personalmente i campi e cura le viti, dalla potatura alla fioritura e alla raccolta, scendere in campo per le futilità è tempo sprecato, ma ci sono punti che vanno chiariti per evitare distorsioni di produzioni di mercato.
Il vino è uno dei pochi prodotti che si salvano in Italia (in quanto a crescita e fatturato), se quelle rare volte che i media si occupano di vino e lo fanno in modo errato, è per chi lo produce una grandinata di quelle che oltre l’uva spezzano anche le piante.

Non capita tutti i giorni di vedere una donna che dal piccolo schermo parla di uva e di vino, anche se in molti l’anno bollata per benestante e che la sua è una passione indotta.
– Parlare del proprio rapporto con la terra, di una viticoltura pulita e di speranza non è far pubblicità alla propria azienda, ma raccontare una categoria e un modo intelligente di fare impresa
– l’Italia ha bisogno di esempi virtuosi che possano arrivare a stimolare i nostri giovani. Perché pensare sempre a oscuri retroscena?
– Per quelli che pensano di essere i viticoltori più puri del mondo (attenzione che troverete sempre uno più puro di voi che poi vi epura!) e di essere anche gli unici possessori dei celebri calli sulle mani, posso testimoniare di aver stretto la mano a più di una donna e di aver avvertito con precisione e sicurezza la presenza delle “sacre” stigmate lasciate dalla forbice per potare!
– Ciò che ci fa pensare, e ci preoccupa è l’atteggiamento superficiale degli addetti ai lavori che hanno sottovalutato l’aspetto comunicativo della donna che ci mette la faccia e parla a nome di tutto il comparto Vitivinicolo.
Non si leggono due righe di sostegno e di testimonianza del lavoro (serio e di grande valore) che le donne portano avanti soprattutto nelle zone più difficili del Belpaese. Certo la campagna chiama (ed è bassa) e sono tanti gli impegni, ma tutti dovrebbero contribuire al miglioramento del settore. Pretendiamo maggiore informazione, un rinnovato impegno delle Istituzioni, e perché non partecipare alla vita delle associazioni di categoria e batteteci pubblicamente in difesa del nostro mestiere, attendere che siano sempre gli altri a tirare la carretta, è miopia. Non seminare e pretendere di raccogliere, non risponde ai canoni né è scritto nel manuale che qualcuno vuole far passare per corso accelerato, valido solo per chi vuole spacciare il commerciante per produttore.