Da più parti si legge delle difficoltà e della perdita di credibilità delle sempre più numerose sigle di “movimenti” e vecchie nomenclature di partiti, che si mostrano sempre più specializzati nella raccolta differenziata dei rifiuti, visto l’alto tasso di riciclaggio che accomuna antichi e nuovi tromboni che si differenziano solo dalla tonalità delle pernacchie.
L’altra inimitabile abilità è quella di raggirare i cittadini ribaltando le loro intenzioni anche se formalizzate con il voto e, per giunta, i trombati piazzati in posti di sottogoverno, puniscono gli agricoltori, rei di aver fatto la domanda unica per ottenere gli aiuti della Politica Agricola Comunitaria, finanziata dai cittadini della Unione Europea.
Sotto le stesse forche – mancanza di fiducia – passano anche sindacati e organizzazioni professionali che affermano di rappresentare le piccole e medie imprese che si cimentano nei diversi settori del terziario.
Non sfuggono le agricole, per le quali, è in gioco la stessa sopravvivenza, visto oltre al credo, hanno messo in discussione la ragion d’essere restando silenti e consentendo all’AGEA – di decurtare del 27% i saldi della PAC – 2016 agli agricoltori che hanno presentato la domanda unica per lo stesso anno con un atto autoritario unilaterale e con la benedizione del Ministro dell’Agricoltura.
Pur rispettando i “mea culpa” dei tanti sbandieratori, pesa come un macigno la convinzione diffusa che: i Sindacati tradizionali agricoli ormai sono soli, isolati ed impauriti, soprattutto perché la “MATERIA PRIMA” sta lentamente ed inesorabilmente contraendosi e si teme per la scomparsa a medio termine. Un’altra chiave di lettura che i colletti bianchi, al libro paga per dare i numeri trascurano è che gli agricoltori ormai hanno capito di non essere né tutelati e né rappresentati in quanto: “le storiche professionali stanno vivendo la terza età e qualcuno addirittura ha sforato il secolo, senza perdere l’istinto “primordiale”.
L’ancora di salvezza potrebbe essere un APE riservata alle più anziane – (Pensione Anticipata con mutuo in banca a prezzo di mercato) – Alcuni agricoltori hanno avuto l’ardire di affermare che: è giunto il momento di “cambiare e rinnovare”.
Come ritorsione sono stati privati dai diritti agli aiuti Comunitari – PAC – privati di ogni aiuto anche se i contadini hanno scritto la storia del Mondo.
Con questi metodi, nell’ultimi anni, in Europa abbiamo perso ben tre milioni di produttori agricoli dei quali circa un milione nel bel Paese.
Solo a parole i soloni di Bruxelles e agli italo burocrati di via XX settembre, 20 – … “è giunto il momento di passare ad una marcia superiore di sostegno nei confronti di chi vuole creare una nuova impresa agricola o riprenderla da chi ha deciso di andare in pensione”. Di buoni propositi, del tipo “favorire il ricambio generazionale, giovani, ricerca innovazione” i nostri timpani sono bombardati da oltre mezzo secolo, ma nulla si fa per cambiare le regole e proporre un nuovo progetto di riforma della politica agricola comune (Pac) nel quale è necessario individuare con chiarezza chi è agricoltore e chi di agricoltura parla soltanto.
Affinché possa soffiare, anche per per gli agricoltori, il “vento del nuovo”, bisogna ricercare una diversa FORMA GIURIDICA che contempli un programma che vada oltre il settore primario ed armonizzi il percorso dalle campagne alle tavole dei consumatori, con il “passaporto” dei prodotti sul quale annotare le tappe, i rincari e i perché.
L’illusione di creare un’unica grande casa di campagna, dove tutti si possano riparare quando piove e fa freddo, resta tale, i poli si respingono perché opposti e guarda caso nel quarto lustro del nuovo millennio, dove tutto tende alla globalizzazione, le agricole fanno dell’essere divise il loro “zoccolo duro”. I cappellini e le magliette simboli di distinzione e “divisione” hanno conservato integri i loro colori: giallo, verde e turchese, superando barriere e tempeste. Alla festa mancano solo gli agricoltori, ridotti a poche centinaia di migliaia.
Le tre “Zitelle” sono “autoctone” non prenderanno mai marito perché “Single” è bello, paga e non si fa fatica a predicare bene e razzolare male, al massimo strumentalizzano le O.P.(organizzazioni di Prodotto), sodalizi fatti per pescare nelle tasche dei gli agricoltori che conferiscono le derrate.
Strana gente questi agricoltori che sono il primo anello della catena ma, si accontentano di pochi spiccioli, vittime dell’insipienza di chi dovrebbe tutelarli. Il dato vero è che le professionali nostrane stanno bene come stanno! Anche se per salvare il colore del cappello, di tanto in tanto fanno salire alto il grido del silenzio che le circonda perché, necessitano di visibilità e per non essere oscurate impiantano sterili iniziative per rivendicare una certa incidenza sulle scelte “scellerate” di taluni politicanti che si spacciano per rappresentanti del “Popolo” nascondendo le origini reali di adepti proni ai vari “cacicchi” di partito, che bivaccano sugli scranni del Parlamento.
Insomma, trattori da 300.000/00 euro, e poi suoni, danze e tarantelle, mentre ai tavoli dove si dovrebbe costruire il futuro degli uomini dei campi non c’è posto per il nuovo che avanza, i giovani vengono tenuti ai margini perché, nel bel Paese, è consuetudine che l’ora del ricambio scatta con l’ora del trapasso.
Se i direttori di orchestra sono quelli di oggi, non ci sono “speranze” viene soffocato sul nascere qualsiasi tentativo di parlare con una sola voce dei problemi e delle attese degli agricoltori superstiti. Il resto è stato spazzato via dal vento della crisi e dalla bora che soffiano le banche al momento di concedere il credito.
Eppure in Europa qualcosa sta cambiando. Il Consiglio della FNSEA, da sempre la più grande organizzazione transalpina, con potere economico sull’intera agricoltura nazionale, ha votato a larga maggioranza una risoluzione con la quale si aprono gli organismi interprofessionali alle altre Organizzazioni Agricole e in particolare alla Confederation Paysanne e alla Coordination Rurale.
Strano i nostri cugini francesi, a differenza dei nostri colletti in “verdechiaro”, hanno invitato intorno ai tavoli dei miracoli anche i “meno giganti”; evidentemente si sono resi conto che L’Agricoltura è isolata, indifesa ed inascoltata.
Al di là delle schermaglie, più che dell’atavico sindacalismo che predicano i soloni della triade, noi vogliono parlare di giovani proiettati in una agricoltura EUROPEA che deve “creare, nell’ambito del programma di sviluppo rurale, un sottoprogramma specifico per i giovani agricoltori, in modo da poter rendere disponibile un “credito di conduzione permanente”, per poi intervenire, anche negli investimenti, nella formazione, valorizzazione e commercializzazione dei prodotti, frutto di un preciso piano aziendale”. L’elemento chiave resta quello “di poter trattare in modo differenziato i giovani, non come “protetti” dalla PAC ma, come protagonisti della gestione delle somme che l’Unione Europea destina all’agricoltura che ancora oggi assorbe oltre il 40% delle risorse dei contribuenti europei.
Attualmente i beneficiari sono le multinazionali, coperte o sotto copertura delle più blasonate, accreditate e fortemente autoreferenziate sigle “ASSOPIGLIATUTTO”. Solo agendo in chiaro ed in piena luce L’Europa potrebbe riacquistare fiducia e credibilità tra il popolo delle campagne e sarebbe realmente un farò per i Cittadini dell’Unione che capirebbero finalmente il perché i loro soldi sono destinati a chi lavora la terra. Non è più derogabile una riscrittura delle politiche agricole dei 27 da riproporre in chiave diretta “Europa – produttori agricoli”, bypassando gli accrocchi para-politici e le congreghe dei “reggicinta” che fungono ancora da intermediari o meglio mediatori della PAC a misura di macro agroindustrie presenti non in Europa ma nel resto dei Paesi a manodopera schiavizzata. Una politica Comunitaria destinata solo a chi produce cibo con dimensioni aziendali medie intorno ai 30h e per aziende zootecniche armonicamente inserite nell’ambiente e non a stalle “senza terre” manipolate da zooindustriali di carni. Se si intervenisse ponderatamente, anche culturalmente, nelle Scuole e nella ricerca applicata, gli uomini della terra di domani potrebbero produrre in quantità sufficiente il fabbisogno alimentare delle popolazioni del mondo in costante e preoccupante crescita.
Solo la naturale abolizione di agenzie ed enti “parassiti” mascherati a livello centrale ma ramificati fortemente anche territorialmente, potrebbe essere un segnale, anche se modesto, di riconsiderazione e rinascita dell’agricoltura. Senza rendercene conto, non siamo lontani dalla constatazione che gli addetti – tra Ministeri, Regioni, province virtuali associazioni autoreferenziate – sono ormai più numerosi degli agricoltori scampati alla “GHIGLIOTTINA” attivata dai fanatici del renzismo
Il seminatore