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Dic 3, 2016 | NEWS

di Rocco Tiso.

Indipendentemente dal risultato del referendum confermativo Costituzionale, ritengo necessario esprimere la mia personale soddisfazione e quella degli organi statutari Confederali per l’impegno profuso.

La partecipazione attiva agli eventi promossi da Radici, per chi scrive, è un segno tangibile che l’organizzazione è coesa e sensibile alle forzature di temerari inconsapevoli che stanno spaccando il Paese.

E comunque si tratta di un tentativo di riforma che chiama i cittadini a votare senza chiarire il come è il perché di una sfregio che se passa porterà gli italiani ad avere una preoccupazione del voto basata sulla teoria della relativa’.

E’ inoltro doveroso sottolineare che il quesito del 4 Dicembre è stato scritto e approvato da pochi e con una sequenza impressionante di voti di fiducia. L’ulteriore disappunto nasce dalla considerazione che l’alto Colle avrebbe dovuto far riflettere prima di promulgare un articolato in palese contrasto con la stessa “carta ” di cui si dice garante.

UN CAVALLO ,UN CAVALLO, il mio regno per un cavallo. È il grido di Re Riccardo III, Re di Inghilterra che, sconfitto in battaglia per sfuggire alla morte, cerca disperatamente un cavallo. < Shakespeare>

Una donna del mio condominio che ho tentato di sensibilizzare mi ha detto ” anche questa volta non andrò a votare. Non le nascondo che sono convinta che votare non ha più senso. Tanto per chiunque ho votato, mai nulla è cambiato. Prima del voto – inchini e promesse – dopo diventiamo carta straccia. Destra, centro e sinistra si scambiano i ruoli, un’opera cominciata da chi governa, viene completata da chi prima si opponeva. Noi cittadini siamo – cartoccio – e provo rabbia e pena quando anche il capo della Repubblica con il silenzio sembra spianare la strada del cestino”.

Le parole della signora toccano dentro. Quando sostiene che ha perso la fiducia nella politica e nei partiti sta semplicemente testimoniando che le Istituzioni democratiche sono ormai una chimera visto che a questo punto si può dire che mancano le fondamenta della democrazia.

Come si sono sentiti quei cittadini che si sono mobilitati per difendere il Mare Adriatico dalle trivellazioni e poi hanno visto i politici che li avevano appoggiati in quella battaglia votare una legge che rende perpetue le concessioni petrolifere?

E questo per non parlare dei tanti che hanno votato al referendum per l’acqua pubblica e che adesso vedono che quel voto è stato completamente ribaltato da un Parlamento che privilegia le lobbies ai diritti delle persone.

Il dubbio che il voto alle elezioni politiche si sia ridotto in una semplice rappresentazione teatrale diventa sempre più insistente. In questo referendum il rito in auge nelle normali tornate elettorali non trova applicazione. Proprio perché di tratta di un solo voto potrebbe sancire definitivamente la trasformazione della Repubblica in un per benestanti, facoltosi e rampolli della ricca borghesia.

I fatti dimostrano che il nuovo ordinamento si sta consolidando oltre confine partendo pronto dall’assalto mirato a sostituire i valori che l’Italia si è data con la Resistenza. Tutto lascia intravedere che è tempo per una nuova versione della democrazia che alla logica e al cervello predilige l’allineamento il cui fine conduce alla desistenza.

La nostra perplessità deriva anche dall’irragionevole e forte accentramento dei poteri sul presidente del consiglio. A questo punto perché non fare una riforma basata sul presidenzialismo in modo da permettere agli elettori di scegliere il capo del governo?

In passato chi ha fatto finta di nulla rispetto agli stravolgimenti democratici in atto ha perso la prima importante battaglia, ma questa si può ancora vincere. L’unica spesa da affrontare è infatti quella comprere un cavallo. Qualcuno molto presto si lascerà andare: “Un cavallo, un cavallo per salvare il mio Regno”.