GRILLI E CICALE (Iniziativa Comune)

Giu 8, 2018 | Dalla Confeuro

E pensare che c’era il pensiero che riempiva anche – nostro malgrado – le teste un po’ vuote. Ora inerti e assopiti aspettiamo un qualsiasi futuro con quel tenero e vago sapore di cose oramai perdute.
Nel millennio che sta nascendo s’inventano bugie che creano sconcerto e confusione come se il mondo delle idee non esistesse. Diventa lecito immaginare che tutto sia sospeso e ciò che è stato detto non risponde a ciò che è stato fatto.
Parole, parole, parole vuote, un mare di parole, se invece uno pensa è solo un imbecille. La gente semplice, non è abituata a parlare, naturalmente resta in silenzio.
Ma il pensiero non si vede né si sente, per questo è amico di tanta gente che non chiede niente, nemmeno al nuovo Governo!
E pensare che c’era il pensiero, era un po’ che sembrava malato ma ormai sta morendo.
Uno spaccato di vita paesana, che ancora resiste nell’era dell’esasperante trasformismo. Il nonno legge seduto, i nipoti giocano, intanto il tg scandisce l’ora, mentre sovra pensiero ti raggiunge il profumo di pane, fischiano le orecchie, un rumore sottile viene da un ruscello, nel silenzio dorato della montagna, come il canto di grilli e cicale. Tutto questo è quel silenzioso, assordante rumore della terra in alta collina.
Il 1° giugno sul Colle più alto, il Presidente del Consiglio e i nuovi ministri hanno giurato fedeltà al Paese e alla costituzione della Repubblica.
Con il voto di fiducia di Mercoledì alla Camera, l’Italia ha un nuovo governo, quello del “cambiamento”.
L’Esecutivo “giallo – verde” si presenta con una forte discontinuità con un “crono-contratto” ricco di buone intenzioni, tese a dare un ruolo di attori ai Cittadini e soprattutto guarda al futuro dei giovani.
Forse lo scoglio che potrebbe rallentare i primi passi è il solleone, ma l’estate non ci spaventa. Durante il giorno, camminando senti sotto il sole cocente, insistentemente il canto martellante delle cicale. Ma quando pensi di riposare e dormire la notte, oltre al sudore e le zanzare, ti assale un continuo frinire di grilli.
Insomma, un ininterrotto, bombardamento acustico, che da un lato prospetta soluzioni tangibili e dall’altro ti riempie di gioia!
Tutto va alla perfezione, anche se traspare qualche incertezza, l’importante è non affermare : “Anche oggi la rivoluzione la facciamo domani”.
Dopo i capricci durati 3 mesi, si avverte improvvisamente, che tutto o quasi funziona già alla perfezione, ci sono pezzi di programma già realizzati dai governi precedenti e .. toh! .. mancano i soldi per fare tutto e subito.
Insomma al reddito di cittadinanza, l’onere di essere la vera rivoluzione del governo del cambiamento. Umilmente, tuttavia, segnaliamo che per come è congegnato non è che la somma di due misure già esistenti come la Naspi, l’attuale indennità di disoccupazione, a tempo, ma non condizionata all’accettazione di un’offerta di lavoro, e il Reddito d’Inclusione, una misura universale di contrasto alla povertà. Restano i maligni, che sostengono che il neo ministro del lavoro e sviluppo metta assieme le risorse di uno e dell’altro e gli appiccichi addosso l’etichetta “reddito di cittadinanza”. Del resto, il ministro ha chiarito che i soldi per fare altro non ci sono, e andranno negoziati con l’Europa.
Anche il Viminale, ha proferito il nuovo ministro, è «una macchina che funziona perfettamente, chi mi ha preceduto ha fatto un buon lavoro fermare gli sbarchi>> Mentre le cose dette prima e chiacchiere di questi giorni, non possono nascondere l’amarezza per la morte di Sacko, il migrante-sindacalista ucciso a fucilate in Calabria.
Andateci piano, perché se scompare la rappresentanza politica della società aperta, assieme a lei muoiono i Corpi Intermedi ed in primis proprio i sindacati. Per questo siamo tutti coinvolti.
Comunque la si pensi, siamo di fronte ad una forte innovazione nella Storia della Repubblica, con questo Governo toccherà misurarsi.
Ma loro, come tutti, vanno messi alla prova. Poi ognuno deve fare i conti con il ruolo che esercita: associazioni e sindacati devo guadagnarsi con i fatti la fiducia dei lavoratori, meno distacchi e permessi, più comunicazione e diritti.
Obbiettivamente anche questo Esecutivo pullula di mandarini, gente che è avvezza al potere (establishment) che non è stata votata. C’è molto vecchiume per essere il governo del cambiamento. Sono uno di quei due poteri, la burocrazia eterna che ha bloccato per anni il paese. Il prodotto sono ricette che nascono già scadute.
Quota 100 si dice che costerà circa 15 miliardi, se a pagare saranno i giovani, attraverso un aumento del deficit, e quindi del debito pubblico, qualcuno glielo dovrà spiegare.
Senza politiche attive adeguate, le elargizioni sono un boomerang che costano ma servono a poco. Siamo un Paese che spende niente e male in formazione e riqualificazione e abbiamo già una quota di neet tra le più elevate d’Europa»
È desolante leggere che nell’accordo di programma non vi sia nulla su questo tema. Noi siamo la seconda manifattura d’Europa dovremmo attrarre investimenti che si traducono in opportunità di lavoro. Se non si cambia passo, e siccome siamo pieni di debiti, i propugnatori del Paese sovrano resteranno delusi, mentre i cittadini saranno stati come sempre illusi e turlupinati.
Molti italiani hanno scelto Cinque Stelle e Lega, per cambiare o per esasperazione: è a loro che bisogna parlare. Prospettare il futuro. Prima di tutto ambiente, qualità della vita, scuola, formazione e lavoro. Un futuro del lavoro libero, partecipativo, creativo, solidale e migliorando la generatività della condizione umana. A quanti si dicono convinti che il reddito di cittadinanza sia la soluzione sarebbe opportuno dare un’occhiata alle aree della desertificazione industriale: ci sono solo “Compro Oro” e “slot machine”.
Forse riconsiderando il lavoro, molti di noi non saranno costretti a partecipare al mercato della dignità.