I PRODUTTORI DI SIGARETTE HANNO NASCOSTO PER ANNI LA PRESENZA DI POLONIO 210

Feb 14, 2018 | Dalla Confeuro

Il polonio 210, è un metallo radioattivo di cui sono presenti tracce sulle foglie di tabacco e sul quale i produttori di sigarette sono stati, per molti anni, molto discreti.
Eppure la cosa è risaputa da tempo. Nel 1964 due scienziati dell’istituto di salute pubblica di Harvard identificano formalmente il polonio nel fumo di sigaretta e pubblicano le loro ricerche.
La questione assume dunque una certa portata, molti biologi si chiedono se la presenza di polonio radioattivo nei polmoni non sia una delle cause della cancerogenicità del tabacco.
“Pubblicamente, l’industria smentiva ogni pericolo di questo tipo, definendola semplicemente una ‘tattica per spaventare’ utilizzata contro di essa”, spiega Robert Proctor, storico della scienza dell’Università di Stanford. “Tuttavia in privato, le aziende hanno intrapreso varie azioni nel tentativo di misurare la radioattività delle sigarette, cercando di mettere a punto dei filtri, o altri metodi, per impedire alla sostanza cancerogena di raggiungere i polmoni dei fumatori”.
Secondo la documentazione interna dei produttori di sigarette, resa pubblica alla fine degli anni ‘90 per ordine della magistratura, nessun metodo si è rivelato di loro gradimento. I documenti interni di Philip Morris indicano che questi metodi erano giudicati troppo costosi dalla società.
Nel 1978 il vicepresidente della ricerca e dello sviluppo di Philip Morris raccomanda di non pubblicare i lavori condotti internamente sull’argomento. Quattro anni dopo, due ricercatori dell’MIT pubblicano nel New England Journal of Medicine la loro valutazione: fumare un pacchetto e mezzo al giorno equivale alle radiazioni di 300 radiografie del torace l’anno. Che ruolo ha il polonio nei decessi attribuibili al tabacco? La questione è ancora aperta. Ma la mortalità totale è un dato conosciuto: secondo uno studio pubblicato nel 2015 nell’European Journal of PublicHealth in Francia muoiono in media 215 persone al giorno, 78.000 persone l’anno.

Fonte: Le Monde