“IL CONCRETE GREEN” … le altre vie del veleno … (A.M.I.CO.)

Mag 6, 2019 | Dalla Confeuro

Ci sono strade iper illuminate e strade dove a vedere è solo il buio.
Queste ultime sono in crescita, anche perché al buio è facile che, a vedere, sia solo il pensiero, l’immaginario, il dubbio o il sospetto che la carenza di luce sia voluta artificialmente.

Si lucra non praticando la decontaminazione. Le sostanze altamente cancerogene, come il cromo esavalente, sono tra i principali Killer annidati nel “CONCRETE GREEN”.

È da tempo che il «CONCRETE GREEN» viene indicato come il percorso ideale per ridurre le sostanze inquinanti. In gergo tecnico è un calcestruzzo preconfezionato, composto in parte da materiali riciclati (10 – 15%) ottenuti in impianti al 100% di energia rinnovabile.

È proprio qui che nascono i sospetti, perché non sempre i rifiuti sono trattati nel modo corretto e al posto di materiale riciclato ci finiscono i veleni tossici smaltiti con dolo, illecitamente.

Insomma, sotto il vestito buono si nasconde un’altra modalità di smaltimento illecito del rifiuto. Monitorando il triennio 2014-2016, ben 450 mila tonnellate prodotte di questo materiale, sono finite sotto la lente delle autorità.

Del resto, nero su bianco, nella relazione finale della scorsa legislatura della commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, si legge che «utilizzata quale ulteriore e più subdola tecnica di occultamento dei rifiuti”.

Il losco si annida in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Tutto sotto le lenti della Procura Antimafia. Si parla di metalli pesanti che sono stati impastati nel cemento e calcestruzzo, come fluoruro, bario, piombo, arsenico, mercurio, diossine ed altre sostanze altamente cancerogene. Scorie che avrebbero dovuto essere sottoposte ad un trattamento di decontaminazione.

Tra i rivoli dei procedimenti, tra archiviazioni e assoluzioni, di fatto a rispondere alle contestazioni della direzione distrettuale antimafia della Laguna saranno soprattutto i fornitori.

Resta agghiacciante la generale omertà di tutti gli operatori economici interessati che, pur nell’acclarata assenza di una cupola mafiosa, per mero profitto, adottano comportamenti illegali diffusi e perduranti, che nel loro insieme fanno “sistema”, in danno dell’ambiente.

Ormai, nonostante la presa di posizione della Commissione Parlamentare, i fatti dimostrano che non ci sono limiti all’immaginazione umana che, pur di procurarsi lauti guadagni, non s’interroga sulle colpe mascherate.

Sino a quando la concorrenza sul mercato mondiale resterà il parametro dell’economia, l’ambiente rischia di non essere nemmeno considerato. Bisognerebbe introdurre un sistema fiscale e tariffario orientato in senso ambientale, che imponga almeno in parte una maggiore trasparenza e verità sui diversi passaggi facendo in modo che si evidenzino i costi reali: imballaggi, trasporto, dispendio energetico, tasso di inquinamento, consumo del suolo e budget relativo per la produzione delle materie prime…..

Naturalmente tutto è perfettibile, ma urgono segnali chiari che tengano in debito conto ciò che ci circonda.

A.M.I.Co.