IL FUTURO DELL’AGRICOLTURA HA UN SENSO SOLO SE PARLA EUROPEO. ALTRIMENTI FA PAURA!

Ott 24, 2019 | NEWS

Innovazione, ricerche e speranze possono arrivare solo dalle multinazionali?

Nei giorni scorsi, presso la Fondazione Feltrinelli, tecnici ed addetti si sono confrontati sul domani dell’agricoltura. Come cambierà l’agricoltura nei prossimi anni e quali sono le tecnologie che possono aiutare gli agricoltori a fare meglio il proprio lavoro, garantendo produzioni sostenibili sia dal punto di vista economico che ambientale?

A Milano si è tentato di rispondere nel corso dell’iniziativa Talks on tomorrow, in un incontro dal titolo ‘In campo con lo smartphone per la nuova agricoltura’.

Tra i partecipanti Fabio Minoli, direttore della comunicazione della multinazionale Bayer, che investirà 25 miliardi di euro in ricerca nei prossimi anni con l’obiettivo di offrire agli agricoltori prodotti sempre migliori. L’impegno del colosso dell’agrochimica si dipana su tre filoni: sementi, nuovi agrofarmaci, anche di origine biologica, e strumenti digitali per un’agricoltura 4.0. Sul palco, riporta AgroNotizie, si sono alternati associazioni agricole, tecnici, addetti e un giovane agricoltore che ha raccontato la sua storia per l’innovazione nella realtà delle nostre campagne.

La discussione si è concentrata sulle New breeding techniques (Nbt) e le potenzialità che cisgenesi e genome editing hanno nel modificare le colture che noi oggi conosciamo, per renderle maggiormente resistenti agli stress abiotici (caldo, siccità, etc.) e biotici (attacco di batteri e funghi) e per migliorarne l’efficienza nell’utilizzo di input produttivi (acqua, luce, concimi azotati, etc.).

Tecnologie che, come è stato chiarito, sono distanti da quelle usate in passato per generare Ogm transgenici, in cui cioè si inserivano in un organismo vivente dei geni provenienti da un altro organismo non sessualmente compatibile. Come nel caso del Mais Bt, che contiene i geni di un batterio, il Bacillus thuringiensis.

E sulla possibilità di utilizzare le Nbt per modernizzare e rendere più sostenibili le colture tipiche del made in Italy hanno convenuto tutti, anche le organizzazioni agricole che hanno partecipato al Talks. Confortate dai tecnici: “Gli strumenti digitali, come anche la robotica, possono aiutare le aziende ad essere più efficienti. L’importante è che i ricercatori si concentrino sulle tecnologie che oggi possono essere portate efficacemente in azienda, senza rincorrere in continuazione le ultime frontiere dell’innovazione”. L’incontro, interessantissimo, si è concluso con l’intervento dell’agricoltore che ha dimostrato che fare innovazione è possibile tenendo in conto il web.

AgroNotizie, puntuale a cogliere il nuovo, evidenzia come l’agricoltore stia lavorando anche ad un sistema di ‘sorveglianza’ del raccolto, utilizzando telecamere che consentono di monitorare il campo, nel caso ci siano problemi fitosanitari o incursioni di insetti.

Nel merito, oltre al plauso per T. Cinquemani autore dell’articolo, ci stiamo domandando: L’agricoltura, per tracciare il futuro, ha riposto fiducia, attese e speranze, solo nelle inventive delle multinazionali?

Che fine ha fatto il domani dell’agricoltura familiare e dei piccoli agricoltori?
Il Dicastero competente rimarchi la presenza e batta un colpo!