Il nostro Paese che per tradizione è una delle principali potenze agricole d’Europa è retrocessa terzo posto nella graduatoria europea per la produzione agricola. I motivi della perdita di posizione vanno ricercati negli effetti negativi del cambiamento climatico, tra cui siccità prolungate, ondate di caldo estremo, gelate improvvise e alluvioni devastanti.
Questi eventi climatici hanno messo a dura prova il settore agricolo italiano, influenzando negativamente la produzione di colture chiave come l’uva, l’olio d’oliva, il grano e molti altri prodotti agricoli.
Attualmente, l’Italia rappresenta il 14% della produzione agricola totale dell’Unione Europea, ma le sfide climatiche degli ultimi anni hanno ridotto la competitività dell’agricoltura “Made in Italy”. Di conseguenza, la Germania ha superato l’Italia, diventando il secondo maggior produttore agricolo europeo, con la Francia che mantiene il primo posto indiscusso.
A fare da contraltare a questa retrocessione nella graduatoria c’è la notizia ben più incoraggiante fornita dal Rapporto Ismea sulla competitività agricola: l’incremento italiano della competitività sui mercati internazionali.
Negli ultimi dieci anni, le esportazioni dell’agroalimentare italiano sono cresciute a un tasso del 7,6% annuale, superando la crescita media delle esportazioni mondiali (+5,6%). Questo incremento ha portato la quota di mercato dell’agroalimentare italiano a salire dal 2,8% nel 2012 al 3,4% nel 2022. Tale percentuale è paragonabile a quella della Spagna, mentre Germania e Francia mantengono quote di mercato più ampie rispettivamente al 4,8% e al 4,3%.
Secondo il Rapporto Ismea, nel triennio tra il 2019 e il 2022, le esportazioni agroalimentari italiane sono cresciute del 34%, raggiungendo un record di oltre 60 miliardi di euro nel 2022. Allo stesso tempo, le importazioni sono aumentate del 37%. La bilancia commerciale agroalimentare è migliorata con un saldo positivo nel 2020 e nel 2021. Ciò nonostante, nel 2022, sebbene il surplus per i prodotti trasformati sia cresciuto, il deficit nella fase agricola ha contribuito a far tornare lievemente in negativo il saldo complessivo.
Un elemento chiave del successo italiano sta nella diversificazione delle esportazioni italiane nel settore agroalimentare. L’Italia è leader mondiale nell’export di prodotti trasformati come pomodoro trasformato, pasta, vino e formaggi. La Spagna, invece, eccelle nella vendita di ortofrutta, olio d’oliva e carne suina. Nel complesso, se si considerano i primi 20 prodotti esportati da ciascun paese, l’Italia si posiziona come il secondo paese al mondo per prezzo medio, indicando un alto standard qualitativo delle sue esportazioni. Germania e Spagna, caratterizzate da valori medi unitari inferiori, tendono a competere principalmente sui prezzi.
In definitiva, mentre l’Italia deve affrontare le sfide dei cambiamenti climatici e la conseguente riduzione della sua produzione agricola, sta dimostrando una crescente competitività sui mercati internazionali nel settore agroalimentare. Questo aspetto è diventato un pilastro dell’economia italiana e una testimonianza della resilienza e dell’adattabilità del settore agricolo italiano di fronte alle sfide globali.
Con il suo impegno per la qualità e l’innovazione, l’Italia sta continuando a rafforzare la sua presenza nei mercati internazionali, contribuendo in modo significativo alla crescita economica del paese.