Sono quasi 25 milioni le famiglie, più del 95% del totale, che oggi consumano surgelati con una media di acquisto di due volte al mese. E lo fanno perché li considerano non più un prodotto “per l’emergenza”, ma una componente della loro dieta routinaria. In termini economici, questo dato si traduce nel 2016 in una performance in controtendenza, seppur minima (+0,1%), rispetto al totale del comparto alimentare. Trend, questo, che peraltro registra un’impennata nei primi 2 quadrimestri del 2017 (+2,9% di quantità consumate) in misura di nuovo superiore a quella segnata dall’industria alimentare nel 1° semestre (+2,5%).
E’ questa la prima istantanea che emerge dal rapporto sui “Consumi dei prodotti surgelati”, realizzata dall’Iias – l’Istituto italiano alimenti surgelati -, che ha fatto il punto sull’andamento del comparto in Italia nel 2016 e nei primi 8 mesi del 2017. Dalla fotografia scattata da Iias, i surgelati sembrano aver conquistato un ruolo centrale nelle scelte di consumo degli italiani. In realtà, già a partire dall’anno scorso il comparto ha visto arrestarsi la flessione che aveva caratterizzato gli anni precedenti, con un volume complessivo di 824.500 tonnellate di prodotti venduti (tra retail e food service, i consumi sono stati sostanzialmente stabili a +0,1% rispetto al 2015).
“Quel +0,1% assume un valore significativo, perché è un dato migliore rispetto a quello alimentare in generale che nel 2016 si era fermato a un -0,5%. Non solo, nei 8 primi mesi di quest’anno le cose stanno andando ancora meglio e la tenuta positiva del comparto, che è stata costante anche durante i precedenti anni di profonda crisi economica, ha fatto di questi prodotti non più degli alimenti ‘emergenziali’, ma dei veri coprotagonisti della dieta degli italiani”, afferma Vittorio Gagliardi, presidente dell’Iias, organizzazione che di recente è confluita in Aiipa, l’associazione italiana industrie prodotti alimentari (aderente a Confindustria), da sempre punto di riferimento per le aziende del settore.
A trainare la crescita sono stati gli ittici (61.958 tonnellate, +4,4%), le pizze e gli snack (49.788 tonnellate, +4,5%) e i prodotti vegetali (136.789 tonnellate, +4,1%), complice anche l’esplosione di nuove tendenze alimentari come il biologico o il forte incremento di vegetariani e vegani (non a caso, zuppe e minestroni riportano un +7,8%). In questo contesto, registrano una buona performance le vendite a domicilio, che nel comparto alimentare in generale hanno chiuso il 2016 con un +3,3%. Anche il mercato del “porta a porta” ha segnato una crescita su base annua di circa l’1,5%: le categorie più vendute rimangono sempre quelle della pizza, del pesce e dei vegetali.
Un altro dato significativo riguarda quello del settore dei piatti ricettati che, dopo anni di continua decrescita, si è finalmente stabilizzato iniziando ad avanzare cautamente. Nel 2016, sono state 44.650 le tonnellate acquistate complessivamente in questo segmento; nei primi 8 mesi del 2017, ne sono state consumate già 20.060 nel solo canale retail, con una lieve crescita del +0,5%. Nel 2017, a crescere sono anche dessert (+4,5% vs 2016) e frutta surgelata (+27,1% vs 2016). In controtendenza, invece, il settore delle patate (fritte ed elaborate, che rappresentano il 17% del totale dei surgelati), che registra una decrescita del -1,2% rispetto all’anno precedente, così come i prodotti a base di carne (-6% circa per la carne rossa e -6,5% per quella bianca) e le paste semilavorate (-22,2% nei primi 8 mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016).
A monte di questi risultati, secondo un’indagine Ipsos, c’è la consapevolezza da parte dei consumatori (37%) dell’innovazione e della sostenibilità che le aziende del settore sono riuscite ad imprimere negli ultimi 3 anni. La stessa indagine sottolinea poi come per 1 italiano su 2 (51%) i prodotti surgelati aumenteranno ancora di più il loro peso nel carrello della spesa nei prossimi 5 anni: sia quelli pronti al consumo (per il 35% del campione) sia quelli pronti per la cottura (per il 28%), in parallelo con lo sviluppo dei prodotti biologici/vegani (39% degli intervistati). In effetti, anche in Europa, secondo una ricerca Mintel, la crescita più rilevante del settore si registra nell’ambito deiclaims ‘salutisti’(+24% “vegetariano”, +15% “senza glutine”, +5% “senza alcun additivo aggiunto”).
Infine, quasi a sfatare i “falsi miti” che circolano intorno ai prodotti “sotto zero”, la nutrizionista e specialista in Scienze dell’alimentazione Elisabetta Bernardi, fa notare che – contrariamente al sentore comune – il mercato dei surgelati è in grado di offrire ai consumatori prodotti paragonabili ai “freschi”. Per confermare la sua tesi, l’esperta porta in dote uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “The Journal of Food Composition and Analysis”: “Qui viene dimostrato che frutta e ortaggi surgelati sono in molti casi più nutrienti dei freschi – conclude -. Gli autori della ricerca hanno misurato, per oltre 2 anni, il contenuto nutrizionale di 3 tipi di prodotti: freschi, surgelati e freschi ma a 5 giorni dalla raccolta. Broccoli, cavolfiori, fagiolini, piselli, spinaci, mirtilli e fragole surgelati avevano un contenuto di vitamina C, beta carotene e folati maggiore rispetto ai freschi conservati per qualche giorno. Mentre i prodotti freschi appena colti contengono le più alte quantità di sostanze nutritive, una volta a casa vincono invece i surgelati perché quest’ultimi vengono lavorati a poche ora dalla raccolta”.
Fonte: La Repubblica