L’ETRUSCO, LO STRACCIONE E IL PEZZENTE

Ott 5, 2017 | Dalla Confeuro

Cari amici, cari lettori, anche ai compagni spettatori, molti di voi hanno conosciuto lo straccione e il pezzente; Giovanni e quel Battista, o piuttosto quel Giovambattista, fratelli sciolti, che erano due in uno o uno in due: voi m’intendete; pelandrani lunghi de’ nostri tempi, lavorati di toppe sopra toppe, e ricamati riccio sopra riccio: quei zazzerati, con la faccia arcionata e pizzuta: quegli unti bisunti, che andavano per Roma sempre insieme, ch’erano di una medesima stanza, che facevano, che dicevano le medesime cose; che parlavano tutti e due in una volta, o l’uno serviva per eco dell’altro. Non pensate uno di essi sia finito, che neanco per morte si possono scompagnare. Il vivo è morto in quel di là, e il morto vive in questo di qua.
Voi avete inteso dire di quella pecora e il pastore che raccontano quelle belle faccende, che fecero non so che comunella di lunga vita e di rinascimento tanto che entrambi si sentono immortali e battono inginocchio il petto, solo che confondono il diavolo per l’altare. Immaginatevi che questi siano dessi, perché fanno delle medesime cose; e sono anco due bei giovini come erano quelli, salvo ché, a dire il vero, sono un poco più sudici di loro. Poi c’è la badessa, per le pulizia, sole che pulisci, pulisci puzza da lontano, e lentamente assume le sembianze della strega de’ malagente.
Voi gli avete per poveri e per pazzi, peggio ancora per guerraioli. Gli scompigli, gl’inganni, le gelosie, le quistioni, le paure, che vanno seminando, prima o poi si ritorceranno come già s’è scoperto.
Bastivi per ora a sapere, che di questi sono diventati tre semplici principali, si fanno molte varie mescolanze di diversi accidenti; di cose morte che vivono; di vive che son morte; di pazzi che son savi; di vedovi maritati; di mariti che hanno due mogli; di mogli che hanno due mariti.
Vi sono spiriti che si veggono; parenti che non si conoscono; familiari inimici; prigioni liberi; e altre cose assai, tutte immaginari e menzogne stravaganti. Questo argomento, così interzato, moverà forse troppo la colera a questi stitichi; La favola pecca di tre sorti umori; uno argomento non gli muove, due non gli risolvono; il terzo gli vaca ed è ristorativo, perché ciascuno di questi casi fa per sé stesso Comedia, ed ha le sue parti, e tutti tre sono intrecciati per modo che l’argomento è tutt’uno.
Non c’è nulla da inventare, questa è la legge della Commedia; ognuno ha il suo capo; ogni capo le sue opinioni; e ogni opinione le sue ragioni.
Noi popolo Etrusco siamo produttori, in chiave moderna Agricoltori, siamo giunti in queste terre, ma veniamo da un’altra Terra. Siamo anche inventori, narratori, questa commedia solo latori. Dopo di tutta questa narrazione siamo schifati. Lasciamo a voi, la badessa e con essa straccioni e pezzenti!