POMODORI VERDI FRITTI

Ott 25, 2017 | Dalla Confeuro

Una grande lezione di compostezza e democrazia trasversale è il responso del referendum lombardo-veneto sulla necessità di una maggiore autonomia impositiva e non versare alla Stato la quota spettante, sulle tasse pagate dai concittadini lombardi e veneti.
Tutto ha funzionato con efficienza, puntualità, tranne qualche piccolo intoppo in Lombardia – scherzi delle nanotecnologie.
Senza badare ai numeri, questo referendum ha un solo vincitore non protagonista, recentemente detronizzato, ma sempre vivo: Umberto BOSSI, con lo slogan “Padroni a Casa Nostra”.
Il referendum delle nostre micro “Catalogne” si è concluso: con il ritorno alla grande della “vecchia Lega”, anche se, con un risultato minestrone, in quando al voto hanno partecipato anche gli elettori del M5S, del Pd, di FI. ed altre sigle locali, forse senza saperne le ragioni.
Ci ritroviamo con i Giussaniani della secessione, quelli che gridavano “Roma Ladrona” (salvo poi scoprire che i diamanti erano nelle loro saccocce), soggetti non ben definibili, quando con evidenti raggiri e strumentalizzazioni, cercano di inculcare agli italiani, con tattiche e manovre fantasiose, che le Regioni del Centro-Sud del Paese la pensano tale e quale.
Ma non è tutto “sole”! All’orizzonte c’è la nebbia e sono apparsi i primi nuvoloni, la richiesta del vincitore “ci teniamo i 9/10 delle tasse”, e di ottenere lo “statuto speciale” sembra più una manovra grimaldello per estorcere al Governo qualche punto in più̀. La partita si è giocata per “soldi”. Tutti alle urne per fare cassa!
Questo è ancora il tempo dei gozzovilli e dei balletti, si festeggia la vittoria, o il ritorno della “Linea Umberto” qual seguace di Alberto che in verde e spada tratta, resta ancora il vecchio padre-padrone, che con “autonomia, Padania libera e secessione”, ha affondato le verdi radici, venerando l’ampolla alla sorgente del Po, di un popolo di combattenti che infervoriscono al grido di “Padania libera”. Anche se poi….
Il risultato è comunque asimmetrico, più convinti i veneti meno interessanti i lombardi.
La mitica Padania non è tutta uguale. E, probabilmente, i molti scandali hanno lasciato il segno.
Il referendum è la panacea dei mal di pancia e nella sostanza è stato utile per incoronare la “Lega di governo”, in giacca e cravatta, senza felpe, senza troppa visibilità televisiva. E c’è da immaginare che i suoi promotori, i vecchi colonnelli di Bossi e i compagni di merenda, sono sul ciglio del fiume, in attesa che le acque mostrino il cadavere dell’altra Lega, bastonata nelle Regionali siciliane per chiudere il cerchio e fare i conti con il trascinatore in jeans e pullover.
E pensare che il presidente del Veneto, mentre criticava le regioni speciali, ha sempre sognato di far parte del cerchio ristretto. Come la favola della volpe e dell’uva. Adesso con il tascapane pieno di “SI”, con il conforto di un manipolo di contadini in cravatta, sente che questo è il momento giusto per farla vedere agli “acerrimi amici” del Friuli e del Trentino. A reggere il filo della discussione sempre i soldi. La spesa pubblica pro capite delle province autonome è da 6 a 7 mila euro più alta rispetto a quella veneta.
Dopo queste precisazioni è più̀ chiaro perché si è votato. Lombardia e Veneto, vogliono, come fanno i vicini, “tenere in mano” e tanto per cambiare tutti a “Pontida”.
Intanto sul voto espresso dai contadini, Oliviero Toscani a radio Padova: «Quelli che hanno votato sono dei “mona”, contadini che non sanno neanche parlare l’italiano». In precedenza il fotografo aveva apostrofato i veneti come «imbriaconi».
«Chi non ha votato è la minoranza intellettuale e la dicotomia tra città e campagna, con i maggiori capoluoghi del Veneto sotto il 50% al referendum in Veneto e il record di astensione di Milano, Oliviero Toscani la spiega così: «Non a caso Milano è la prima città d’Italia per intellighenzia, e non a caso Milano è una città piena di immigrati: veneti, napoletani, siciliani, neri, africani. Milano è fatta così, è civile. Mentre i contadini là, che non parlano neanche italiano, cosa vuoi che votino». Poi invita tutti a mangiare :
“Pomodori Verdi Fritti” suggerendo gli ingredienti:
– 3 grossi pomodori verdi e costoluti della Piano del Sele (Battipaglia);
– sale – saline Margherita di Savoia (BAT);
– 1 tazza di farina 00 – Barilla – ;
– 1/2 tazza di latte – Bavarese – ;
– 1 uovo di Gallina padovana;
– 1/3 di tazza di farina di mais delle colline Toscane;
– 1/2 tazza di pangrattato – pane di Altamura;
– olio extravergine del Sannio.
Procedimento di preparazione e cottura a fantasia.
Vademecum – Roma – serviti al ristorante omonimo – Casalpalocco.