Legge europea di contrasto alle pratiche commerciali sleali: in teoria, qualcosa si è mosso. Ora bisognerà capire se i principi teorici potranno tramutarsi in qualcosa di concreto. Intanto, il primo passo è stato fatto: il negoziato tra il Consiglio Ue e la Commissione europea, ha permesso di portare a 350 milioni di euro (dai 50 milioni inizialmente proposti) la soglia di fatturato all’interno della quale le aziende agricole e le imprese agroalimentari verranno tutelate dalle pratiche commerciali sleali, con la possibilità per gli Stati membri di fissare soglie ancora più alte.
Paolo De Castro, relatore e negoziatore capo su questo dossier per il Parlamento europeo. “Abbiamo spinto al massimo – ha detto De Castro – per raggiungere l’obiettivo più ambizioso possibile contro le pratiche commerciali sleali perpetrate dalla grande distribuzione nei confronti di agricoltori e industria. Possiamo dire che, ora, il 100% degli agricoltori e il 98-99% delle aziende europee saranno tutelate da pratiche inique e inaccettabili”.
“Siamo riusciti a ottenerlo – ha aggiunto – dopo appena otto mesi di trattative dalla presentazione della proposta da parte del commissario Phil Hogan. Inoltre, abbiamo moltiplicato per sette il perimetro di applicazione della direttiva che in realtà supererà anche le frontiere europee. Infatti, le nuove regole dovranno essere rispettate anche dagli acquirenti di prodotti agroalimentari che hanno sede legale nei Paesi terzi”.
I contratti poi tra fornitori e acquirenti dovranno essere scritti e chi subisce ingiustizie potrà denunciarle personalmente o tramite le associazioni, mantenendo l’anonimato. L’acquirente non potrà avviare ritorsioni commerciali, mentre l’autorità legale di contrasto avrà l’obbligo di agire in tempi certi.
“Questa vittoria del Parlamento europeo e delle istituzioni tutte – ha concluso De Castro – vorrei che fosse dedicata a coloro che ci hanno creduto e che hanno fatto lavoro squadra per ottenere questo risultato positivo, che potrà essere rivisto tra quattro anni. Sostenere i diritti di chi lavora nell’agroalimentare significa sostenere una Pac giusta, solidale e comune, senza la quale all’Europa verrebbe meno uno dei pilastri fondamentali su cui basa il suo futuro”.
Fonte: FreshPlaza