RAGAZZI IN FUGA. GIOVANI AGRICOLTORI SENZA TERRA

Nov 19, 2018 | Dalla Confeuro

Di giovani in agricoltura, di fa un gran parlare e si fa esplicito riferimento al buon numero di imprese agricole condotte da giovani. L’ultimo focus realizzato da Nomisma riporta che a giugno di quest’anno sono circa il 10% i giovani del totale delle aziende del settore. In numero poco più di 50 mila. Se ne deduce che le aziende agricole del Belpaese non superano le 550 mila. Poi Nomisma precisa chele imprese giovanili italiane sono molto più numerose – in termini assoluti- di quelle francesi (38 mila circa), spagnole (34 mila) e tedesche (20.500).
La nota dolente del Focus è che ai nostri giovani di campagna manca la terra (20h), a fronte dei 65 ettari dei tedeschi e gli 80 dei francesi.
Ai giovani agricoltori italiani manca la “terra”!
Primi in Europa per numero di imprese under35. Che però gestiscono in media 20 ettari a testa. Contro i 62 dei tedeschi e i 78 ettari dei pari età francesi. Anche se in termini produttivi le imprese sono ben diversificate, il nodo da sciogliere, oltre alle dimensioni è il prezzo sostenuto.
Anche in termini economici le nostre sono al top, in Europa con un risultato economico di circa 100 mila euro, quasi il doppio della media Europea, ma significativamente sotto la Francia e quasi la metà di quella della Germania.(200 mila euro).
Se la terra costa vuol dire che è un bene prezioso come l’acqua e l’aria, un bene che è di tutti e di cui siamo responsabili anche per le generazioni future.
Resta la sgradevole convinzione che coltivare e produrre cibo è dai più considerato quasi un lavoro umiliante. Questa miope veduta e i prezzi all’origine bassissimi, stanno spopolando le campagne.
Più di un giovane della terra ormai è disincantato: Sulla Terra, è diventato impossibile vivere per chi ama la libertà e la giustizia, per chi odia le violenze e l’ignoranza bruta, per chi non si vuol piegare ad una esistenza vuota, senza prospettive, finisce per scappare sognando un altro Pianeta
Una fuga all’ultimo momento verso un altro pianeta, dove crescono alberi dai frutti dorati come i mitici pomi, e si estendono le rovine di antichissime metropoli di una civiltà che si è autoestinta. Forse un’altra Terra.
Anche Francesco parlando ai movimenti giovanili di recente, ha affermato che i popoli dal creato hanno ricevuto l’incarico i avere cura della terra, di custodirla di coltivarla e di proteggerla.
“Sono donne e uomini piccoli agricoltori, che hanno raccolto il testimone “terra, casa e lavoro” e la curano, la coltivano in comunità. Ciò che preoccupa è il fenomeno dell’accaparramento di terre, la deforestazione, il furto dell’acqua, i pesticidi e la corse agli utili.
Se in Italia esserci, non è più un diritto, ma qualcosa da conquistare, occorre agire per una corretta circolazione delle conoscenze recuperando i valori, con una politica alta, illuminata, vera, fatta da tutti, per tutti, nell’interesse e per il bene di tutti.
La politica deve identificarsi con la centralità della persona, coinvolgendo i cittadini nelle scelte per superare ogni difficoltà .
Serve una rigenerazione ad ampio raggio, che funziona solo se sentita e spontanea per cristallizzare il principio secondo cui la gente non riceve per – “cortesia” – ma è “padrona” del percorso che intende intraprendere, tracciando il solco come “destino.
Facciamola finita, diamo la terra senza pretendere corrispettivi, la terra, dunque, la casa, luogo irrinunciabile e innegabile della propria vita, della propria sicurezza, e il lavoro, cioè la scelta di vivere insieme in una società dove tra gli uomini c’è il rispetto.
FACCIAMOLO ADESSO
TERRA AI GIOVANNI DA COLTIVARE
Bisogno incidere sulla convinzione che dal Belpaese, meglio scappare come scrive una siciliana in fuga.
“E va bene, fai come ti pare, ma allora sai che ti dico? Che anche io sono un po’ arrabbiata con Te e il perché Te lo dirò usando le parole di un paziente panciuto e testardo che agitando le mani mi ha chiesto “Picchì? Picchì sinni va, dottoressa? Non lu po fari qua quello che va a fari là?” Vuoi rispondergli tu? O adesso non parli più? Quindi va bene, non salutiamoci, ma Tu fa qualcosa se dici che tornerò, perché hai ancora tanto da fare…cambia i perché in risposte, le domande in certezze, le promesse in soluzioni e non avrai bisogno di risentirti mai più. Nel frattempo, in tutto quanto il tempo di questo addio, io Ti amerò come si ama un amore senza tempo”.