RAPPORTO ISTAT SUI REDDITI: I GIOVANI I PIÙ MALTRATTATI.

Giu 22, 2017 | Dalla Confeuro

L’Italia non è un Paese per giovani. Il sospetto era forte, basti pensare che la disoccupazione giovanile è tra le più alte in Europa, con una media oltre il 34%, ma ora a scriverlo nero su bianco è l’Istat. «L’intervento pubblico» sui redditi attraverso tasse e benefici «abbatte drasticamente il rischio di povertà delle famiglie anziane», allo stesso tempo le più esposte e le più tutelate, cioè quelle per cui la redistribuzione consegue il maggior effetto, rileva l’Istituto di statistica nel Rapporto sui redditi. Al contrario, «le coppie giovani e quelle adulte con minori, dopo l’intervento pubblico risultano più esposte al rischio di povertà, che aumenta in misura contenuta». E ancora: i giovani single e le famiglie monoparentali sono i meno tutelati dal sistema di welfare.
«Le principali politiche redistributive del periodo 2014-2016 (bonus di 80 euro, aumento della quattordicesima per i pensionati e sostegno di inclusione attiva), hanno aumentato l’equità della distribuzione dei redditi disponibili nel 2016, spiega l’Istat nel Rapporto sui redditi. E lo prova con due numeri: l’indice di Gini, che misura le disuguaglianze, è passato dal 30,4 al 30,1, mentre il rischio di povertà è sceso dal 19,2 al 18,4%.
In particolare, spiega l’Istat, il bonus di 80 euro e l’aumento della quattordicesima mostrano un profilo progressivo, poiché in tutt’e due i casi il beneficio diminuisce al crescere del reddito disponibile ed è quindi massima nel 20% più povero e minima in quello più ricco della popolazione. Il paradosso? Sebbene il bonus di 80 euro non sia disegnato come una misura anti-povertà, gli effetti maggiori in valore assoluto e come quota di beneficiari si registrano per le famiglie con redditi medio alti, «per effetto dell’incapienza e della presenza di più lavoratori dipendenti nelle famiglie a reddito medio-alto. L’aumento della quattordicesima, invece, ha un maggiore impatto sulle famiglie a reddito medio-basso del secondo quinto, si tratta di circa 940 mila famiglie beneficiarie, per un importo medio di 310 euro l’anno.
Delle misure adottate nel triennio 2014-2016, il SIA (Sostegno di inclusione attiva) è quella più concentrata sul quinto più povero: secondo le stime del modello, nel 2016 il Sostegno di Inclusione Attiva ha raggiunto circa 210 mila famiglie, per un importo medio di 875 euro e una spesa complessiva non superiore ai 200 milioni di euro. Si tratta, peraltro, di effetti decisamente inferiori rispetto alle intenzioni del legislatore, poiché nel 2016 non si è potuto spendere l’intero stanziamento disponibile, pari a 750 milioni.

Fonte: Il Corriere della Sera