RAPPORTO TRA AGRICOLTURA E INNOVAZIONE: COME AFFRONTARE LE SFIDE DEL FUTURO

Dic 17, 2018 | Dalla Confeuro

Gli imprenditori odierni si domandano in che modo affrontare non solo le sfide di una demografica crescente, di un clima che cambia, di risorse idriche sempre più limitate, ma anche i dilemmi su come approcciare le dinamiche commerciali e la crescita esponenziale delle nuove tecnologie.
Se guardiamo alla storia dell’agricoltura, ci rendiamo conto che essa stessa ha rappresentato un’innovazione epocale, in grado di segnare il destino dell’umanità. Nata nella cosiddetta “Mezzaluna Fertile”, infatti, l’agricoltura, sin dai suoi primordi, ha portato allo sviluppo di molte altre tecniche: dall’addomesticamento degli animali, alla scelta delle varietà vegetali più produttive, dalla forgiatura dei metalli, fino alla scrittura e alla possibilità, per una collettività non più totalmente coinvolta nel procacciamento del cibo, di strutturarsi in sistemi sociali organizzati.
Queste trasformazioni, che hanno richiesto migliaia di anni, sono illustrate magistralmente nel saggio storico “Armi, acciaio e malattie” di Jared Diamond e spiegano come mai siano stati i popoli europei ad espandersi negli altri continenti e non viceversa.
Sempre leggendo il passato, si nota anche come la sfida di “sfamare un pianeta” in crescita demografica, non nasca oggi, ma a fine Settecento, quando il demografo ed economista Thomas Malthus si rese conto che l’aumento delle rese agricole non stava al passo con l’incremento della popolazione. Sfide che furono brillantemente affrontate e risolte, pochi decenni dopo Malthus, con la nascita della fertilizzazione chimica e con l’introduzione della meccanizzazione in agricoltura.
Oggi, dietro al cibo che ricopre abbondantemente gli scaffali di negozi e supermercati ci sono incredibili processi produttivi che non dovremmo mai dare per scontati, soprattutto in considerazione del fatto che fornire cibo con continuità significa avere a che fare con problematiche crescenti: il depauperamento dei suoli, ad esempio, le (limitate) risorse disponibili di acqua dolce, un clima che cambia, l’arrivo di nuove patologie vegetali o l’ingresso di parassiti “alieni” (cioè non autoctoni di un dato territorio) che viaggiano insieme ai traffici intercontinentali, il costo della manodopera, le sfide logistiche.
Su tutti e ciascuno di questi elementi critici, l’agricoltura si confronta in maniera costruttiva con i settori più avanzati della tecnologia per mettere in campo nuove soluzioni ambientalmente sostenibili di diserbo o irrigue, con l’applicazione sempre più attuale dei principi della cosiddetta “agricoltura di precisione” per andare a raffinare gli interventi in campo; c’è inoltre un crescente utilizzo di coltivazioni realizzate in “fuori suolo”, con ingenti risparmi in termini di suolo, appunto, ma anche di acqua, e rese assai superiori rispetto a quelle ottenute in pieno campo. Inoltre, tutto ciò rende virtualmente possibile la coltivazione in qualsiasi ambiente, anche urbano o domestico.

Alle metodiche tradizionali di contrasto ai parassiti dannosi, si sono affiancate soluzioni quali l’impiego di feromoni, o di insetti utili; per difendere le piante dalle virosi, l’ibridazione classica ha già compiuto grandi passi avanti e l’ingegneria genetica dell’immediato futuro (con tecniche rivoluzionarie quali il genome editing) si mostra ancor più promettente.
Ma la filiera del cibo non termina nel momento della produzione: ecco dunque che occorre ripensare anche i processi post-raccolta, con l’ottimizzazione dei costi, l’efficientamento delle lavorazioni, una logistica funzionale anche alle merci più deperibili. L’automazione degli stabilimenti di lavorazione, l’introduzione di innovazioni quali la selezione ottica dei difetti esterni o interni al prodotto, la robotizzazione di fasi delicate (risalgono ad anni recenti le implementazioni robotiche nella raccolta e confezionamento di alimenti delicati quali fragole o mele, per esempio): tutto questo e molto altro contribuisce a che il sistema di approvvigionamento alimentare funzioni al meglio.
Insomma, l’agricoltura si sta dimostrando un settore a forte carica innovativa. Un aspetto e un potenziale colpevolmente sottaciuti, anche dagli stessi operatori del settore, che spesso preferiscono giocare di rimessa facendo leva solo su argomentazioni “common sense”, alimentando con ciò visioni del tutto anacronistiche dell’agricoltura stessa e rischiando di darsi, alla lunga, la fatidica zappa sui piedi.
Stiamo attenti alle decisioni che prenderemo per il futuro del settore agroalimentare: la mente umana ha i propri limiti e l’accelerazione tecnologica pone oggi confini invalicabili alla nostra capacità di elaborare il sovraccarico di informazioni e di dati che scaturiscono dalla filiera: Big Data è un Golia che non possiamo affrontare da soli. In specie quando si comprende (rimandiamo in tal senso all’illuminante lettura “Pensieri lenti e veloci” di Daniel Kahneman) che le strategie cognitive, predittive e decisionali umane, se hanno funzionato abbastanza bene da consentirci di sopravvivere fino a oggi, mostrano tuttavia eclatanti limiti, involontarie forzature ed errori di fondo sistematici nell’affrontare scenari complessi e incerti.
La partita a scacchi per il futuro del cibo (e quindi della sopravvivenza umana) si gioca su una scacchiera non molto dissimile da quella sulla quale, nel 1996, il campione mondiale Gerry Kasparov trovò la sconfitta nella sfida al computer Deep Blue, sviluppato dalla IBM per il gioco degli scacchi: l’Intelligenza Artificiale potrebbe dunque costituire, nell’immediato futuro, il potenziamento delle nostre (limitate, dobbiamo ammetterlo!) capacità, evitando che il genere umano commetta clamorosi errori di valutazione, che potrebbero comprometterne il futuro. Forse, solo un algoritmo ci salverà!

Fonte: FreshPlaza