RESIDUO ZERO: DI COSA SI TRATTA E QUALI I VANTAGGI PER LE AZIENDE

Nov 13, 2018 | Dalla Confeuro

Diverse catene della Gdo, italiane ed estere, chiedono il cosiddetto Residuo zero. Lo confermano anche i responsabili del Laboratorio accreditato Sicural che svolgono quotidianamente analisi su questo fronte. Innanzitutto va precisato di cosa si tratta. Si parla di Residuo zero quando nel prodotto ortofrutticolo analizzato i principi chimici rilevati sono al di sotto della soglia di rilevabilità strumentale dello 0,01 mg/kg. Quindi di gran lunga al di sotto dei limiti di legge.
Residuo zero non significa biologico: nel bio sono ammessi solo certi principi, non di sintesi. Il consumatore potrebbe essere indotto in errore perché, leggendo Residuo zero, potrebbe credere che su quei prodotti non siano stati effettuati trattamenti.
“Nel residuo zero invece possono essere fatti trattamenti con molecole ammesse per legge – spiegano Maverik Bezzi e Giusy Riciputi – in modo che adottando tecniche e tempistiche di decadenza, i principi attivi non lascino residui rilevabili dagli strumenti. A seconda delle esigenze del cliente e in base all’esperienza maturata dal laboratorio, possiamo studiare i tempi di decadimento di molte molecole”.
“Sicural – spiega Silvia Zuccherelli – è in grado di rilevare le tracce anche al di sotto dello 0,01 mg/kg, utilizzando strumentazione all’avanguardia, frutto degli investimenti effettuati negli ultimi anni”.
Potersi fregiare del Residuo zero può diventare un elemento di differenziazione di fronte alla Gdo europea. Occorre però essere seguiti, da un lato, da un tecnico di campagna qualificato, dall’altro è opportuno appoggiarsi a un laboratorio analisi accreditato, con esperienza in materia e dotato di strumentazione di alto livello.

Fonte: FreshPlaza