ROSE APPASSITE! E NESSUNO CI PARLA DI EUROPA (A.M.I.Co.)

Mar 1, 2019 | Dalla Confeuro

Pensando al disegno degli Stati Uniti d’Europa, come traguardo per un futuro stabile e ricco di prospettive, francamente resta difficile convincersi, che la crescita economica non è un problema che riguarda soltanto l’Italia, ma è invischiata fino al collo anche l’eurozona.
Molti di noi si domandano come mai lo sviluppo e la crescita si sono incagliati anche in Europa?
Si è sempre affermato che l’Europa è un pozzo senza fondo, guida indiscussa per il benessere e unica vera prospettiva per le nuove generazioni?
Valutando e approfondendo, Tecnici ed Economisti, precisano, che la struttura economica dell’eurozona è improntata sul modello tedesco. Or dunque negli ultimi anni, l’economia tedesca ha marciato a suon di record della bilancia commerciale, la più alta al mondo per tre anni consecutivi dal 2015 al 2017. Idem per l’eurozona che dal 2012 in poi è diventata esportatrice netta verso il resto mondo.
Più scavi e più ti aspetti che esce l’acqua, ma questa volta più picconi e più il fondo è tinto di nero fino al punto che qualcuno ha blaterato “petrolio”!! Ma guardando più attentamente, né acqua e né altro? Il pozzo dell’Europa si è prosciugato!!
Sempre gli esperti affondano la lama: “la ruota gira fintantoché la domanda proveniente dall’estero continua a crescere. Perché quando un’economia si basa troppo sulle esportazioni finisce per diventare eccessivamente dipendente dalle dinamiche degli altri paesi. Cina in primis. Infatti, con l’avvio della guerra commerciale tra Usa e Cina e con il conseguente rallentamento dell’economia cinese, la Germania (primo partner commerciale per la Cina) sta pagando il conto più salato”. Se la motrice si ferma è palese che tutti gli altri vagoni fanno lo stesso.
Approfondendo si rileva che :”Dopo la crisi del 2008 il vero grande assente è stata una politica fiscale espansiva. Per mantenere una crescita duratura ma soprattutto diffusa nell’eurozona, non sono bastati 2 trilioni di dollari di cartamoneta stampata dalla BCE. Con l’introduzione del fiscal compact nel 2012, la Commissione Europea ha previsto regole e criteri per monitorare molto più da vicino – ed eventualmente sanzionare – gli Stati Membri che incorrono in deficit e debiti pubblici eccessivi.
Per stare al gioco delle regole europee, i governi degli stati più indebitati sono stati costretti a ridurre i deficit di bilancio e mettere in atto misure di austerità che abbassano la spesa pubblica e aumentano le tasse. Ma costringere i paesi a tirare la cinghia quando l’economia si trova in difficoltà, è come prescrivere la dieta ad un paziente sottopeso e malnutrito.
Di fatto, i governi hanno tolto denaro dall’economia anziché metterne di più in circolazione e dal 2013 in poi l’eurozona ha messo in atto politiche di austerità fiscale, registrando mediamente degli avanzi primari.
Nel Belpaese, anche alla luce dell’alto tasso di disoccupazione e con una povertà che è aumentata da 1 a 6 milioni di individui in 10 anni, i governi hanno sempre realizzato politiche fiscali restrittive sottostando ai diktat di Bruxelles.
Insomma l’Europa potrebbe diventare il problema, ragion per cui le elezioni politiche europee, sono come non mai determinanti. Attenzione ai “facinorosi”!! L’Europa ha bisogno di una seria rivisitazione degli ingranaggi, ma anche di scelte ragionate e lungimiranti, le politiche sbrigative dei “sovranisti” potrebbero provocare una rottura definitiva degli equilibri già precari della stessa Eurozona.

LA SEGRETERIA