SI SONO MOBILITATI IN MASSA – SI RISCHIA DI AFFOGARE NEI LIQUAMI

Lug 11, 2017 | Dalla Confeuro

Peppa Pig & il “Porcellino d’oro”. A Schivenoglia, 1000 anime disperate, di media allevano 8-10 maiali per ogni abitante, presto arriveremo a 1 su 20. In vero, si legge su Repubblica di Domenica 9 luglio, «Qui la puzza è gratis. Soprattutto la sera, ma anche di giorno non ci fanno mancare niente». In effetti quelli di Schivenoglia sono sotto una cappa tremenda e acida, che registra il via vai dei tir che portano avanti e indietro animali vivi e morti, e cisterne di liquami in fila. Insomma in questo angolo a Sud del Nord, nella Pianura Mantovana sotto un sole spaccapietre si lotta per dire no all’ampliamento del maialificio Biopig, i cui titolari intendono allevare 20 mila pig-maiali.
I cittadini però non essendo contrari ai maiali, ne fanno un problema di sostenibilità pensando alle generazioni future. “Una famiglia di quattro persone avrà nei polmoni il lezzo di 80 maiali”. Borbottano in paese.
In questo lembo di terra che si ostinano a chiamare “padania”, il problema non è solo dei suini, infatti oltre allo slogan: «Non un maiale in più», a Ceggia, provincia di Venezia, i residenti protestano e volantinano contro un allevamento di polli, «con un odore insopportabile che costringe tutti a restare sempre con le finestre chiuse». A Ceneselli, provincia di Rovigo, i cittadini hanno fermato la realizzazione di un impianto da 22mila maiali, già approvato dalla Regione Veneto, progettato dalla Porcellino d’oro. E qui si torna a Schivenoglia, perché la proprietà è la stessa di Biopig.
Impossibile – è scritto su Repubblica – parlare con il titolare delle due società. Al telefono con la società di Nogara (Verona), si può solo parlare con uno che dice: «Mi chiamo Picone, il padrone è in ferie non vogliamo pubblicità>>.
Più loquace è la sindaca di Schivenoglia, che dice: «Per me quello di Biopig è un progetto moderno, di ultima generazione». La sindaca è furibonda, «ci hanno anche dato dei “palancai”, cioè accusano me e la mia giunta di prendere le palanche, i soldi, da Biopig».
Insomma, il clima è avvelenato, e si avverte la crisi della zootecnia, non solo per via della puzza. «Di fatto li allevano per il biogas, è quello il vero business», dice Umberto un geometra, anche lui tra i No-pig «A Zerbinate di Bondeno, vicino a Ferrara, c’è il progetto di una porcilaia da 50mila animali, e una centrale da due megawatt, sempre di Biopig. Il maiale non rende. Da vivo rende 1 euro e 65 centesimi al chilo. Poi bisogna macellare, lavorare, vendere, distribuire». Con il biogas invece si guadagna. «Oggi questi allevamenti devono sempre più spesso affrontare problemi di tipo sanitario, ambientale e sociale che sono di difficile soluzione», scrive un tecnico, dell’Università di Torino, <>
«Il maiale è la nostra vita. Qui si fanno braciolate tutta l’estate, e il risotto con la salsiccia sempre. È una risorsa del nostro territorio», dice orgogliosa la sindaca.
Francamente ci sembra di ritornare agli anni del dopoguerra, quando un germoglio veniva spacciato per albero, in nome dello sviluppo e della crescita. Tutto era funzionale alla ripresa, anche se poi, l’ingordigia e la cattiveria, hanno mietuto altrettante vittime innocenti. Forse nel periodo post bellico, molte cose erano più il frutto dell’ignoranza e delle scarse conoscenze, ragion per cui la storia ha impiegato anni per correggere gli errori. Oggi nei tempi moderni, le parole e il comportamento della sindaca, nascondono visibilmente un elevato tasso di scarsa informazione, mescolata a non meglio identificabili interessi dei cittadini che, invece, sono convinti e credono nelle regole e nelle istituzioni.
Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose. Spacciare per benessere i derivati dei maiali è un calcio alla civiltà è nello stesso tempo, denota un’allarmate incompetenza, che traspare proprio nella crisi atavica della zootecnica del Veneto e più in generale in quella dello Stivale.
Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.
“Non un maiale in più”