In mare non esistono Taxi, senza parole a parlare sono le immagini.
Sono volti, mani intrecciate, colori, pelle, viaggi. Le orecchie si possono chiudere con le mani, agli occhi basta un attimo. Non chiudete gli occhi, è il suo appello, non tappatevi le orecchie ma guardate le immagini, tenetevele di fronte a lungo, occhi negli occhi. “Ci vuole coraggio per osservare”. Abbiamo tutti paura, la paura si sconfigge solo insieme.
Piazza Maggiore, Bologna, dal palco della Repubblica delle Idee, Roberto Saviano è un fiume di parole che prova a sfidare quel mare da cui arrivano esseri umani. “Parlare di queste storie significa esporsi personalmente, pagare una penitenza, parlare di propaganda significa prendersi le conseguenze. Testimoniare è questo, senza fare calcoli. Le foto sono lì, sono testimonianze”. La verità non ha bisogno di troppe parole!
Noi ci troviamo di fronte a una situazione molto complessa, non abbiamo una scelta da parte del governo chiara del proprio percorso, abbiamo invece un ministro che dice di essere antifascista che poi però accarezza il fascismo. Antimafioso, che poi sceglie come suoi uomini, persone che in Calabria hanno fatto affari con la ‘ndrangheta. Abbiamo ambiguità, parole”. Parole controvento.
Rumore social, tweet, botte e risposte, slogan, cinismo. Contro le parole le fotografie. “Perché sono senza giudizio”, lo lasciano a chi le guarda, anche solo per un attimo prima di chiudere le palpebre. “Dire la mafia fa schifo è un trucco” dice Saviano.
“Qui siamo tutti meridionali”, continua veloce lo scrittore, “eppure ora ci siamo dimenticati quello che la Lega ha fatto, tutta le responsabilità che ha avuto contro il Sud d’Italia. La lotta ai meridionali era una lotta loro ma è stato dimenticato. Sapete perché i meridionali non hanno votato alle elezioni europee? Perché un voto costa, vale denaro, ma alle Europee non vale niente. Perché non portano sindaci, non portano niente”.
Saviano è un’onda controcorrente, “tutto quello che succede, tutte le balle che raccontano sono solo bugie” dice conciso. Solo menzogne. “Ora le Ong sono criminalizzate, chi aiuta è percepito come complice, ma è propaganda. E non è più pensabile interloquire con un pezzo di mondo che continua a mentire. Ora si può mostrare, si deve incidere”. Non avere paura.
“Fa paura ora mettersi contro questo sistema. Perché è forte, armato di dossier e coltellate social. C’è paura perché ora c’è un uomo che sequestra striscioni innocui, che indossa la divisa della polizia, c’è un ministro che gioca con l’ambiguità. Lui fa tweet, esce dall’impasse di domande fatte in una trasmissione. Questa paura la possiamo vincere solo uniti, è difficile non avere paura. Ma possiamo fare squadra, forti, insieme all’interno di un percorso, e io credo nella possibilità che abbiamo di mostrare, nella forza di raccontare”.
Senza avverbi, senza digressioni, né giri di parole.
“Voglio chiudere con la foto 26, quella di una bambina siriana”. E’ sdraiata, le gambe accavallate, lo sguardo perso, è una bambina che “si è salvata tenendosi attaccata a un cadavere. Per vivere si è tenuta a un morto che galleggiava nel mare dove non si scivola. “Io sono convinto che molte persone che stanno seguendo questa propaganda rifuggono il ragionamento e stanno lì, a cercare di sopravvivere, risolvendo un dolore attaccandosi al corpo morto di una finzione”.
“Grossman dice che in nome della giustizia vengono fatte stragi”. “Per ora questo senso di giustizia che si diffonde sta portando solo sofferenza e dolore.
Io non mi fido più della loro giustizia, mi fido della bontà, perché non ha necessità di capire niente”.
“A me non importa sapere chi è Dio ma da che parte sta, L’unica cosa che ci resta è sapere da che parte stare”.
Io ci sono e sto dalla parte della vita, della dignità che ogni persona difende senza colore, anche se per “camposanto” c’è un onda del mare.
A.M.I.Co
(fonte dei dati La Repubblica)