UN’ONDA PER CAMPOSANTO…CACIO TERRA E PAGELLA… (A.M.I.Co.)

Gen 21, 2019 | Dalla Confeuro

La storia dell’umanità è infinitamente infinita, ci sono cose, affidate al “sentito dire” ma anche fatti, eventi, accadimenti che hanno oltre i centomila anni, ma sono tra noi come se fosse solo ieri. Tutto lascia pensare come fosse ieri, non sono gli occhi che parlano, ma il profumo. Per i facinorosi, non è la cattiveria, né la gelosia, nemmeno l’invidia o l’odio rancoroso. Anche i nostalgici dei sentimenti puri, quelli che pensano sia l’amore resteranno sorpresi e delusi, forse come non mai.
C’è qualcosa negli oceani, ma anche nel Mediterraneo, che noi definiamo come il Museo della memoria del mare. Una memoria in prevalenza di plastica, di migliaia di bottiglie accatastate come in una cantina. Tra esse una cinquantina con dentro messaggi provenienti da ogni dove. Sono richieste d’aiuto, raccontano storie di amori, di vite, di paure, poi tante scarpe, insieme a camicie, giacche, pantaloni, maglioni e magliette recuperati a riva, strappati dai corpi sepolti nel mare.
I cimiteri dei senza volto sui lembi di terra che si affacciano sul mare, quasi non si contano più. Dopo il naufragio del 2015, un disastro senza precedenti, non c’era più terra neppure per il dolore.
Erano in due, distesi sul letto in attesa dell’autopsia. Corpi come tanti, che involontariamente hanno sfidato il mare e finendo per toccarne il fondo.
Tutto è raccontato in una vignetta. Una delle tante, spesso alcune sono sarcastica, altre divertono. A vederla così, la vignetta di Makkox dal titolo “Tesori perduti” sembra quasi una favola: cos’altro ci fa infatti un ragazzino sott’acqua, sul fondale, con una pagella in mano? E invece è la realtà e il vignettista che ha immaginato così il migrante 14enne proveniente dal Mali che fatalità invece di sbarcare se lo è tenuto con se il mare.
Uno degli episodi che Cristina Cattaneo racconta nel libro appena pubblicato dal titolo “Naufraghi senza volto”. Nel volume, di cui il Corriere della Sera ha riportato alcuni stralci, Cattaneo descrive il momento in cui lei e i suoi colleghi trovarono la pagella.
“Mentre tastavo la giacca, sentii qualcosa di duro e quadrato. Tagliammo dall’interno per recuperare, senza danneggiarla, qualunque cosa fosse. Mi ritrovai in mano un piccolo plico di carta composto da diversi strati. Cercai di dispiegarli senza romperli e poi lessi: Bulletin scolaire e, in colonna, le parole un po’ sbiadite – mathematiques, sciences, physiques. Era una pagella: con quali aspettative questo ragazzo del Mali aveva con tanta cura nascosto un documento così prezioso per il suo futuro, che mostrava i suoi sforzi, le sue capacità nello studio, e che pensava gli avrebbe aperto chissà quali porte una volta attraversato il Mediterraneo.
Il ragazzo malese la nascondeva dove si tengono le cose più care, con amore e orgoglio. Negli anni Cattaneo ci ha trovato denaro, documenti personali, sacchetti con la loro terra natale e persino un pezzo di cacio avvolto in un involucro impermeabile. Perché proprio il formaggio? In una ricerca abbiamo scoperto che per molte popolazioni indigene proprio la “Fermentazione era un segno divino che in ogni circostanza porta fortuna. Con la scoperta dell’Agricoltura, si sono manifestati fenomeni come per il latte sotto il sole, caduto forse durante la mungitura, cominciò il suo processo di fermentazione, formando dei grumi. Erano “i mattoni del formaggio”. Alcuni gridarono al miracolo del Dio del Cibo, altri li lavorarono; invecchiati, pressati, lasciati maturare fino a sviluppare diverse tipologie, le più buone e disparate del mondo. Una metamorfosi evolutiva che si diffuse rapidamente nel resto del globo.
I numeri relativi al “cacio”, oggi sono – impressionanti. – nella vecchia brutta terra, di un – pianeta dimenticato – dato per spacciato, industrialmente vengono prodotti circa 25 miliardi di chili di formaggio ogni anno. Non solo ma, a produrre “cacio e caciotta” sono ancora tantissimi “che continuano a farlo in modo tradizionale, seguendo le orme dei loro antenati”. Il “cacio” metamorfosi divina e la “pagella” intelligenza umana, entrambi forieri di speranza “amuleti” protettori del “fato avverso”.
I Casari hanno una storia di oltre 100 mila anni ma la cultura e molto molto più remota. Il destino? No! “La pacchia è finita” ha determinato che entrambi i porta fortuna perdessero di efficacia difronte alla presunzione di alcune specie umane, per fortuna molto rare.
I numeri non ci assolvo, sono pietre. I sepolti in mare sulla rotta dei migranti nel 2018 sono circa 4000 – la metà si trovano negli abissi nel Mediterraneo.

A.M.I.Co