IL SAIO?? SOTTO IL VESTITO UNA FREDDA PRIMAVERA (A.M.I.Co)

Gen 18, 2019 | Dalla Confeuro

Poco più di cento giorni fa, dal balcone il governo al Popolo: vittoria su tutti i fronti – deficit 2,4% – circa 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, quasi 8 per miliardi per Quota 100, una crescita stimata all’1,5% e il consenso siderale di un Paese convinto di avercela fatta. In coro sono gli uomini che tengono fede agli impegni.
Non proprio! Strada facendo più passa il temo più il deficit cala, i combattenti hanno pagato pegno al loro nemico n.1 – senza presunzione.
Per non procedere l’Unione Europea ha tagliato il deficit d 4 punti. In proporzione tutte le conseguenti promesse sono dimagrite. Le stesse prospettive di crescita si sono infrante sul muro dei dati, che parlano di un Paese fermo, sull’orlo della recessione. Lo spread, come aveva promesso il ministro-martire Giovanni Tria si è mangiato buona parte dell’extra deficit del governo. Del reddito e di Quota 100 invece si sono perse le tracce, erose giorno dopo giorno dai passi indietro del governo, dai dubbi della ragioneria di Stato, dalla necessità di ritardarne la partenza, per risparmiare qualche euro sul bilancio 2019.
Eccoci al traguardo, proviamo ad analizzare ciò che resta.
È comunque doveroso prendere atto dell’ottimismo dei canti di vittoria del Governo, la gioia del Conte e i sorrisi dei principi che si lasciano andare in conferenza post atto eroico, tant’è la gioia del leghista che sprizza felicità da tutti i pori. L’altro fa lo spavaldo e sentenzia di cambiamenti
biblici e di nuovo welfare.
UNO SGUARDO A QUOTA “100”.
Il provvedimento varato alla Legge Fornero fa il solletico, e nemmeno troppo. Primo: è una finestra di tre anni, e nulla più: dal 2019 e fino al 2021. Dal 2022, a quanto si dice, l’obiettivo sarà Quota 41 (anni di contributi). Ma sono solo voci. Secondo: costa 4,7 miliardi – compreso il rinnovo dell’Ape sociale opzione donna – anziché i circa 8 miliardi previsti nelle prime bozze di manovra, che dovevano essere 13 il primo anno (e 20 a regime) se si fossero seguiti alla lettera i programmi elettorali. Terzo: Quota 100 vuol dire 62 anni di età e 38 di contributi e non è, come si pensava nei giorni del voto, una somma componibile a piacimento. Quarto: se si va in pensione con Quota 100 ci sono penalizzazioni, anche piuttosto pesanti. Del resto da che mondo e modo, chi versa meno riscuote in proporzione. Quest’ultimo particolare è sfuggito nei programmi “raccolta voti”.
REDDITO DI CITTADINANZA
Annunciato come la bomba nucleare dei conti pubblici italiani, il sussidio per gli sdraiati sul divano, il grande furto dei lavoratori del Nord in favore dei disoccupati del Sud. Si è rivelato il classico brodino all’italiana, con le clausole scritte in piccolo, in fondo al contratto, come quando si compra una vacanza a rate. Anche in questo caso, partiamo dalle cifre: dovevano essere 11 miliardi di euro, sono scesi a 9 e sono arrivati a poco meno di 5, nei quali rientra anche il miliardo da spendere per rivitalizzare i centri per l’impiego che avrebbero dovuto costituire l’architrave delle politiche attive per il lavoro. Meno soldi può voler dire tante cose: una platea più ristretta, inizialmente era stimata in 6,5 milioni di persone, un assegno più misero rispetto ai 780 euro promessi, criteri più stringenti per accedere al programma. Nel caso del reddito di cittadinanza di Di Maio – che nemmeno è un reddito di cittadinanza, ma un reddito minimo garantito: battaglia persa, ci arrendiamo – vuol dire tutte e tre le cose. Ed è questo, soprattutto, il motivo dei continui rinvii.
Insomma “decretone o decretini”? Dipende dall’interpretazione:
1) il nome non è cambiato coincide con quello scritto nel contratto alla tedesca;
2) nei fatti non cambieranno la vita dei disoccupati;
3) l’economia frena o rallenta in negativo;
4) tutti gli impegni sono stati mantenuti nella forma.
La nuova bandiera verde – giallo sventola, grazie agli amici Bolsonaro e Morales, che con affetto ci hanno riportato lo sfogatoio. Ormai gli sbarchi appartengono alla cronaca.
Noi ne siamo felici, ad accogliere il “terrorista” mancava solo il Capo dello Stato, gli altri capetti c’erano tutti con il codazzo dei loro ministri.
Questa è l’Italia che vogliamo? Finalmente la democrazia sta vincendo? Finalmente si fa giustizia, e si considerano gli italiani?

A.M.I.Co