VENTI DI GUERRA COMMERCIALE: LA UE MINACCIA RITORSIONI CONTRO I DAZI DI TRUMP

Mar 8, 2018 | Dalla Confeuro

Tra gli annunci degli uni e le minacce degli altri, l’Unione europea e gli Stati Uniti stanno affrontando in queste ore un nuova crisi politica, che potrebbe sfociare in una pericolosa guerra commerciale. La Commissione europea ha dichiarato ieri che sta già studiando contromisure contro gli annunciati dazi americani sull’acciaio e l’alluminio; anche se la sottile speranza dell’establishment comunitario è che dopotutto l’Amministrazione Trump possa cambiare idea.
La Commissione è pronta a reagire «in modo rapido, fermo e proporzionato, in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale del Commercio», ha detto il portavoce Alexander Winterstein. Una decisione è attesa settimana prossima. Polemico, provocatorio e tutto rivolto alla politica interna, il presidente Donald Trump ha rilanciato sempre ieri su Twitter: «Quando un paese come gli Stati Uniti perde molti miliardi di dollari in mancato commercio (…) le guerre commerciali sono buone, e facili da vincere».
Commentando successivamente, il vice presidente dell’esecutivo comunitario Jyrki Katainen ha avvertito dei danni di una guerra commerciale fatta di rappresaglie reciproche: «L’ultima volta che abbiamo assistito a un effetto-domino fu nel 1929 e le cose non andarono bene». Tre i filoni che la Commissione sta studiando in queste ore dopo che ieri la Casa Bianca ha preannunciato dazi contro l’acciaio del 25% e contro l’alluminio del 10 per cento.
Il primo filone è quello di contromisure europee. Nel 2017, l’export europeo di acciaio e alluminio verso gli Stati Uniti è stato pari a 6,4 miliardi di euro. Bruxelles sta lavorando a dazi contro merce americana nell’acciaio, nell’agricoltura e in altri campi (tra cui “moto Harley-Davidson, Whiskey Bourbon e Jeans Levis”, ha detto lo stesso presidente della Commissione Jean-Claude Juncker). La produzione americana penalizzata da contromisure europee potrebbe ammontare a 2,8 miliardi di euro.
Sempre secondo la Commissione, la ragione adottata per l’introduzione di dazi da parte americana – ossia la sicurezza nazionale – è «debole». Lo stesso Dipartimento alla Difesa ha fatto notare che la difesa pesa per il 3% nella produzione nazionale. Nel frattempo, ed è il secondo filone, Bruxelles è in contatto con altri partner per valutare reazioni coordinate, notando che le radici del problema sono «in una sovracapacità mondiale influenzata da una produzione non di mercato» (la Cina).
Infine, l’esecutivo comunitario vuole monitorare i flussi di acciaio e di alluminio. Nel caso di un aumento delle importazioni in Europa, la Commissione potrà intervenire con misure di salvaguardia. Secondo la normativa comunitaria, queste misure possono essere adottate se «l’aumento dell’import è forte», provocato da «sviluppi imprevisti», tale da causare «danni seri» all’industria europea, indispensabili per proteggere gli interessi europei.
In cuor suo, l’establishment comunitario spera che l’annuncio americano di giovedì non si concretizzi. Qui a Bruxelles si fa notare che mancano i dettagli dell’intervento americano (l’Europa potrebbe essere risparmiata dai nuovi dazi); che la Casa Bianca è divisa sul daffarsi; che la produzione americana potrebbe non essere sufficiente al fabbisogno nazionale, tanto che aziende locali potrebbero fare pressione per evitare scelte avventate; e infine che il presidente Trump non è nuovo a giravolte.
A seconda delle misure che verranno decise dalla Commissione vi sarà bisogno del benestare dei Paesi membri, che già ora sono tenuti informati passo passo. Spiegava ieri un diplomatico: «Tutti o quasi hanno da perdere da sanzioni americane (…) Nessuno potrà opporsi a contromisure in modo netto». Esponenti di quasi tutti i gruppi parlamentari presenti nella commissione commercio del Parlamento europeo hanno definito «inaccettabili» le annunciate misure americane.

Fonte: Il Sole 24Ore