UNA VERA DEMOCRAZIA

Mar 5, 2018 | Dalla Confeuro

Sotto un cielo plumbeo, pioggia a catinelle, abbiamo aperto gli occhi, ma dal sinistro non vediamo chiaro. C’è ancora foschia, opposta al cielo terso che filtra dalle palpebre di quello destro.
Ci siamo svegliati con una sola certezza, che la campagna elettorale della disinformazione è finalmente alle nostre spalle. Quando la parola passa agli italiani, per certi versi, si intravede anche il sole.
C’è però da precisare, che con il “rosatellum” nessuno avrebbe potuto sfondare e i risultati anche se non definitivi, non ha bisogno dell’Interprete. Le critiche e le valutazioni del poi, per quanto possano essere radicali non devono però mettere in ombra la forza della democrazia e del metodo della rappresentanza politica. Quale che sia il risultato di oggi dobbiamo tenere a mente che stiamo parlando di valori di lungo periodo, gli stessi che ci hanno assicurato negli anni un esteso ciclo di pace, benessere, giustizia sociale, crescita della società civile e che hanno permesso a un Paese come l’Italia, pur di piccole dimensioni, di iscriversi nel ristretto rango delle nazioni che guidano il pianeta. Dobbiamo quindi, prima di ogni considerazione sui numeri e sugli uomini, ringraziare ad alta voce i cittadini italiani che recandosi alle urne hanno tenuta alta proprio la bandiera della Democrazia.
Questo riconoscimento è fondamentale perché la democrazia, per come dovremmo intenderla, è materia viva e ci rifiutiamo di considerarla un fossile.
Dobbiamo riflettere, capire ed essere pronti a passare da una fase ad un’altra, senza traumi, ma con la consapevolezza che la Democrazia è sempre la stella polare di ogni popolo, di ogni terra e che può migliorare con il coinvolgimento di tutti, ricchi e poveri, grandi e piccoli, acculturati e gente semplice. Chiunque vinca e chiunque perda.
Il guaio è che oggi sembra mancarci una classe dirigente — non solo politica — all’altezza del compito, capace di interpretare l’umore della società e fornire delle risposte adeguate. Questo deficit viene dalla somma di tante debolezze: potremmo partire dalle carenze della scuola e proseguire con la mancanza di luoghi di alta formazione, potremmo parlare di una storica tendenza ad ostacolare la partecipazione e ad impedire il dissenso. Non vorremmo concludere che l’ostacolo che abbiamo davanti è rappresentato dal vuoto.
Votare è quindi reinvestire sulla democrazia e non può essere la nostalgia che ci spinge a guardare lontano, ma il desiderio di lasciare qualcosa in cui le nuove generazioni possano riconoscersi. Per mettere realmente in pratica un modo nuovo di valutare le varie forme di democrazia, dobbiamo partire dalle profonde trasformazioni che l’hanno interessata e in qualche maniera depotenziata.
Ciò che realmente ci preoccupa, non sono i cambiamenti ragionati e guidati dalla buona fede di molti di noi che vogliono migliorare il Paese, l’Europa e tutto il pianeta. Per farlo va tenuta alta la bandiera delle menti e al tempo stesso ridurre le distanze con le periferie dello scontento. Lungi da noi la sensazione di essere alla vigilia del terremoto.
Nello stesso tempo l’Italia chiede in silenzio, giustizia giusta, lealtà coerenza, rispetto della regole, legalità e sopra tutto brucia il desiderio di verità. Cominciamo dalla formazione del nuovo Governo, che da un lato deve tenere alti numeri e volontà degli elettori e, non si sacrifichi come spesso accaduto, tutto il gregge per salvare l’agnello. ITALIANI ANCORA GRAZIE!!