5 OTTOBRE 1990 – LETTERA DAL FRONTE

Giu 27, 2018 | Dalla Confeuro

Cari analisti e politologi, cari indovini della Politica,
ritengo doveroso mettere un punto fermo, piantare un palo e non paletti, per rimarcare le siderali distanze della maggioranza quasi assoluta di noi italiani dal linguaggio e modo di agire di un ministro che si dice esecutore del programma del nuovo governo definito del cambiamento.
Sfidare l’ordine dell’esistenza e i 4 codici che regolano la nostra vita – filialità, maternità, paternità, fraternità e cioè i fondamentali della “relazione” con l’altro.
Le parole di un ministro della repubblica, e per giunta con delega agli interni, richiamano momenti bui della storia e sottendono una strategia comunicativa spregiudicata e pericolosa, riprese dai media e sulla stampa con parole allarmanti.
Un dire sguaiato che presta il fianco agli istinti xenofobi e cavalca il consenso attraverso il terrore ed istiga il rifiuto del vivere civile.
Per mitigare questo agire surreale, la lettura del libro di Ignazio Punzi, “I quattro codici della vita umana: filialità, maternità, paternità, fraternità” (ed. San Paolo) è un viatico che rimette in fila, opportunamente i fondamentali, della “relazione” con l’altro.
Se la modernità ha esasperato la riflessione del soggetto in chiave individualistica e intorno a questa ha costruito un modello economico e di sviluppo, la “post modernità” si sta riposizionando nella progressiva scoperta e potenzialità delle relazioni. Una rottura di paradigma che forse sarà meglio apprezzata a distanza di anni. Alcuni aspetti dai contorni ancora poco chiari e con mille contraddizioni stanno venendo alla luce nel campo economico con la sharing economy, l’economia della condivisione, ma questo è solo un aspetto. L’umanità sta vivendo una fase di grandi trasformazioni e opportunità.
L’infosfera e la tecnologia stanno cambiando i paradigmi di molti aspetti della nostra società, dal lavoro al rapporto con l’altro, spesso dandoci una sensazione di smarrimento e precarietà. Siamo forse ad un bivio della nostra storia e sta a noi scegliere: prendere la strada di uno sviluppo delle relazioni nel cammino dei popoli che traguardi e orienti l’“amore” per l’altro come energia fondamentale per l’evoluzione umana, oppure rimanere inchiodati ad un presente divisivo e di paura.
Per questo non è più derogabile riconsiderare se stessi per uscire dal deserto dell’individualismo; gli antidoti sono dono, relazione, ospitalità, ecco le parole chiave che scardinano il pensiero dominante. Punzi sostiene che l’ospitalità è iscritta nella nostra carne: prima di ogni sguardo, prima di ogni nutrimento, abbraccio, sorriso e prima di conoscere il nostro stesso nome, ognuno di noi ha fatto l’esperienza dell’ospitalità nella madre, nasciamo ospitati e dipendenti da altri ci ricorda Punzi.
Dentro questa dipendenza c’è anche il nutrimento, non solo materiale ma anche delle parole: della parola che nutre e crea. Ma la parola è anche fonte di distruzione, inganno, umiliazione. Quello che siamo, nel bene e nel male, lo siamo grazie alle parole e questo è vero per il singolo come per la società.
Un richiamo forte quello di Punzi che invita a riflettere sulla parola e sull’influenza che l’emotività legata all’uso delle parole genera nella società, nella politica, un potenziale aumentato esponenzialmente dalle tecnologie ITC.
Un libro che emoziona, fa riflettere, quello di Ignazio Punzi. Un testo quasi scandaloso se rapportato alla cronaca di questi giorni quando uomini mediocri sembrano esibirsi da modello ad un mondo chiuso e violento.

ROCCO TISO