AGRICOLTURA – RICORDI DEL CUORE

Mar 16, 2018 | Dalla Confeuro

Quando batte forte il cuore, sei stato rapito dall’ansia, la vita presenta il suo lato di spine, le preoccupazioni sono sempre presenti, i problemi non mancano, ma se sei fortunato riaffiorano i ricordi. Apri gli occhi, ti prende un’immagine gradita quella del paese, dove abbiamo vissuto la nostra infanzia. Come una fotografia sfocata dal tempo riemerge e solletica il presente di tiepide emozioni. Le rondini che sfiorano il grano, un sogno, che gelosamente custodiamo nello scrigno della memoria. Si avverte l’odore di pane casereccio, che scalda il cuore d’antichi sapori, bimbi che giocano dinanzi l’uscio di casa sotto l’occhio vigile di mamme e nonne.
Nel tempo dei ricordi e degli aneddoti, non poteva mancare l’agricoltura. Sin dai primi anni del dopoguerra, la Bonomiana per conto della DC, diventa un bacino enorme di voti, raccogliendo e indirizzando i lavoratori delle campagne verso il partito di governo con il preciso intento di scongiurare la diffusione delle teorie socialiste e comuniste.
L’importanza del voto dei contadini, una categoria ancora numerosa nel Secondo Dopoguerra e negli anni Sessanta, era ambito anche dal Partito della sinistra, che nello stesso anno rispondeva con una dura critica alle politiche di Bonomi: “Coltivatore diretto! Difendi la tua mutua dall’assalto degli affaristi Bonomiani – Vota per le liste unitarie di uomini onesti di tutti partiti”.
Tra i tanti nel 1948 il più incisivo della DC recitava: “Coltivatore diretto! Il grano americano, salvandoci dalla fame ci salva dalla violenza, dal caos della rivoluzione comunista – Contro il comunismo vota Democrazia Cristiana”.
Sono passati 70 anni, la Dc è sparita ma il grano americano c’è ancora e c’è anche l’ex bonomiana.
Naturalmente di contadini guai a parlarne per i coltivatori superstiti, resta vivo solo un sussidio comunitario, anche se la Commissione Europea ha presentato uno scenario di proposta di bilancio Ue pluriennale post 2021 con tagli del 30% per le politiche agricole e di coesione. Insomma come dire agli agricoltori, la brexit pagatela voi.
Con il passare degli anni le risorse per la Politica Agricola Comunitaria sono ridotte al 40% del totale rispetto al 75% dei primi anni.
Sull’Appennino di un mondo perduto c’è un paese montano come tanti nella nostra bella Terra, con i suoi boschi lussureggianti, i panorami mozzafiato, i suoi borghi antichi ed i suoi abitanti che si conoscono tutti.
C’è tutto un mondo in questo Paese, una parte del quale – attaccato alle proprie radici e tradizioni -cerca di resistere alla “malastagione” della modernità e della logica del profitto la quale, mascherata da necessario ed utile progresso, vorrebbe fare piazza pulita ricoprendo di asfalto e cemento i borghi abbandonati, ultime vestigia di una comunità che va assottigliandosi, e la natura incontaminata che li circonda e di cui tutti sono parte integrante e complementare.

La campagna elettorale tra vincitori e vinti è finita. La Campagna intesa come natura – ambiente – terreni, vista la posizione miope – “inconcepibile” della Commissione Europea di tagliare le uniche risorse importanti per l’economia delle piccole aziende agricole, facciamo appello al buon senso, affinché eventuali tagli ai fondi europei siano rimodulati facendo in modo che: “se tagli bisogna fare non ricadano sulle piccole e medie aziende, ma piuttosto si eliminino gli aiuti alle “colture di morte come il Tabacco” È comunque ricadano solo sulle macro – imprese condotte da industriali del profitto mascherati da imprenditori agricoli.
Si eviti che gli agricoltori ricadano nel vortice della “Malastagione” perché la campagna è l’equilibrio della vita e non bisogna spingere gli agricoltori ad abbandonare i luoghi che non sono solo quelli della memoria ma, soprattutto, quelli della nostra tradizione culturale, resta un monito a non bruciare le proprie radici. Perché senza le radici, non ci può essere futuro.