AGROALIMENTARE: TRA FALSO E DISINFORMAZIONE (Iniziativa Comune)

Set 24, 2018 | Dalla Confeuro

Come può l’agroalimentare difendersi dalla disinformazione dilagante? Bufale, notizie false e tendenziose, vere e proprie mistificazioni, messaggi propagandistici stanno diventando le principali insidie alla corretta informazione dei cittadini, su ogni genere di argomento (oltre a costituire una minaccia all’effettivo esercizio della democrazia). Difendersi è possibile solo coltivando fin da giovani spirito critico e onestà intellettuale, capacità di verifica, fiducia nel metodo scientifico.
Le stesse imprese, incluse quelle ortofrutticole, possono cadere vittime di allarmismi ingiustificati o di sottovalutazione di rischi potenziali a causa di un’informazione scorretta. Non si tratta soltanto di spiacevoli disguidi o equivoci: in gioco possono finire interi fatturati.
Il mondo di Internet si sta dividendo tra coloro che intendono rimanere fedeli allo spirito originario della Rete (condividere conoscenze ed esperienze in un’ottica di crescita democratica e culturale) e coloro che hanno trovato nel web l’occasione di estremizzare idee preconcette e settarie, posizioni pseudo- o anti-scientifiche, nuove mode infondate o nuovi oggetti di odio e disprezzo, trovando e coalizzando adepti un tempo difficilmente raggiungibili in altro modo.
Il settore ortofrutticolo, anche se per larga parte può definirsi un’isola felice, visto che induce una percezione ampiamente positiva presso la pubblica opinione, non è però esente da rischi: i preconcetti riguardanti gli agrofarmaci, ad esempio, stanno drammaticamente privando le imprese agricole dei “medicinali” minimi indispensabili per garantire le produzioni (è come se le persone smettessero improvvisamente di assumere qualsiasi farmaco per una paura irrazionale nei confronti della chimica!); per non parlare dei casi di contaminazione alimentare (un rischio sempre presente e che va gestito con la massima trasparenza sin dalla sua prima insorgenza) spesso amplificati sui media prima ancora che se ne conosca l’effettiva causa.
L’assenza di metodi di controllo sulla pubblicazione di valutazioni riguardanti singoli prodotti o imprese ha da parte sua snaturato uno strumento che era nato in un’ottica di servizio (cosa ne pensano i consumatori come te che, prima di te, hanno provato quella data cosa/servizio). Su quest’ultima problematica, la tecnologia blockchain può fornire risposte; è il caso proprio del dispositivo TboxChain (in fase di brevetto) che consente a un utente di inserire una valutazione solo se si è prima fisicamente interfacciato con un dispositivo presente presso il luogo oggetto di valutazione (ciò al fine di evitare che vengano inseriti commenti/recensioni fasulle anche da soggetti che non hanno mai visitato quel dato luogo).
Condividere dunque con trasparenza il proprio lavoro, la storia dei singoli prodotti, gli standard di sicurezza e di tracciabilità, sia su Internet sia aprendo fisicamente le porte al pubblico, è l’unica via per costruirsi una reputazione che possa valere anche (e soprattutto) in senso preventivo. Si tende infatti a fidarsi maggiormente di quello che già si conosce invece che di imprese ignote e/o anonime.
Un contributo importante lo dà anche l’osservatorio alimentare, una piattaforma digitale dedicata al settore agroalimentare italiano. Un punto di incontro per tutta la filiera, dal campo alla tavola, perché oggi è possibile crescere, evolvere e migliorare solo attuando politiche di collaborazione. Osservatorio Alimentare è un luogo di dibattito che privilegia sempre l’approccio scientifico, e senza cedere ai facili sensazionalismi, pur mirando a tradurre in un linguaggio semplice e fruibile per i consumatori info tecniche. ma soprattutto è uno spazio di approfondimento a disposizione di cittadini e giornalisti su ciò che più ci riguarda da vicino: quello che mangiamo. Il cibo, infatti, è sempre più centrale nella nostra vita quotidiana. Basti pensare che, come si apprende da un’analisi del Censis conosce, parla e si appassiona di cibo il 90,9% degli italiani e il 93% dei giovani, addirittura il 53,5% di questi si definisce un appassionato.
Da un’altra analisi emerge che sempre di più i consumatori chiedono informazione di qualità sul settore: in particolare, l’85,7% degli italiani e l’87,4% dei Millennials si informano prima di acquistare un alimento. Di questi, il 57% della popolazione (di cui il 74,2% è costituita da millennials) lo fa tramite siti web e il 35,2% (di cui il 39,9% millennials) attraverso i motori di ricerca. E’ evidente allora che una riflessione profonda sul «come» si parla dell’industria e della filiera agroalimentare italiana debba partire proprio dal canale più utilizzato oggi, soprattutto dai giovani: il web. Anche perché, come già sottolineato, le fake news hanno un impatto devastante per le imprese a livello micro e macroenomico.