ROMANZO ALIENO

Set 24, 2018 | Dalla Confeuro

Vorremmo un segnale, anche un barlume di luce, che non siamo i soli a preoccuparci, ma da diverso tempo si parla di “ritorno alla terra” ed è solo il semplice pensiero che la terra è terra, chi amplifica il ritornello riscuote enorme successo.
Infatti, la figura del giovane agricoltore rappresenta la fuga dal degrado culturale, una sorta di iniezione di speranza e i più ottimisti parlano di futuro roseo, di ripresa ed ancora di salvataggio del pianeta. Si lasci passare il termine, il sospetto che nemmeno si conosca il problema è forte ma probabilmente, il motivo principale sta nel fatto che, a differenza di qualche decennio fa, il voto delle campagne non sposta più il risultato complessivo, ormai gli agricoltori e con loro gli addetti sono sempre più invisibili, una sorta di esseri deformi, più affini a “ET – telefono casa”.
In un contesto sociale di arrivismo spietato, di sgomitatori seriali, di imbucati e imbucatori, di partitismo che annienta la meritocrazia, di sovrastrutture finanziarie che giocano con l’economia reale e di perdita di valori, ragionare sul ritorno alla terra dei giovani significa fare delle scelte, parlare di governo del territorio, ambiente, alimentazione e quale salute vogliamo per le generazioni future.
Nell’immaginario collettivo, la figura del giovane agricoltore rappresenta la fuga dal degrado, dalla omologazione culturale, una sorta di eremitismo depurativo.
Chi conosce la vanga, poi il trattore, oggi i droni, dev’essere coinvolto, deve chiarire, far capire le motivazioni che hanno spinto i giovani a tornare alla terra oppure, a dare le carte è ancora il miraggio dei finanziamenti per il “per il primo ingresso in agricoltura “??
Questo specchietto per le allodole ha fatto si che molti giovani decidessero di intraprendere la strada dell’agricoltura ritrovandosi poi nei guai, o quanto meno lasciando perdere tutto, per mancanza di competenze specifiche e di voglia di lavorare.
A parte poche fortunate realtà, chi ha beneficiato veramente di questi finanziamenti sono stati gli studi di disbrigo pratiche (pseudoagronomi & Co.).
Ma, a parte quelli che hanno deciso di aprire “aziende” agricole, c’è davvero un buon numero di giovani che si sono riconvertiti ad uno stile di vita più o meno agreste per motivi che non siano legati a fattori meramente economici, spesso organizzandosi in comunità anche caratterizzate da una certa autosufficienza.
Il successo di molte di queste realtà, a fronte dei molteplici insuccessi di coloro che dell’agricoltura volevano fare un business, sta nel cambiamento di prospettiva.
Anche la stampa agricola, quando parla di agricoltura sostenibile, spesso “farfuglia”, con il rischio di far passare un “concetto alieno” che cozza con le convinzioni e con il cuore pulsante di ogni attività agricola; la stessa Cooperazione viene presentata solo come un accordo fra più produttori ai danni di altre categorie (i consumatori o i produttori di altri comprensori).
L’agricoltura convenzionale del dopoguerra, è un sistema totalmente privo di senso costruito, piuttosto sembra calzi a pennello, per un numero ristretto di lobbies di speculatori di mercato legati all’industria bellica e petrolchimica per il proprio tornaconto personale …ed i devastanti effetti sulla salute del pianeta, su quella individuale e su quella del tessuto sociale sono sotto gli occhi di tutti.
Interi ecosistemi distrutti, risorse vitali e produttive dei terreni agricoli al lumicino, masse di disoccupati (che spesso diventano – manovalanza – per la delinquenza) che non stanno certo meglio di quando si usavano le proprie mani ed il proprio tempo in campagna.
Lo sanno bene i colletti verdi che da anni succhiano linfa dall’agricoltura mentre muoiono 60 aziende al giorno e dall’alto: “me ne po’ frega’ de meno”!!
Intanto la crisi, impietosamente trascina dalla frutticoltura, che vede sparire agrumeti in zone vocate come la Sicilia, alla cerealicoltura, ostaggio di mercati che quotano il grano tenero a 14 centesimi al kg. Storie di GDO che strozza produttori e di sciacallaggio da parte dell’industria agroalimentare che, per pochi spiccioli, preferisce importare prodotti dall’estero invece che valorizzare i nostri e poi storie di fondi europei che, mentre dovrebbero garantire stabilità e opportunità di sviluppo alle aziende, alimentano apparati ed enti a volte ridotti a veri e propri carrozzoni. Infine anche sulla stampa specializzata i docenti universitari: “Diciamoci la verità, l’agricoltura arranca e va rinnovata a fondo”. L’unico settore in crescita è l’export dell’agroalimentare, ma quello delle materie prime è in caduta costante.
Una crisi atavica della quale si fa finta di non capire, raramente la stampa riporta trafiletti brevi, a fronte di titoloni che annunciano il ritorno alla terra di giovani laureati, con tanto di foto col sorriso, che lasciano la caotica quotidianità per dedicarsi alla coltivazione dell’orto di famiglia.
Si parla tanto di immigrazione ma nessuna delle parti ha il coraggio di dire che il “Made in Italy agricolo” si basa sulla manodopera fornita da immigrati. C’è solo la prosopopea sulle eccellenze Italiane e si sorvola sul fatto che per difenderle serve svincolare l’agricoltura dallo strapotere delle multinazionali, che controllano dal seme alla vendita, ai marchi più conosciuti. Poi ci sono cambiamenti climatici che dovrebbero essere tema dominante ma non si va oltre lo stop alle auto e le energie “rinnovabili”.
Insomma, l’agricoltura vale molto di più del numero dei voti che porta ma anche la politica è molto di più di quella che abbiamo lasciato in mano a pochi.
Si racconta del ritrovamento di un messaggio alieno di razza Alfa, di ritorno verso il pianeta Serpo. «Sono stato mandato dai miei superiori in avanscoperta sul pianeta Terra. Destinazione: Italia. Da anni luce ci occupiamo di contattare forme di vita intelligenti nell’universo, ma siete risultati ultimi nella lista “pianeti conquistabili”».
Poi, l’alieno (Agea)
«Giovani, è possibile presentare entro il 30 settembre la domanda per richiedere il premio per “giovane agricoltore”. Tenete in mente che in Italia il decreto relativo ai nuovi contributi per i giovani è stato pubblicato dopo la scadenza della domanda unica e pertanto è stato individuato un percorso per consentire ai giovani di accedere ai contributi – PAC – che riguarda l’aumento dal 25 al 50% della percentuale da utilizzare per il calcolo dei pagamenti ai giovani per un massimo di 90 ettari e l’allungamento delle erogazioni anche dopo i cinque anni dal primo insediamento, ma non dalla prima domanda di pagamento. Possono accedere a tale percorso, in presenza di una domanda valida, coloro che hanno cessato di ricevere il pagamento in ragione della formulazione originaria della norma e che potranno ricominciare a percepirlo per un periodo massimo di cinque anni a decorrere dalla prima presentazione della domanda di pagamento per i giovani agricoltori. Gli Organismi pagatori delle regioni per rendere operativo il provvedimento devono adottare un loro ulteriore atto deliberativo».
Poi l’alieno conclude : «Come ultima cosa voglio citarvi Einstein, uno dei pochi degni d’esser ricordato come appartenente alla razza umana: “ solo due cose sono infinite, l’universo e la stupidità umana, e non sono sicuro della prima”».
Ciò che era un dubbio ora è certezza.