E’ decisamente questa la situazione dei giovani europei e in particolar modo italiani. Oggi giorno infatti, nel Bel Paese se non sai correre dietro una palla è davvero difficile cavarsela. Le ultime stime, le peggiori da che ne esistono, indicano la disoccupazione giovanile al 36,2% e al Sud la percentuale si alza ancora con picchi di oltre il 40%.
Una riflessione che è giusto fare, e che purtroppo non sembra tanto diffusa tra i media, è la seguente: ma tra coloro che sono occupati, al netto della moltitudine di contratti precari, flessibili e atipici, quanti sono quelli che hanno delle effettive prospettive? Purtroppo la sensazione è che, aggiungendo questo triste calcolo al catastrofico di prima, il futuro delle nuove generazioni sia davvero nero.
Per provare a sfatare quella strana modalità storica italiana secondo la quale è possibile individuare le colpe ma non i colpevoli, sarà forse il caso di precisare ancora una volta che per distruggere tanti anni di boom economico è servito mezzo secolo di lassismo e noncuranza, nonché di nomi e cognomi. Si potrebbe anche mettere una pietra sul passato per guardare avanti, ma se a guardare avanti per molti giovani significa affidarsi alle stesse persone che ancora prima che nascessero gli avevano regalato un fardello pieno di debiti e di strade sbarrate, è difficile diano lil loro assenso.
Esiste la necessità oggettiva di ridare fiducia alle nuove generazioni e per farlo non si può che discutere con loro di come costruire alternative, lavoro e opportunità. E’ infatti inutile tentare di inserire i giovani negli spazi liberi di un sistema ormai divenuto un colabrodo, è il modello in sé, che così pensato, non prevede questa opzione. E’ troppo legato agli interessi di pochi per avere spazio per inserire anche il merito e il diritto a godere del mondo che verrà.