Mentre il paese soffre gli effetti della crisi economica, il lavoro scarseggia e le piazze si riempiono di manifestazioni di protesta, tra i palazzi volano bustarelle e registri dai conti sospetti. E’ questa la fotografia dell’Italia scattata da Eurobarometer e resa nota da Libera. Secondo i dati forniti dall’organizzazione, da sempre attiva nella lotta alla criminalità, ben 4 milioni di italiani, il 12% della popolazione, hanno ricevuto la richiesta di una tangente.
Se qualcuno crede che questo fenomeno riguardi solo una parte ristretta dei cittadini, comunque superiore a quella della media europea (8%), sbaglia. Infatti questa “tassa nera” costa al paese circa 10 miliardi di euro di Pil, 170 euro annuii di reddito pro-capite.
Nella galassia dell’illegalità spicca la corruzione ambientale, un fenomeno che ha portato a 78 inchieste della magistratura e a 1.109 arresti in nemmeno 2 anni. In questo particolare ramo, e a dispetto delle credenze popolari spesso fomentate dai media, sono le regioni del nord a detenere il triste primato. E’ la Lombardia a capeggiare la “lista nera” con 15 inchieste.
Non è per essere maligni, ma solo realisti, che diviene lecito porre la seguente domanda: questi numeri sono forse collegati alle difficoltà del parlamento ad approvare la legge anticorruzione? Fosse così sarebbe davvero grave, non lo fosse sarebbe l’ennesima dimostrazione dell’enorme distanza che separa la politica dai cittadini e dell’incapacità della prima di svolgere il proprio ruolo nell’interesse della collettività.
Ma siamo in Italia e nulla fa più scalpore. C’è una cosa infatti che accomuna tutti i cittadini meno che i politici, ed è la teoria “del meno peggio”. A beneficio, qualora ce ne fossero, di politici tra i nostri lettori, proveremo a spiegare sinteticamente in cosa consiste. Chi non fa parte di questa particolare categoria ed è un normale cittadino può fermare qui la sua lettura perché sa perfettamente di cosa stiamo parlando, chi invece occupa un posto fisso nella rappresentanza politica è invitato a esaminare le implicazioni che nascono da questa scuola di pensiero che ha ormai conquistato strade e abitazioni di ogni città italiana.
La teoria “del meno peggio” si basa sull’assoluta convinzione della stragrande maggioranza dei cittadini che non esista nessuno che rappresenti onestamente e fedelmente il proprio pensiero, ed è per questo che quando la democrazia chiede di espletare alcune delle sue formalità, tra le quali quella di andare a votare, la teoria “del meno peggio” diviene essenziale per poter dire a se stessi di vivere in un paese democratico. E’ proprio la necessità di dover comunque scegliere che permette alla politica italiana di sopravvivere all’interno di un sistema completamente anomalo e basato su una competizione al ribasso. Se le alternative sono poche, e dello stesso livello, tutti rimarranno a galla. Mentre se le alternative sono tante, e di livelli diversi, qualcuno affonderà.
Per quanto questo sistema sembri “perfetto” però, ed è qui che chiediamo ai politici che per caso si fossero dispersi nella lettura di questo articolo di riflettere, esistono delle controindicazioni. Se il livello è troppo basso il paese affonda e l’esasperazione aumenta, e in quel caso quel che era vergognoso prima, ma comunque digeribile a fronte di una vita tranquilla, ora non lo è più. La teoria “del meno peggio” permette alla democrazia di potersi definire tale, ma ha comunque un limite, quello della decenza che i cittadini impongono a se stessi. Ora è difficile dire se la politica italiana abbia già valicato quella linea, ma di sicuro se non lo ha già fatto ci è vicinissima.