Il rinnovo della rete idrica italiana, vecchia e trascurata, è una delle priorità che il Governo dovrebbe mettere nero su bianco in vista dell’utilizzo risorse del Recovery Fund – dichiara Andrea Michele Tiso, presidente nazionale Confeuro. All’indomani della Giornata Mondiale dell’Acqua, che ha richiamato l’attenzione sulla crisi idrica globale, è opportuno mettere sotto la lente i gravi ritardi accumulati nella gestione di questa preziosa risorsa dal nostro Paese.
È stato calcolato che il valore dell’acqua ammonta al 17,5% del Pil italiano. Una percentuale che in termini assoluti corrisponde all’intero Pil di un Paese come il Sudafrica – continua Tiso. Questa ricchezza, tuttavia, va in gran parte persa a causa dei mancati investimenti: circa il 60% della rete idrica nazionale ha più di 30 anni, mentre il 25% ha più di 50 anni. Non solo: il 47,6% dell’acqua prelevata per uso potabile viene dispersa, per lo più durante il suo percorso attraverso i vecchi acquedotti che causano il 42% delle perdite totali. Per comprendere meglio il ritardo italiano, basti pensare che in Europa la perdita media di acqua si ferma al 23%.
Nonostante il quadro poco incoraggiante, l’Italia è agli ultimi posti nella classifica europea per investimenti nel settore idrico, davanti solo a Romania e Malta. Dopo anni di inazione, il nostro Paese ha finalmente l’occasione di riscattarsi anche grazie a un efficace utilizzo delle risorse europee in arrivo, facendo sì che un bene pubblico e indispensabile come l’acqua sia tutelato e valorizzato nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.