Con lo scoppio della crisi economica del 2008 si è iniziati a ragionare su cosa non avesse funzionato; e in molti, a ragione, hanno sostenuto che le colpe fossero di un’economia finanziaria più virtuale che reale e di metodi di gestione economica decisamente poco trasparenti.

Purtroppo dopo queste elaborazioni non si è scelto di percorrere percorsi realmente diversi e piano piano si è consapevolmente scelto di tornare ai modelli scriteriati di prima. Eppure la vera alternativa c’è, ed è sotto gli occhi di tutti: si chiama agricoltura.

Il settore primario, infatti, non contiene solo una serie di modelli eco-sostenibili, ma è anche lo strumento attraverso il quale recuperare quei valori sociali che si sono persi con la globalizzazione, e che, se ripresi, sono in grado di ridare un volto umano alla società. Da processi come la tutela del territorio, la ricerca di un’alimentazione sana e genuina e il rispetto delle biodiversità si possono infatti innescare processi dalla doppia valenza, sia di utilità economica, sia funzionali a costruire dei modelli sostenibili. E’ questo il vero valore aggiunto dell’agricoltura; ed è questo che è essenziale venga compreso dalle istituzioni nazionali ed europee.