DIRITTI UMANI … il seme avariato non cresce … (A.M.I.CO)

Apr 5, 2019 | Dalla Confeuro

Parigi, 10 dicembre 1948, art. 30: “Nessuna disposizione della presente Dichiarazione può essere interpretata nel senso di implicare che uno Stato, un gruppo o una persona abbiano il diritto di esercitare un’attività o compiere degli atti miranti alla distruzione dei diritti e delle libertà in essa enunciati”.

Art. 1 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza”.

Uomini non si nasce, ma si diventa! Nascere significa semplicemente ricevere la natura umana, ma essa va completata con un’educazione appropriata, che non esalta un determinato modello di vita ma incoraggia alla riflessione, all’altruismo e al rispetto per il prossimo.

Nella scala dei valori, oro, diamanti e denaro, cedono il posto al sapere e alla conoscenza, mentre non vale nulla il benessere materiale, che si ottiene con “nefandezze e menzogne”.

La cultura e l’approfondimento, fugano il dubbio del diritto e del dovere. Gli esperti sostengono che giuridicamente c’è simmetria tra diritto e dovere: “il diritto di uno corrisponde al dovere – in termini giuridici: obbligo, obbligazione – reciproco di un altro o di tutti gli altri. Lo stesso vale al contrario: al dovere di uno corrisponde il diritto di un altro o di tutti gli altri”.

Sembrerebbe, perciò, perfettamente indifferente iniziare dal diritto o dal dovere: il risultato sarebbe lo stesso. Potrebbe sembrare, ma nella realtà il diritto soggettivo ha come sfondo l’individuo, il suo ego.

In breve, nella rete dei doveri e spazi per i diritti, si aprono se e quando sono consentiti. Ciò che non è vietato è permesso, nel primo caso; ciò che non è permesso è vietato, nel secondo. In vero le proclamazioni dei diritti, appartengono al mondo dell’ideale, al mondo di ciò che dovrebbe essere, di ciò che è bene che sia. Ma, guardandoci attorno, vediamo macchiate di sangue le nostre strade, mucchi di cadaveri abbandonati, intere popolazioni cacciate dalle loro case, lacere e affamate, bambini macilenti con le occhiaie fuori della testa che non hanno mai sorriso, e non riescono a sorridere prima della morte precoce. Se ne desume che, il tutto è come una grande invenzione della nostra civiltà, segnata da “i diritti dell’uomo”. Ma, rispetto alle invenzioni tecniche, sono una invenzione che rimane più annunciata che eseguita. La nuove regole di vita mondiale dei diritti dell’uomo risplendono soltanto nelle solenni dichiarazioni internazionali e nei congressi mondiali che li celebrano e dottamente li commentano, ma a queste solenni celebrazioni, a questi dotti commenti corrisponde in realtà la loro sistematica violazione in quasi tutti i paesi del mondo, nei rapporti tra potenti e deboli, tra ricchi e poveri, tra chi sa e chi non sa.

Solo crescendo l’uomo acquisisce “La reputazione”, che significa «essere riconosciuti tali dagli altri». Il che produce un effetto paradossale: non c’è proporzione tra il valore psicologico e sociale che attribuiamo alla reputazione e la sua esistenza puramente simbolica.

Un ruolo vincente spetta alla pubblica opinione. Quanto più una pubblica opinione si apre ed espone a flussi di informazione esogeni, che riceve dal potere politico o da strumenti di informazione di massa, tanto più l’opinare dei pubblici rischia di diventare «etero-diretto».

L’avvento della televisione ha stravolto tutto, in quanto il vedere ha soppiantato il discorrere. La Tv, è dirompente perché scavalca i cosiddetti leader intermedi di opinione, e perché spazza via la molteplicità di «autorità cognitive» che variamente stabiliscono, per ciascuno di noi, a chi credere, chi sia fededegno e chi no. Con la televisione l’autorità è nella visione stessa, è l’autorità dell’immagine. “Non importa – sostiene G. Sartori – che le immagini possano ingannare ancor più delle parole. Il punto resta che l’occhio crede in quel che vede; e quindi che l’autorità cognitiva più creduta diventa la cosa vista. Ciò che si vede appare «reale», il che implica che appare vero”.

Resta la delusione che i suggeritori sono in maggioranza falsi, fino al punto da pretendere che camminare sull’acqua è un diritto e che, a non farlo, si trasgredisce al dovere.

A.M.I.CO
(La Segreteria)