DIZIONARIO ALIMENTARE: P COME PECORINO ROMANO

Mag 18, 2017 | Dalla Confeuro

Il Pecorino Romano è un formaggio italiano a Denominazione di origine protetta, la cui zona di origine comprende il Lazio, la Sardegna e la provincia di Grosseto. Tutti i processi di lavorazione, dall’allevamento del bestiame alla stagionatura del formaggio, devono avvenire entro questa zona. Anche i fermenti lattici (scotta-innesto) e gli agnelli che forniscono il caglio devono essere autoctoni.
Le prime testimonianze del Pecorino Romano risalgono all’Impero Romano. Originario dell’Agro Romano è descritto dettagliatamente nelle opere di molti autori dell’Antica Roma come Plinio il vecchio, Marco Terenzio Varrone, Lucio Giunio Moderato Columella e Publio Virgilio Marone; proprio nel trattato De re rustica dello scrittore di agricoltura Columella è riscontrabile una minuziosa descrizione delle tecniche di lavorazione del latte ovino:
La capacità di lunga conservazione e l’alto valore nutritivo ne faceva un alimento base dell’approvvigionamento dell’esercito romano. Virgilio infatti ci tramanda che fu stabilita una razione giornaliera di un’oncia (27 grammi) da distribuire a ciascun legionario ad integrazione della zuppa di farro e del pane.
Ai giorni nostri, sebbene la storia e il nome lo leghino al territorio laziale, la produzione del Pecorino Romano avviene prevalentemente in Sardegna, terra di antichissima tradizione agro-pastorale: tale lavorazione venne introdotta dopo il 1884, anno in cui il sindaco di Roma introdusse il divieto di salagione del formaggio all’interno della città. Questo fatto costrinse molti casari romani a spostare la produzione nell’isola, favorendo così l’introduzione di nuove tecnologie e accrescendo notevolmente la produzione e la conseguente esportazione di questa varietà di formaggio nel mercato nordamericano; proprio l’abitato di Macomer, in virtù dell’ubicazione geografica e delle caratteristiche dei prati e degli ovini, divenne luogo d’interesse per alcuni operosi imprenditori della penisola i quali commutarono le lavorazioni rustiche locali dal tradizionale Fiore Sardo al Romano attraverso l’edificazione di nuovi e moderni caseifici, contribuendo così enormemente all’evoluzione economica e demografica del Marghine.
A seguito della Conferenza di Stresa del 1951 (indetta da alcuni stati europei per far fronte alla questione delle contraffazioni e delle imitazioni dei prodotti alimentari tradizionali) e con l’attribuzione nel 1955 delle prime denominazioni di origine controllata (DOC) nel settore caseario, venne formalmente acconsentita la fabbricazione del pecorino in Sardegna. Per converso la produzione laziale, che sino agli anni ’50 contava su una quarantina di piccole e medie imprese, subì un costante ridimensionamento dovuto in parte all’eccellente concorrenza dei produttori isolani ma soprattutto allo spopolamento dei centri rurali e alla drastica diminuzione del numero degli addetti in agricoltura a vantaggio di altri settori in crescita nell’Urbe come il pubblico impiego, l’edilizia e il commercio. Oggi esistono solo due di quelle imprese laziali,
Il Pecorino Romano è un formaggio a pasta dura e cotta, prodotto esclusivamente con latte fresco intero di pecora. Questo può essere lavorato direttamente crudo oppure sottoposto a termizzazione ad una temperatura massima di 68 °C per non più di 15’’, ed eventualmente inoculato con fermenti lattici naturali (scotta innesto) costituiti da un’associazione di batteri lattici termofili. La coagulazione del latte si ottiene ad una temperatura compresa fra i 38°/40 °C con l’impiego di caglio in pasta d’agnello. Avvenuto l’indurimento della cagliata, si procede alla sua rottura in coaguli della dimensione di un chicco di riso e alla cottura a temperatura non superiore ai 48 °C.
La salatura può essere fatta a secco (tecnica più antica) o in salamoia, e la stagionatura si protrae per almeno 5 mesi per il formaggio da tavola e almeno 8 per quello da grattugia.
Le forme sono cilindriche a facce piane, con un’altezza dello scalzo compresa fra i 25 e i 40 cm e il diametro del piatto fra i 25 e i 35 cm. Il peso delle forme può variare tra i 20 e i 35 kg e riportano impresso su tutto lo scalzo il marchio all’origine (la testa stilizzata di una pecora) con la dicitura Pecorino Romano nonché, in apposito riquadro, la sigla della provincia di provenienza, il codice del caseificio in cui è stato prodotto ed il mese e l’anno di produzione. In tale riquadro può essere aggiunta l’indicazione “Lazio” o “Sardegna” o “Grosseto” a condizione che l’intero ciclo produttivo si compia nel territorio geografico indicato.